Il principale difetto del decreto Lavoro è una definizione di “occupabili” e “non occupabili” che si riferisce solo alla condizione familiare e anagrafica, portando a situazioni paradossali. Mentre sugli stranieri continua a prevalere il pregiudizio.
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Con il decreto Lavoro cambiano gli attori delle politiche attive. Esautorata l’Anpal, che ha ormai solo funzioni consultive, si ridimensiona anche il ruolo di programma Gol e dei centri per l’impiego, mentre si rafforza la cooperazione pubblico-privato.
Un’alta pressione fiscale rallenta la crescita economica e allontana gli investitori stranieri. Il decreto “Lavoro” mira a ridurre il cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, ma le misure adottate dal governo non sembrano particolarmente significative.