I dazi Usa contro la Cina hanno danneggiato soprattutto i consumatori americani, mentre aumentano commercio internazionale ed esportazioni di altri paesi. Sono effetti da valutare con attenzione prima di avviare nuove crociate.
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Il Wto rappresenta il più importante foro negoziale per le relazioni commerciali multilaterali a livello internazionale. Da alcuni anni però il suo ruolo viene messo in discussione. E anche l’elezione del nuovo direttore diventa così un banco di prova.
Dopo la firma del Memorandum of Understanding in primavera, ora l’Italia è ospite d’onore all’esposizione di Shanghai. Ma tutto ciò non ha comportato un aumento delle nostre esportazioni verso Pechino, limitate nel 2019 al solo settore alimentare.
Tra pochi giorni entreranno in vigore i dazi compensativi degli Stati Uniti sull’importazione di prodotti europei. Non è la soluzione ideale. Però dimostra che il sistema di regole multilaterali per la correttezza del commercio internazionale funziona.
Finora i costi della guerra commerciale tra Usa e Cina sono stati pagati dalle famiglie e imprese statunitensi. Perché allora Trump persevera? Perché trae conclusioni sbagliate dai dati, ma anche per calcolo elettorale. Intanto, però, le borse calano.
L’accesso limitato al mercato interno garantito dalla Cina era probabilmente giustificato nel 2001 quando Pechino ha aderito al Wto. Ora, però, la situazione è completamente cambiata. E per l’amministrazione Trump le alternative ai dazi erano ben poche.
Donald Trump minaccia di alzare notevolmente i dazi sulle importazioni negli Usa di auto tedesche. Lo fa forse per imporre alla UE la firma al Ttip. Ma se le tariffe entrassero davvero in vigore le conseguenze sarebbero enormi per tutti, Italia compresa.