L’aumento della disoccupazione giovanile determinato dalla crisi negli Stati del Sud Europa è stato drammatico. Restare disoccupati a lungo può rendere difficile la ricollocazione, anche per i cambiamenti nella struttura produttiva dei paesi. La bolla immobiliare e i lavoratori a bassa istruzione.
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Mentre il tasso di disoccupazione giovanile sale, scende la fiducia dei giovani nella possibilità di trovare un lavoro, tanto più se adeguato al livello di istruzione. Forse anche perché le politiche sulla fase di ingresso nel mercato del lavoro si sono spesso rivelate inadempienti e inefficaci.
Forse perché la Garanzia giovani si profila come un insuccesso annunciato, il Governo sembra volerla trasformare in una forma di servizio civile per giovani disoccupati. Le esperienze internazionali non sono però incoraggianti. Centri per l’impiego e necessità di servizi diversi per target diversi.
Il reddito disponibile reale delle famiglie italiane è diminuito del 13 per cento tra il 2007 e il 2013. E la distribuzione dei consumi si è spostata verso il basso per tutte le classi di spesa. La recessione ha colpito i giovani molto più degli adulti e degli anziani. La crisi e la diseguaglianza.
Perché in tutta Europa si affermano i partiti populisti? Basta guardare al profilo per età del voto populista, giovane al Sud e vecchio al Nord. E la soluzione passa allora per politiche europee che sappiano affrontare davvero il problema della disoccupazione giovanile nei paesi più periferici.
I cittadini dell’Eurozona sono in maggioranza a favore della moneta unica, a differenza dei cittadini dei paesi della UE fuori dall’unione monetaria. Non sembrerebbe perciò che l’euro sia un’imposizione delle élite. Un nuovo capitolo del nostro speciale “€uro pro e contro”.
I giovani sono penalizzati dalla crisi. E anche quando hanno un lavoro, guadagnano meno dei giovani di dieci anni fa, mentre per gli anziani è vero il contrario. Se però si seguono nel tempo gli stessi gruppi di famiglie, si vede che la riduzione del reddito è stata un fenomeno più generalizzato.
Il tasso di disoccupazione giovanile al 40 per cento non è solo il risultato di una statistica fuorviante. È un dramma del nostro paese. E invece di proporre nuove misurazioni, sarebbe molto più importante capire perché in cinque anni i giovani senza lavoro sono passati dal 18 al 40 per cento.
Federalismo e agenzia del lavoro: non siamo all’anno zero
Di Daniele Fano
il 13/02/2015
in Commenti e repliche
Due recenti interventi su La Voce hanno affrontato le incognite del futuro rapporto Stato-Regioni: Massimo Bordignon sul piano generale, Francesco Giubileo con riferimento all’attuazione del Jobs Act e alla creazione di una Agenzia Nazionale del Lavoro.
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