Inflazione altissima e una crescita “drogata” da interventi di governo che minano la stabilità economica futura del paese: la Turchia è sulla soglia di una grave crisi. Ed è difficile che la situazione cambi dopo le elezioni politiche di maggio.
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L’Unione Europea negli ultimi anni ha arginato l’arrivo di rifugiati delegando i controlli di frontiera ai paesi di transito, Libia e Turchia su tutti. Un’arma che Erdogan intende far pesare nei negoziati in corso. A farne le spese è la credibilità stessa dell’Ue.
La Turchia è un paese in crescita e con ambizioni di egemonia, anche nell’anno della pandemia. Ma l’avversione del suo presidente a tassi di interesse alti la espone al rischio di una pericolosa spirale di svalutazione, inflazione e fuga dei capitali.
La lira turca sembra aver ormai perso tutta la credibilità conquistata con fatica negli ultimi anni. Spirale inflazionistica e fuga di capitali sono prospettive che la Turchia di Erdogan non si può permettere.
A causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, il 2020 ha fatto registrare un aumento delle assunzioni virtuali. Non tutti però si fidano dei cv: serve un badge digitale che certifichi le competenze. Nuove sfide anche per la gestione delle crisi d’impresa. Gli strumenti di ristrutturazione previsti in Italia mirano a garantire la continuità aziendale, ma saranno in grado di contenere le liquidazioni? Dalla Spagna intanto novità importanti in arrivo per i rider: il governo di Madrid ha raggiunto un accordo con alcune organizzazioni imprenditoriali per il loro inquadramento come lavoratori dipendenti.
Nell’ultimo anno i consumi sono diminuiti molto più dei redditi, mentre crescono i risparmi. Il motivo? La paura del contagio, come dimostra una ricerca. Hanno risparmiato più del solito anche le famiglie americane, tanto che alcuni economisti temono un’impennata della spesa quando l’emergenza sarà terminata. Ma è una preoccupazione eccessiva.
È online la quarta puntata della nuova stagione de lavoce in capitolo, il podcast de lavoce.info: “Come cambierà la scuola dopo il Covid”, ospiti Daniele Checchi e Andrea Gavosto. Nel prossimo episodio, venerdì 9 aprile, parleremo di decreto sostegni e ripartenze.
Spesso un grafico vale più di tante parole: seguite la nostra rubrica “La parola ai grafici”.
Nel momento della scomparsa della madre di Fausto Panunzi, la redazione si stringe attorno all’amico e collega.
I problemi interni della Turchia spingono Erdogan all’attivismo militare in molte zone critiche del Medio Oriente, per riguadagnare popolarità. Ma sarà difficile per la Nato continuare a ritenere la Turchia un alleato fedele da rispettare e proteggere.
Mentre massacra i curdi, il presidente turco Erdoğan presenta il conto dell’ambiguo patto fatto con la Ue: stia zitta o le arriveranno 3,6 milioni di rifugiati oggi “ospitati” nei campi turchi. Un accordo simile l’Italia aveva fatto con i libici in piena guerra civile. Sono non-rimedi fragili e fatti per nascondere i problemi, facendone pagare il costo solo ai profughi.
Tempo quasi scaduto per la Brexit con accordo, salvo un possibile rinvio. In Parlamento nessuno ha la maggioranza: né i duri e puri del “no deal” né chi vuole l’uscita negoziata né i pro-Ue che reclamano un altro referendum. Mentre conservatori e laburisti – divisi al loro interno – vedono preoccupati il rischio di nuove elezioni.
A gennaio sarà la volta buona per l’entrata in vigore della web tax italiana? Il governo la promette e prevede, con ottimismo, di incassare 600 milioni dalle grandi multinazionali di internet. Ma dimentica che servono decreti attuativi per chiarire chi deve pagare e chi no. Ad esempio come nella normativa francese.
Quest’anno il Nobel per l’Economia è andato a Esther Duflo (più giovane e seconda donna premiata nella storia), Abhijit Banerjee, e Michael Kremer. Tre studiosi che hanno rivoluzionato la ricerca sulla povertà nel mondo con innovativi metodi sperimentali che permettono di individuare i modi migliori per combatterla.
In Germania, Francia e Usa la produttività è cresciuta mentre in Italia, Spagna e Portogallo si rimaneva al palo. Gli insuccessi del Sud Europa sono spiegati dalla limitata penetrazione dell’informatica nelle imprese e dalla persistenza di pratiche manageriali troppo tradizionali. Più spesso in aziende familiari.
Il podcast de lavoce.info
Il nuovo podcast lavoce in capitolo. Parliamo di “Ripensare il commercio internazionale” con Alessia Amighini.
Dopo aver islamizzato la Turchia costruendo migliaia di moschee e scuole islamiche, oltreché prigioni, Erdogan ha assunto un ruolo assai attivo e ambiguo sullo scacchiere internazionale. Tuttavia la vera sfida rimane quella di dimostrare che il paese può ricominciare a crescere a tassi sostenuti.
La Turchia resta un alleato cruciale per il mondo occidentale. Così nonostante le epurazioni seguite al tentato colpo di stato, nessuno chiede una sua uscita dalla Nato. Ma anche Ankara non può fare a meno dell’Occidente. Erdogan lo sa bene e dopo i proclami riprenderà le normali relazioni.