Lavoce.info

Tag: Europa Pagina 19 di 31

Così l’Europa può uscire dalla “trappola di Hayek”

L’adozione di un mercato comune tra stati nazionali incapaci di costruire istituzioni politiche efficaci conduce a uno stallo della politica: è questa la trappola di Hayek. Ma c’è una soluzione alternativa al ritorno al protezionismo e al sovranismo.

Cresce il Pil italiano, ma meno che in Europa

Fonte: Elaborazione su dati Istat

Nel primo trimestre 2017, l’Europa accelera ma non l’Italia.
Da un lato infatti anche nel nostro paese il Pil ha continuato a crescere e lo ha fatto per il nono trimestre consecutivo. E’ una buona notizia perché significa che prosegue la ripresa. Ma la crescita è lenta in termini assoluti: solo un +0,2 per cento rispetto al trimestre precedente, come già nel quarto trimestre 2016, corrispondente ad una crescita annua tendenziale dello 0,8 percento rispetto allo stesso trimestre del 2016. Mancano 7,1 punti percentuali rispetto ai livelli pre crisi del primo trimestre 2008 e quasi tre punti rispetto ai valori di metà 2011 (prima della crisi dell’euro).
La crescita è lenta anche relativamente al resto dell’eurozona e della Ue. Nell’area dell’euro, sempre nel primo trimestre 2017, la Spagna è cresciuta dello 0,8 per cento rispetto al trimestre precedente (corrispondente a un 3 per cento sul primo trimestre 2016) e la Germania ha accelerato a un +0,6 per cento su base trimestrale (raggiungendo un +1,7 sul primo trimestre 2016). L’eurozona nel suo complesso cresce più o meno come la Germania. Solo la Francia cresce più o meno come l’Italia.
L’aumento della divergenza delle performance economiche in Europa è una brutta notizia per il nostro debito pubblico. Vuol dire che si avvicina il giorno in cui la Bce smetterà di acquistare titoli pubblici. Da allora, sia pure gradualmente, ricomincerà a salire il costo dell’indebitamento pubblico per il governo italiano. Una tassa molto onerosa per un paese come l’Italia che ogni anno deve rinnovare circa 300 miliardi di titoli pubblici in scadenza.

Come usare bene la flessibilità sugli investimenti

Per stimolare l’economia europea nel breve termine è stata proposta un’espansione temporanea degli investimenti pubblici nei paesi con un rapporto debito-Pil sotto il 3 per cento. È però indispensabile una accurata preparazione dei singoli progetti.

Quanta Europa può tollerare l’Europa?*

La costruzione dell’Europa si è basata fin dall’inizio su una teoria “funzionalista” secondo cui all’integrazione economica sarebbe seguita quella politica. Ha funzionato fino alla scelta di creare il mercato unico. Ora rappresenta una sfasatura insostenibile.

Il Punto

Nella prima metà dei suoi 60 anni la costruzione dell’Europa è andata avanti con l’integrazione economica che precedeva di un passo quella politica. La crisi della Ue di oggi certifica la fine di questa strategia. Si sarebbe potuto mettere subito in comune modelli di welfare e politiche del lavoro ma ciò non è avvenuto. Oggi si potrebbe riconsiderare (tra chi ci sta) l’idea di federazione di Friedrich von Hayek: un’Europa unita politicamente ed economicamente, ma decentrata e con un potere centrale leggero. Completiamo il Dossier che raccoglie quanto abbiamo pubblicato per celebrare il difficile compleanno del vecchio continente.
Il ritorno dell’inflazione nell’eurozona al 2 per cento va bene ma non basta. L’accelerazione viene da carburanti e alimentari non lavorati, mentre l’inflazione “core” è stabile allo 0,9 per cento ed è anche molto differenziata tra paesi. Per questo la Bce mantiene (e manterrà) bassi i tassi di interesse.
Il governo italiano ha tanto invocato e preteso la flessibilità della Commissione Ue sui nostri conti pubblici ma, una volta ottenuta, l’ha gestita in modo maldestro. Utilizzando lo spazio di manovra concesso per spese correnti anziché investimenti. E ora rischiamo di subire una procedura d’infrazione.
A contribuenti diversi con pari reddito capita di pagare Irpef molto diverse. A seconda che possano utilizzare la cedolare secca sulle locazioni (con aliquote differenti) e altre imposizioni di favore. Spesso istituite per stanare l’evasione ma introducendo iniquità nel sistema. Come si vede dai nostri conti.
A meno di un anno dal varo, il Codice dei contratti pubblici e delle concessioni viene rivisto. Importante che si definisca bene il rating d’impresa. Parametro fondamentale nel punteggio di ogni gara, rappresenta la valutazione di come ogni azienda si è comportata quando ha avuto commesse pubbliche nel passato.

Massimo Baldini risponde ai commenti al suo articolo “Reddito di inclusione, un buon primo passo

Come usare male la flessibilità sugli investimenti

Sugli investimenti pubblici il governo ha fatto previsioni errate e non ha mantenuto gli impegni presi con l’Europa quando ha chiesto la clausola di flessibilità per il 2016. Ma il fatto più grave è non aver saputo usare le risorse per la crescita.

Il Punto

Due i numeri fondamentali dell’anticipo del bilancio federale 2018 presentato da Trump: +54 miliardi di dollari di spese militari, -54 miliardi di altre spese discrezionali. Vuole rassicurare il “popolo” che lo ha eletto. Ma taglia i fondi ministeriali per welfare, ambiente, aiuti internazionali. Sulla carta senza deficit aggiuntivo.
La promozione della libera concorrenza è da sempre un principio fondante dell’Europa che celebra i 60 anni del Trattato di Roma. Con capacità di  traino delle legislazioni nazionali, ad esempio in Italia. Salvo eccezioni davanti a categorie particolarmente aggressive come farmacisti e tassisti. Tra successi e delusioni, un bilancio sui vari temi presidiati prima dalla Cee e poi da Ue e Unione monetaria si trova nel nuovo Dossier con gli articoli che abbiamo pubblicato in occasione della ricorrenza.
Nei giorni in cui il governo libico presenta il conto per fermare i flussi, un decreto legge del ministro Minniti introduce procedure più rapide per identificare i migranti, valutare le loro domande e rispedirli a casa quando non hanno titolo alla protezione. Pesa la mancanza di accordi per i rimpatri con i paesi dell’Africa sub-sahariana. Un rapporto fresco di stampa dell’Agenzia per la cooperazione allo sviluppo descrive la strategia per massimizzare i benefici di coloro che hanno diritto all’accoglienza, per l’Italia e per il paese d’origine.
Escono tutti male dalla vicenda dei voucher. Governo e maggioranza che hanno fatto un passo indietro, la Cgil che ha usato slogan non convalidati dall’evidenza dei numeri, infine – più di tutti – i lavoratori e i piccoli imprenditori che li utilizzavano. E ora bisogna inventarsi qualcos’altro che li sostituisca.
Ci sono due modi di fare il professore universitario: osservare le cose dalla torre d’avorio oppure “sporcarsi le mani”anche nelle professioni. Il primo rischia di essere tutto teoria.  L’altro entra nella pratica ma può comportare conflitti d’interesse. Un terreno scivoloso da percorrere con prudenza.

Giorgio Barbieri e Francesco Giavazzi rispondono ai commenti al loro intervento “Quei burocrati che frenano l’Italia

Il Punto

L’unione bancaria europea dovrebbe prevedere tre pilastri: vigilanza unica, risoluzione delle crisi e assicurazione europea dei depositi. Finora, però, il primo funziona ma in modo poco trasparente, il secondo ha fallito, per esempio, nel caso dell’Italia e il terzo non c’è, bloccato da veti incrociati. Nel bilancio dei 60 anni di Europa, questo è uno degli strumenti che hanno deluso. Di altro segno – positivo – il risultato dei fondi Ue per la convergenza economica. Nelle regioni più povere, queste risorse sono state utili nell’arginare gli effetti della Grande crisi.
A 95 anni si è spento Kenneth Arrow, il premio Nobel dell’economia più giovane di sempre. Uno tanto brillante che, mentre tutti provavano a raffinare le sue scoperte, si mise subito a studiarne i punti deboli. E li trovò, gettando le basi dello studio delle asimmetrie informative che quattro suoi studenti svilupparono vincendo altrettanti Nobel.
I dati Istat sul mercato del lavoro di gennaio 2017 confermano che non si arresta il lento (troppo lento!) miglioramento in corso da un paio di anni. Rimane da capire una cosuccia come i meriti relativi della decontribuzione e del Jobs act nel riportare il segno più sul fronte dell’occupazione. Nel frattempo, i dati Istat mostrano che la ripresa finora è stata trainata da export e consumi e frenata da un’inusuale crescita dell’import.
Con il rilancio delle grandi opere (si parla di 70 miliardi in infrastrutture) torna il timore dei soldi sprecati in lavori inutili. Bene ha fatto il ministro Delrio a creare una struttura tecnica per la valutazione di tali investimenti. Ora serve approvare linee guida e criteri per non ripetere le scelte solo politiche del passato.
Serve sforbiciare le detrazioni Irpef (66 miliardi nel 2016) per correggere i conti dello stato e non incorrere nella procedura d’infrazione europea? Se si va giù pesante si raggiunge l’obiettivo ma si introducono forti elementi di iniquità fiscale. Se si colpiscono solo gli alti redditi non si ottengono i numeri utili allo scopo.

Sergei Kovbasyuk e Fabiano Schivardi rispondono ai commenti al loro articolo “Una tassa per liberalizzare i taxi con il consenso dei tassisti

Torna in scena lo scontro sul debito greco

Fondo monetario e paesi europei litigano di nuovo sul piano di finanziamenti alla Grecia. È molto probabile che anche questa volta si arriverà a un accordo. Ma l’esperienza del salvataggio greco dovrebbe convincere l’Europa a rafforzare le proprie istituzioni per affrontare un futuro non semplice.

Conti pubblici: qualcuno ci può giudicare

La musica sembra cambiata in Europa per i conti italiani. L’ennesimo sforamento della legge di bilancio 2017 sugli obiettivi precedenti non ha trovato l’atteggiamento benevolo del passato. Anche il rating del debito ne soffre. È arrivato il momento per la spending review sempre rinviata.

Pagina 19 di 31

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén