Il 1° gennaio è entrata in vigore la nuova direttiva europea sulle crisi bancarie. Prevede una serie di strumenti che hanno l’obiettivo di prevenire e gestire eventuali crisi in modo da ridurne l’impatto. Non ci saranno più salvataggi con fondi pubblici, ma “risoluzioni”.
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Le prossime elezioni politiche in Grecia sono un passaggio delicato per tutta l’Unione. Si aprono scenari diversi, che potrebbero condurre a una nuova politica economica per l’euro, con l’interpretazione meno restrittiva dei vincoli di bilancio. Oppure al rinnovarsi dei rischi di crisi finanziaria.
Gli immigrati sono una delle componenti più vulnerabili della forza lavoro: la crisi economica li ha colpiti più duramente rispetto agli italiani. Ancora più gravi sono state le conseguenze per gli stranieri irregolari. Sale la percezione di precarietà.
Non è vero che il quantitative easing è destinato a fallire in un sistema finanziario dominato dalle banche, come quello della zona euro. È una strada da percorrere, anche se da solo non basta. E il suo obiettivo non è abbassare lo spread, ma contribuire al sostegno della domanda aggregata.
Più di sei anni di crisi pesano drammaticamente sul sistema delle Pmi italiane, con conseguenze molto negative su redditività e mortalità delle aziende. Eppure, le stesse condizioni hanno paradossalmente rafforzato le condizioni finanziarie di quelle sopravvissute. Il primo Rapporto Cerved Pmi.
Confronto tra Hans-Werner Sinn e Massimo Bordignon
La situazione dell’euro area e con essa dell’Unione Europea continua a destare forti preoccupazioni, con disoccupazione in crescita e forti rischi di deflazione. Ancora più preoccupanti sono i conflitti tra i paesi membri su come uscire dalla crisi, tra chi sostiene la necessità di mantenere le politiche di rigore e chi ritiene invece indispensabile utilizzare politiche fiscali e monetarie più espansive. Le recenti scelte di Francia e Italia sulle proprie politiche di bilancio, in conflitto con le norme europee, come le difficoltà della Banca centrale europea a perseguire le proprie politiche, sono una chiara evidenza della situazione di stallo in cui si dibatte l’area. Di questi temi si è discusso al convegno di settembre de lavoce.info, dove Hans-Werner Sinn ha presentato il suo recente libro “The Euro Trap”(Oxford University Press, 2014) in un dibattito coordinato da Massimo Bordignon e in cui è intervenuto Francesco Giavazzi. Pubblichiamo un carteggio (in inglese) tra Massimo Bordignon e Hans-Werner Sinn sulle tesi principali del libro e sulle possibili soluzioni o non soluzioni della crisi dell’euro.
Nel libro “House of Debt”, gli economisti Mian e Sufi offrono un’interpretazione della crisi che non si concentra sul settore bancario, ma sulla riduzione della ricchezza delle famiglie seguita allo scoppio della bolla immobiliare. Con interessanti implicazioni di politica economica.
Quanto influiscono le variazioni del livello di incertezza sull’andamento della crescita economica? Circa un terzo dell’aumento del tasso di disoccupazione Usa negli anni della crisi potrebbe essere imputabile alla maggiore incertezza registrata nel periodo. Una lezione per l’Italia.
Il processo di liberalizzazione nel mercato dei prodotti indotto dall’euro e dal Mercato unico europeo si è inceppato in molti paesi non appena acquisito l’ingresso nella moneta unica. A farlo riavviare è stata la crisi, perché nei tempi bui aumenta il costo del non far niente.
Una quota consistente delle importazioni europee di gas naturale russo transita per l’Ucraina e l’inasprirsi delle tensioni tra Kiev e Mosca fa temere la sospensione delle forniture. Tuttavia la possibilità che l’Europa si trovi senza gas è molto lontana.