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Il Punto

Quanto scendono i costi della politica a seguito della riforma costituzionale oggetto del referendum del 4 dicembre? In un articolo precedente abbiamo stimato un totale di 161 milioni. In quello che pubblichiamo oggi il calcolo salirebbe fino a circa 500 milioni. Una bella differenza, su cui continueremo a discutere.
Con la riforma i consiglieri regionali e i sindaci avranno il Senato tutto per loro ma vedranno insieme sancito il processo di ri-centralizzazione già in atto. Alle regioni finanziariamente virtuose, però, lo stato potrà dare più autonomia rispetto alle altre. Sfuggono a questo principio (almeno temporaneamente) le regioni a statuto speciale e le province di Trento e Bolzano. Lì la riforma si applicherà solo dopo la modifica dei loro statuti, “d’intesa” con lo stato. Di fatto è un potere di veto sulle materie di loro competenza. Ingiustificato.
Cosa farà dei conti pubblici Donald Trump? Pare che “per rendere l’America di nuovo grande” il futuro presidente ricorra al taglio delle tasse, anche se non sono certo esclusi aumenti di spesa. In ogni caso, l’espansione sarà finanziata a debito nella speranza – tutta da dimostrare – che ciò rinvigorisca la crescita di lungo periodo. Il possibile mutamento di rotta dell’amministrazione Trump sull’ambiente ha trasformato la conferenza di Marrakech – in teoria un nuovo passo verso la riduzione delle emissioni di CO2 – in uno sterile esercizio. A una settimana dalla conclusione nessuno ricorda più nulla dei suoi risultati.
È legge il decreto fiscale che dovrebbe rafforzare la lotta all’evasione. Per ora, malgrado i 14,9 miliardi di riscossione record vantati dal premier, ci sono segni di indebolimento dell’attività, sia dal lato dei controlli che di quello degli incassi. A meno che non si classifichino come un successo i ritardati versamenti indotti dalla crisi.
È insufficiente a una vera trasparenza la tracciabilità dei pagamenti nei subappalti. Per ripulire il sottobosco in cui vegetano corruzione ed evasione occorre che la fattura elettronica sia imposta anche per i rapporti fra privati che riguardano le opere pubbliche. A cominciare dalla ricostruzione post-terremoto.

Tommaso Nannicini, sottosegretario alla Presidenza del consiglio, e Stefano Gagliarducci, consigliere economico del Presidente del consiglio, entrambi nel Comitato strategico per il contrasto alla povertà educativa (il primo ne è presidente), commentano l’articolo di Martini, Romano e Trivellato “Se la valutazione si fa con i fichi secchi”.

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Perché salgono i tassi in Europa e in Italia

Mese dopo mese, la divergenza tra la politica monetaria americana e quella europea continua ad ampliarsi. Se da un lato la Bce prosegue nella sua azione di stimolo, senza annunciare nuove misure ma nemmeno ipotizzando un’inversione di marcia, dall’altro la Fed, con le parole della Yellen che hanno seguito a stretto giro l’elezione di Trump e con le ultime decisioni adottate, conferma che il progressivo rialzo dei tassi non è più un orizzonte così lontano. Non sorprende, quindi, che anche i mercati reagiscano a questa prospettiva.

Nel grafico sono rappresentati i rendimenti dei titoli del debito sovrano di Germania, Francia e Italia (scadenza a 10 anni).
È facile osservare come, approssimativamente da metà ottobre, tutti i rendimenti qui considerati siano aumentati, invertendo così un trend che, da stabile, si era addirittura fatto leggermente discendente durante l’estate.
Per quanto riguarda gli spread rispetto ai titoli tedeschi, e cioè la distanza tra le diverse serie e quella tedesca, si può notare come il differenziale dei titoli francesi si mantenga costantemente intorno ai 50 punti base. Lo spread italiano, invece, è aumentato nei mesi scorsi, forse anche per via dell’incertezza che avvolge il clima politico del paese. Tuttavia, il differenziale italiano si è leggermente riassorbito a partire dalla fine di novembre e non ha registrato nuovi picchi in seguito al risultato del referendum costituzionale.
Certo un rialzo dei rendimenti dei nostri titoli di stato potrebbe comportare qualche problema: se la già elevata spesa per il servizio del debito dovesse aumentare, infatti, si chiuderebbero ulteriormente i margini di manovra del governo e il consolidamento di bilancio si farebbe più doloroso.

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(A cura di Matteo Laffi)

Rompere il circolo vizioso tra banche e debito sovrano

L’unione bancaria europea può essere completata solo se si riduce la quantità di debito pubblico in mano alle banche. Si potrebbe farlo imponendo un requisito di capitale agli istituti che detengono debito sovrano sopra una determinata soglia. Non sarà una discussione facile, ma è necessaria.

Debito di Atene, pomo della discordia tra Europa e Fmi

L’Eurogruppo ha approvato la concessione della nuova tranche di prestiti alla Grecia. Ma resta acceso lo scontro con l’Fmi su un eventuale taglio del debito. Difficile stabilire con certezza chi ha ragione. Come dare più tempo ad Atene per tornare a finanziarsi sul mercato a tassi ragionevoli.

Def: la scommessa di Renzi

Il Def 2016 conferma la strategia del governo di una discesa graduale del deficit effettivo e del rapporto debito pubblico-Pil, pur con una politica fiscale moderatamente espansiva. È una scommessa che si basa su previsioni ottimistiche di crescita del Pil. Condizioni per ottenere la flessibilità.

L’agenzia fiscale indipendente è utile se può accedere ai dati *

La mancanza di trasparenza dei dati e di accuratezza nelle proiezioni di finanza pubblica ha giocato un ruolo importante nell’aumento del deficit e del debito nei paesi europei. Per questo sono nate le istituzioni fiscali indipendenti. Ma quali sono le caratteristiche che le rendono efficaci?

La regola flessibile del debito pubblico *

La recente riforma costituzionale ha sancito l’equilibrio del bilancio strutturale e la sostenibilità del debito pubblico, vincolando la politica economica del governo ai patti di stabilità europei. Tra le nuove regole europee è stato introdotto un indicatore più restrittivo per il rapporto debito/pil; tale indicatore evidenzia la principale criticità dei conti pubblici italiani.

Ciò che serve in Europa per convergere e crescere assieme*

Si accrescono i timori che l’appartenenza all’Unione monetaria non coincida necessariamente con un processo di convergenza nei redditi pro-capite. Quali sono le condizioni per riavviare il motore di questo obiettivo comunitario?

Default di Atene? Il rischio contagio ora è basso *

I paesi della periferia dell’Eurozona sono ancora esposti al contagio di un eventuale default della Grecia, ma i rischi sono più contenuti rispetto alla crisi del 2010. Grazie soprattutto agli strumenti messi in campo dalla Bce. Forse per il governo Tsipras è il momento di cambiare strategia.

Più concorrenza sui binari con la privatizzazione di Fs

Entro il primo semestre 2016 si procederà alla privatizzazione di una parte del Gruppo Fs. Ma l’unico obiettivo non può essere la riduzione del debito pubblico. Va anche aumentata la liberalizzazione del settore attraverso interventi normativi basati su serie e trasparenti analisi d’impatto.

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