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8 marzo: il divario c’è ma si è ridotto

Parlando dell’inadeguato riconoscimento economico del contributo delle donne alla società italiana, spesso si dimentica di ricordare che il divario di genere sul mercato del lavoro è significativamente diminuito negli ultimi anni.
I numeri dicono che il divario c’è ma oggi è più piccolo di ieri. Nel 2007 – prima della crisi – erano attivi sul mercato del lavoro (perché occupati o perché disoccupati ma attivamente alla ricerca di un lavoro) 75 uomini su cento. Le donne attive erano invece solo il 51 per cento, poco più della metà del totale delle donne. Il divario di genere nella partecipazione al mercato del lavoro era dunque di 24 punti percentuali. Nel 2014 le cose sono cambiate. Gli uomini attivi sul mercato del lavoro sono scesi a 73,5 su cento, mentre la quota delle donne attive è salita al 53,5 per cento. Così il divario è sceso a 19 punti percentuali. Meno cinque punti in sette anni.
E’ vero che la percentuale di donne occupate rimane nel 2014 inchiodata al 46,5 per cento, tale e quale al numero registrato nel 2007. Un deludente stop rispetto ai trend positivi degli ultimi vent’anni. Ma agli uomini è andata molto peggio: la percentuale di occupati uomini è scesa dal 70,5 al 64 per cento. E le donne che oggi vorrebbero entrare nel mercato del lavoro e invece rimangono disoccupate, fino al 2007 nemmeno provavano a cercarne uno. Una disoccupata spera di vincere la lotteria del lavoro, un’inattiva ha smesso o non ha mai cominciato a sperare.
Nella crisi le donne si sono difese meglio degli uomini, forse perché è scomparso un quarto del manifatturiero dove le donne sono meno rappresentate. Ma forse si può ben sperare per il futuro del divario di genere. La nuova occupazione sarà più spesso creata nei servizi che non nel manifatturiero. E le misure per ridurre il divario hanno appena cominciato a dare risultati misurabili. C’è ancora un soffitto di cristallo nelle posizioni di vertice in grandi aziende, università, media. Ma i dati di oggi sul mercato del lavoro suggeriscono più ottimismo rispetto al passato.

divario di genere

Il Punto

Vantaggi incerti e svantaggi certi dall’operazione Tfr in busta paga. Ma per capirli e per compiere scelte consapevoli ci vuole più educazione finanziaria e i lavoratori devono avere tutte le informazioni sul loro futuro pensionistico. Non più rinviabile la spedizione da parte dell’Inps della “busta arancione”. Il ministro Poletti si era impegnato a mandarla entro luglio.
Dove è meglio indirizzare gli investimenti massicci previsti da “la buona scuola” del Governo Renzi? Sull’istruzione dell’obbligo o sull’università? Chi patisce il maggiore divario di risorse rispetto agli altri paesi è il sistema accademico.
Nell’attuale testo della legge di Stabilità il Fondo per i non autosufficienti viene finanziato con 250 milioni, 100 in meno dell’anno scorso (cifra già bassa). E siamo ampiamente sotto la media europea per il sostegno a questi cittadini fortemente svantaggiati. Bene porre rimedio a questo grave errore.
Ci vorranno quasi cent’anni -se si continua così- per arrivare alla parità donne-uomini a livello globale. Il nostro paese è tra quelli più indietro: più potere femminile in politica ma la situazione è peggiorata nell’economia, nelle retribuzioni e nell’istruzione.
Insediandosi a capo della Commissione europea, Juncker ha proposto un piano da 300 miliardi di euro (prevalentemente pubblici) in investimenti infrastrutturali. Che farebbero da traino a crescita del Pil e ad altri investimenti privati. Ma sono soldi veri
Bassa capitalizzazione di alcune banche -come denunciato dagli stress test della Bce– ma anche scarsa profittabilità, relazioni pericolose con il debito sovrano del paese, crescita dei crediti in sofferenza: sono le palle al piede del sistema bancario italiano. Che ha bisogno di un urgente processo di consolidamento. Frenato, però, dall’insana ragnatela degli assetti proprietari per buona parte dominati dalle fondazioni.

Parità di genere? Un cammino lento e tortuoso

Nel mondo il divario di genere cala, ma molto lentamente. In Italia migliorano alcuni indicatori, con le donne più rappresentate nei consigli di amministrazione. E con più potere politico, grazie al paritario Governo Renzi. Ma su lavoro, retribuzioni e istruzione primaria la situazione peggiora.

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