Con i numeri stimati dal governo e un confronto con la Cina, facciamo qualche previsione su cifre e durata del coronavirus in Italia. Ricordando che i dati ufficiali non vedono i contagiati asintomatici. E che abbiamo davanti almeno due mesi di quarantena. In Sud Corea hanno fatto il test per il Covid-19 a 3.700 individui per milione di abitanti, in Italia 800, negli Usa 23. Da qui si vede l’inadeguatezza della risposta Usa alla pandemia. In un sistema che lascia senza copertura assicurativa quasi 30 milioni di persone povere, il poco che si muove adesso arriva con grave ritardo. La storia si ripete: anche nell’era della globalizzazione digitale, come già 1500 anni fa i virus circolano lungo le rotte del commercio. E la quarantena rimane un argine efficace. Come si può verificare con alcuni calcoli che mettono in relazione la diffusione del contagio e la sua diminuzione quando si adottano misure adeguate. Da non abbandonare troppo in fretta se no si ricomincia da capo.
C’è il rischio che l’assenza di liquidità delle imprese causata dalla crisi da virus si trasformi in casi di insolvenza e si trasmetta alle banche. E che queste ultime perdano la fiducia del pubblico. Perciò è necessaria una credibile assicurazione europea sui depositi. In questi tempi di emergenza sanitaria tutte le imprese che possono chiedono ai dipendenti di lavorare da casa. Ma lo smart working c’era già prima, seppure in pochi segmenti del mondo del lavoro, e una ricerca fatta su esperienze di questo tipo dice che mediamente i lavoratori lo gradiscono e la produttività non cala.
Prima il populismo, ora questa crisi: tutto congiura per mettere in soffitta le ideologie. Ma uno studio su 19 paesi Ocse mostra che le differenze tra destra e sinistra ci sono, soprattutto in tema di spesa sociale e politiche del lavoro. Gli effetti però si possono vedere solo nel lungo periodo.
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La recessione si è ormai estesa a un insieme ampio di settori. Eppure, se la politica italiana ed europea faranno la loro parte, contenendo il virus e aiutando la ripartenza dell’economia, alla brusca recessione potrebbe seguire una rapida ripresa.
Mentre l’Italia si blinda in un crescendo di ansia mal controllata dal governo torniamo a discutere del prezzo giusto delle mascherine contro il coronavirus. C’è chi pensa che lo stato farebbe bene a tenere basso il costo di una protezione essenziale per operatori sanitari, infetti, immunodepressi. Come fosse un farmaco salvavita. Per arginare i grandi danni economici dell’epidemia si fa appello alla Ue perché autorizzi lo sforamento dei parametri fiscali. Rimane che l’Europa non ha quelle funzioni di coordinamento sanitario che sarebbero importanti in questo momento. Intanto vediamo, con grafici e tabelle, le misure anti-contagio adottate finora nei maggiori paesi del mondo.
Quest’anno per le donne un 8 marzo davvero poco festoso, ma almeno pieno di confronti su temi importanti. Uno troppo poco trattato è quello della previdenza delle lavoratrici. Spesso non consapevoli che le loro pensioni saranno inferiori a quelle degli uomini. A causa di salari più bassi, meno anni di lavoro, spesso part time o discontinuo. Fortuna che per le vedove (e per vedovi e orfani, in numero minore) ci sono le pensioni di reversibilità e le indirette. In Italia sono un pezzo rilevante della protezione sociale per 4,4 milioni di persone. In molti casi l’unico argine al rischio di povertà.
Per il lavoratore straniero qualificato, con la Brexit non cambia nulla mentre arrivano vacche magre per chi ha basse qualifiche. Questa è la politica industriale al tempo di Boris Johnson: le imprese che basano il loro business sui bassi salari o si riconvertono o chiudono. Intanto qui da noi negli ultimi dieci anni i lavoratori autonomi sono diminuiti dell’8,5 per cento e i dipendenti cresciuti del 4,4 per cento. Al contrario di chi parlava di declino delle relazioni di lavoro subordinato a favore degli “imprenditori di sé stessi”, professionisti qualificati o fattorini con partita Iva.
La crisi economica prodotta dal coronavirus ha caratteristiche peculiari e avviene in un momento delicato della congiuntura internazionale. Richiede perciò un forte coordinamento non solo delle politiche sanitarie, ma anche di quelle economiche.
Con il crollo delle borse cinesi di Shanghai e Shenzhen l’epidemia di coronavirus è arrivata sui mercati asiatici e – per ora un po’ meno – sul resto del mondo. Gli effetti sull’economia saranno peggiori di quelli causati dalla Sars, perché la Cina è oggi otto volte più grande che nel 2003. Sempre di Pechino si parla quando si discute della tecnologia 5G – una rivoluzione che espande le funzioni di interconnessione tra infrastrutture e servizi. Con tanti problemi aperti, prima di tutto quello strategico sulla proprietà dei dati accumulati e sulle loro modalità di utilizzo.
Molti credono che con il calcolo contributivo si possa andare in pensione anche prima del previsto con un sacrificio dell’assegno mensile a zero costi per lo stato. Non è così: i conti basati sulla vita residua attesa da pensionato sono sempre in ritardo rispetto all’effettiva aspettativa di vita, in continua crescita.
I politici fanno a gara a tutelare i risparmiatori nei crac bancari. Mentre nessuno si cura dei piccoli azionisti di Atlantia, controllata dai Benetton, né delle esigenze di chi (tutti noi) ha interesse a un buon funzionamento della società Autostrade di cui Atlantia è proprietaria.
Di norma la migrazione lacera tante famiglie che – se si ritrovano – lo fanno solo dopo un po’ di tempo. La ricongiunzione – con i problemi che si porta dietro, per esempio l’inserimento scolastico dei figli – è un passaggio delicato che va aiutato. Senza dimenticarci che, anche se la loro ricchezza media è un quinto di quella delle famiglie italiane, gli immigrati investono qui, comprando casa, facendosi il mutuo, finanziando le loro aziende, a volte acquistando titoli a rischio. Rimanendo esposti a una elevata fragilità finanziaria.
L’impatto economico dell’epidemia da coronavirus sarà superiore a quello della Sars. Perché il contagio si è sviluppato in una regione centrale sul piano economico. E il blocco della produzione avrà riflessi sulle filiere internazionali e sulle Borse.