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Il Punto

Le disuguaglianze aumentano ovunque, ma in Italia in modo speciale. Da noi non sono i ricchi a diventare sempre più ricchi ma i poveri a essere sempre più poveri. Tutte le fasce di reddito, poi, sono messe peggio rispetto alle stesse in Germania e Francia. La crisi ci ha riportato indietro di 15 anni.
Mentre esce il mini Def, continuano le trattative per formare il nuovo governo a due mesi dalle elezioni.  Sembra un’eternità ma non è così. Dal 1946 ad oggi il tempo medio per formare un governo post-voto è stato di 67 giorni. E anche nel resto d’Europa da nessuna parte alla chiusura dei seggi c’è un governo bell’e pronto. Suona dunque un po’ strana la denuncia del deputato Pd Michele Anzaldi sul “vergognoso balletto” delle trattative costato 252 milioni di spese parlamentari. Un numero che non passa la prova del fact-checking de lavoce.info.
Mark Zuckerberg e il suo Facebook si rimangiano la promessa di applicare in tutto il mondo la nuova rigorosa normativa europea sulla privacy e la osservano solo nell’Unione. Significa che gli utenti degli altri continenti passano dalla legislazione Ue a quella Usa. Un miliardo e mezzo di persone, la più grande migrazione (virtuale) mai vista.
Intorno al prestito ponte di 900 milioni ad Alitalia si sente quell’inconfondibile profumo di aiuto di stato. Sul mercato chi finanzierebbe un’impresa in default? Andrà a finire che la Ue ne imporrà la restituzione. Il governo avrebbe potuto dichiararlo subito come tale, chiedendone l’ok con un programma di ristrutturazione.
Una ricerca suggerisce il sospetto che la causa del numero elevato di contratti a termine potrebbe essere attribuita non tanto all’opportunismo dell’imprenditore quanto alle caratteristiche del mercato del lavoro italiano in alcuni comparti caratterizzati da forte stagionalità e bassa qualificazione della manodopera.

Perché la disuguaglianza fa male alla democrazia

L’attuale interesse per la disuguaglianza economica non dipende da motivazioni etiche. Deriva ancora una volta da considerazioni economiche. Dovrebbe invece scaturire da preoccupazioni per possibili evoluzioni non democratiche del sistema politico.

E ora la povertà risale pian piano dal fondo

In Italia la diffusione della povertà e la disuguaglianza sociale sono ancora temi di grande attualità. Sebbene i livelli pre-crisi siano ancora lontani, il momento peggiore sembra sia passato. Finalmente, il paese ha preso, forse, la strada giusta. Basta avere pazienza.

Che fine ha fatto la classe media

La globalizzazione ha aumentato i redditi nei paesi in via di sviluppo, con significativi miglioramenti delle condizioni di vita. D’altra parte, disuguaglianze e impoverimento della classe media indeboliscono la democrazia nei paesi industrializzati.

Se l’istruzione resta una questione di classe

In tutta Europa, gli studenti con basso rendimento si concentrano nelle famiglie in condizioni più svantaggiate. Anche perché quelle benestanti investono molto nell’educazione dei figli. Tocca alla politica riparare questa forma di disuguaglianza. 

Se la leader Fiom scivola sull’industria

Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca alla segretaria generale Fiom, Francesca Re David, e alle sue affermazioni su lavoro e diseguaglianze.

Ancora troppa disuguaglianza a scuola

Il rapporto Invalsi 2016-2017 conferma le differenze Nord-Sud negli apprendimenti degli studenti. Ma permette anche di far luce sulle disparità dovute alle condizioni socio-economiche, con classi di diverso livello all’interno di una stessa scuola.

Lotta alla disuguaglianza: se la Boschi gonfia i risultati

Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca alle affermazioni di Maria Elena Boschi sul rapporto dell’Istat sulla disuguaglianza.

La salute disuguale

Le diseguaglianze in tema di salute esistono in tutti i paesi, sviluppati e non, con o senza sistema sanitario universale. Ma quali fattori le determinano? Quanto conta il reddito e quanto la cultura? Se ne discuterà al Festival dell’Economia di Trento.

Il Punto

Le 60 pagine della sentenza della Consulta sull’Italicum disegnano una legge elettorale coerente con la Costituzione e immediatamente applicabile. Ma non vietano un nuovo intervento del Parlamento, troppo esposto ai veti incrociati di chi guarda solo al proprio orticello. Ci aspetta un futuro di grandi coalizioni, i “caminetti” che Matteo Renzi ha contestato alla direzione nazionale del Pd. Intanto il 2016 finisce con un Pil che va meglio del previsto.
Iniziamo in anticipo a festeggiare, a modo nostro, i 60 anni di una Ue in piena crisi di popolarità. Pesano la Brexit e il rischio di una guerra economica transatlantica. Ma anche l’eccesso di regole comunitarie e i balbettii europei su migrazione, sicurezza e difesa. Per il futuro si ragiona su un’Europa a più velocità che preservi almeno un’unione a cerchi concentrici per chi ci sta. E che consenta l’attuazione – paese per paese – delle riforme più adatte a far ripartire la crescita. L’Europa può ritrovare la sua identità e continuare a educare i suoi cittadini alla diversità sociale e culturale se fa tesoro di successi come il progetto Erasmus, che nel 2015 ha fatto viaggiare quasi 680 mila studenti.
Nel frattempo, dall’altra parte dell’Atlantico, Donald Trump smonta i risultati di Obama a colpi di ordini esecutivi. Tra cui quello che vuole far ripartire la costruzione dell’oleodotto Keystone XL che collegherebbe il Canada al Messico. Con alti rischi ambientali e dubbi vantaggi economici.
Sullo sfondo degli eventi politici di questi mesi c’è il persistere delle disuguaglianze tra ricchi e poveri. Che, rivelano nuovi studi, dal 1300 a oggi non hanno smesso di crescere. Con qualche eccezione: dopo la Peste nera del 1348 e tra le due Guerre mondiali. Cerchiamo di combatterle con strumenti meno cruenti!

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