Le imposte di successione e donazione regolano il trasferimento della ricchezza tra generazioni e riflettono scelte diverse in termini di equità e redistribuzione. Franchigie, aliquote e gettito fiscale variano sensibilmente tra i paesi Ocse ed europei, delineando sistemi più o meno incisivi nella tassazione dei patrimoni. In Italia il prelievo risulta particolarmente leggero, grazie a soglie di esenzione elevate e a imposte contenute, con conseguenze rilevanti sia per il contributo al bilancio pubblico sia per il peso delle eredità nella formazione della ricchezza familiare.
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I dati delle dichiarazioni di successione indicano che i patrimoni ereditati non solo aumentano di valore, ma diventano sempre più concentrati nelle mani di pochi. Scende, però, il peso della tassazione su questi trasferimenti. Non è una buona notizia.
Nell’emergenza coronavirus gli italiani hanno risposto con generosità , moltiplicando le donazioni, specie in campo sanitario e assistenziale. A scapito, però, di alcuni ambiti più tradizionali del terzo settore, come la cooperazione internazionale.
Un esperimento su un campione di contribuenti ne ha valutato i comportamenti rispetto al 5×1000. Per esempio, quando si conoscono le somme raccolte in precedenza, le donazioni si spostano dalle organizzazioni più ricche a quelle che ricevono di meno.
In Italia il finanziamento pubblico ai partiti è stato abolito (o quasi) nel 1993. In altri paesi nel mondo, invece si pensa di vietare le donazioni private sostituendole con i finanziamenti statali. Qual è il modello più trasparente? Forse il caso della Lituania ci può dare qualche risposta.