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Sommario 3 agosto 2005

Nel nostro paese non si applicheranno le regole sin quando non vi saranno authority forti, in grado di vigilare sulla loro applicazione. Forti non solo per le norme che ne determinano i poteri, ma anche e soprattutto per la qualità, l’integrità e l’indipendenza delle persone chiamate a dirigerle–come purtroppo dimostra la triste vicenda della Banca d’Italia. I danni che Antonio Fazio sta arrecando alla credibilità internazionale dell’Italia crescono di ora in ora. Ma il governo pare non accorgersene e rinvia il problema a dopo l’estate. Ancora una volta il ministro dell’Economia deve incassare una bruciante sconfitta.

Quanto all’antitrust, l’amministrazione Catricalà propone la concertazione e moral suasion nei confronti delle imprese, mentre la gestione Tesauro utilizzava sanzioni contro i comportamenti devianti, ribadendo la distinzione dei ruoli tra imprese e autorità. Due modelli che nascono da una diversa visione del processo concorrenziale e del ruolo dell’intervento antitrust. Che può servire a contenere i prezzi come mostrato dalla segnalazione dell’antitrust sul recente decreto del ministero della salute.

Si riunisce il Board della Bce; non dobbiamo sperare in una riduzione dei tassi di interesse, ma non è loro la colpa della stagnazione europea.

 

Linda Lanzillotta, membro del consiglio d’amministrazione dell’Enav, commenta l’articolo di Marco Ponti sulla vicenda Enav – Vitrociset.

Aggiornamenti: Le regole violate di Marco Onado.

Sommario 29 luglio 2005

E’ un problema personale e di regole al tempo stesso quello che sta minando alle basi la credibilità di Banca d’Italia, un’istituzione fondamentale per il nostro paese. Il Governo non può stare con le mani in mano. Basta applicare le stesse regole oggi in vigore per la BCE in quanto a durata del mandato, collegialità delle decisioni e competenze della banca.
Milioni di italiani partono per le vacanze. Non sanno che l’Enav, l’agenzia che si occupa del traffico aereo, pur di evitare una gara d’appalto, ha acquistato coi soldi dei contribuenti un’azienda appaltatrice ad un prezzo molto elevato. Chi si muove in macchina non potrà passare per il Frejus, di cui andrebbe raddoppiato il tunnel autostradale. Dubbi sul fatto che la patente a punti serva a ridurre gli incidenti stradali.

Sommario 25 luglio 2005

Torniamo sul Dpef.  Per porre tre interrogativi sullle spese per interessi, investimenti e dipendenti pubblici. Il quadro di finanza pubblica per il 2006 ne potrebbe risultare significativamente deteriorato. E l’aggiustamento spostarsi sugli anni successivi.
Il Dpef è molto vago anche sui contenuti della manovra per il 2006. Una delle poche cose chiare è che l’intervento sull’Irap avrà un ruolo cruciale. La natura dell’intervento e le sue finalità non sono però ancora specificate, a parte un generico intento di escludere progressivamente il costo del lavoro dalla base imponibile. Le diverse opzioni possibili andrebbero attentamente valutate, sotto il profilo degli incentivi a investimenti e occupazione, del recupero di competitività e della diversa ripartizione degli sgravi fiscali tra settori e tipi di imprese.
Cerchiamo di offrire un contributo di analisi e proposte. Se si vuole ridurre il costo del lavoro, la strada preferibile è l’esclusione degli oneri contributivi dall’imponibile. Ma per riequilibrare il carico fiscale sul lavoro e sul capitale si potrebbe anche ampliare l’imponibile, tramite l’inclusione degli ammortamenti, e ridurre contestualmente l’aliquota. Qualsiasi ipotesi va poi accuratamente valutata per gli effetti sul gettito, la cui riduzione pone delicati problemi sia per la copertura finanziaria della manovra, sia per la coerenza complessiva del sistema di prelievo, sia per i riflessi sull’assetto del federalismo fiscale.

In vista del tavolo con le parti sociali, riproponiamo una serie di interventi  sul decreto del Governo relativo al trasferimento del Tfr ai fondi pensione.

Sommario 18 luglio 2005

Un Dpef che traccia un bilancio onesto di ciò che non è stato fatto in questa legislatura e ammette che i conti pubblici sono peggiorati non per colpa dell’economia. Ma reticente su cosa avverrà. Il ciclo politico ci dice che anche le preoccupanti previsioni del Dpef sui disavanzi 2005 e 2006 rischiano di non essere rispettate. Al Governo che verrà dopo le elezioni spetterà un aggiustamento tra i due e i tre punti di Pil. Non potrà usarlo come scusa per evitare le riforme strutturali di cui il paese ha bisogno: come la storia recente ci insegna, le riforme si fanno proprio nei periodi più difficili.

Negli ultimi anni i salari sono aumentati poco se guardiamo all’inflazione e troppo se guardiamo alla competitività. Ciò che ci penalizza sono le mancate liberalizzazioni dei servizi – che fanno aumentare i prezzi al consumo più da noi che in altri paesi della zona euro – e la mancata crescita della produttività. Bene introdurre un salario minimo e permettere deroghe alla contrattazione centralizzata per tutelare i lavoratori più deboli, incentivare incrementi di produttività e legare ad essi (e all’andamento del costo delle vita nelle diverse regioni) la dinamica dei salari. Inauguriamo la sezione “ricette” del sito con due proposte di legge.

Sommario 11 luglio 2005

Il Governo incontra le parti sociali per discutere il decreto attuativo della legge delega 243 che regolamenta il trasferimento del Tfr ai fondi pensione a partire dal 1 gennaio 2006. Offriamo un giudizio articolato dell’intero provvedimento.
Concorrenza e tutela dei risparmiatori dipendono dalla struttura e dai poteri degli organi di governo e di vigilanza: il decreto non riesce ad uniformare la governance dei fondi pensione e quella dei piani individuali di previdenza. Perchè ci sia concorrenza è fondamentale anche che i lavoratori siano informati.  Sono ancora molto incerti sulla destinazione del Tfr. Probabile che per molti di loro prevalga l’inerzia, indotta dal silenzio-assenso, e quindi l’iscrizione automatica ai fondi pensione. Per favorire lo sviluppo del mercato e tutelare i lavoratori, l’offerta dovrebbe, invece, essere presentata mettendone in luce le caratteristiche di rendimento e rischio e rendendo più trasparente la struttura dei costi di gestione dei fondi. Il regime fiscale del decreto, infine, opera redistribuzioni a favore dei contribuenti più ricchi e rischia di scaricare oneri molto pesanti sulle generazioni future, già colpite da una riforma pensionistica lasciata a metà (la rinuncia a rivedere i coefficienti di trasformazione è un nuovo attacco al metodo contributivo) e da livelli contributivi talvolta insufficienti a garantire una pensione al di sopra dei minimi. 

Aggiornamenti:
Il Governo delle tariffe, di Alberto Clo e Luigi De Paoli, 14-07-2005
La finanza pubblica nel 2005: Cassandra aveva ragione di Giuseppe Pisauro, 14-07-2005

Sommario 4 luglio 2005

Non c’è tre senza quattro. Vogliamo continuare e migliorare, forti delle nostre caratteristiche distintive: indipendenza finanziaria e un comune metodo di analisi. Per tutelare l’indipendenza dei giornali, bisognerebbe introdurre regole come quelle a suo tempo suggerite da Luigi Einaudi. Magari condizionando al loro rispetto la concessione dei contributi statali per l’acquisto della carta. E’ possibile risanare i conti pubblici tagliando le tasse? E quali spese tagliare? Apriamo il dibattito. Mentre il decreto sul Tfr rischia di aprire una nuova crepa nei conti pubblici futuri, offrendo compensazioni molto generose alle imprese e una tassazione molto bassa delle pensioni private. Per risparmiare basterebbe informare davvero. Ancora la Cina. Per spiegare come funziona davvero la teoria dei vantaggi comparati.

Grazie a tutti coloro che ci hanno mandato testimonianze per il nostro compleanno. E grazie a tutti coloro che ci manderanno i loro contributi, permettendoci così di andare avanti.

Aggiornamenti:
L’Africa al G8  di Paolo de Renzio, 7-07-2005.

Sommario 27 giugno 2005

La scuola italiana non funziona.  Ma non è un problema di risorse: nei paesi che spendono quanto l’Italia in formazione primaria e secondaria, la performance dei quindicenni è di gran lunga migliore che da noi.  E’ un problema di qualità degli insegnanti? E’ difficile, ma non impossibile, misurarla e dovrebbe essere maggiormente incentivata. Ma per farlo bisogna affermare la cultura della valutazione, vincendo fortissime resistenze alle rilevazioni. La valutazione sulla base di parametri oggettivi è ancora più importante nel caso dei concorsi universitari. Apriamo il confronto su due proposte alternative. La prima propone di mantenere i concorsi per l’ingresso nella carriera universitaria a livello decentrato, attribuendo agli atenei locali anche la responsabilità finale (e l’onere economico corrispondente) della conversione a tempo indeterminato dei contratti di docenza e/o ricerca. La seconda propone di tornare ai concorsi nazionali per combattere il malcostume dei concorsi fasulli. Ma non basta probabilmente riformare i concorsi. Perchè l’università italiana incentivi la ricerca bisogna smettere di premiare solo (e troppo) l’anzianità di servizio, rendendo il sistema impermeabile alla concorrenza esterna, come dimostrano i dati sui pochissimi docenti  stranieri presenti in Italia. Mentre le risorse disponibili al sistema universitario italiano non sono cresciute in termini reali negli ultimi 5 anni, il governo ha scommesso sulle iniziative di eccellenza come l’Istituto italiano di tecnologia. Se ne è parlato più prima della sua nascita che adesso che sta per concludersi la fase di startup. Al commissario unico e al direttore scientifico dell’Iit abbiamo formulato alcune domande per capire lo stato di avanzamento di questo progetto. Ospitiamo le risposte di Vittorio Grilli, commissario unico dell’Iit e Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’istituto. 

Aggiornamenti:
La direttiva che non svela segreti, di Andrea Manzitti, 30-06-2005

Sommario 20 giugno 2005

Per contrastare il declino bisogna vincere la sfida dell’innovazione. Anche perché la “minaccia” cinese non è solo fatta di contraffazione di capi di abbigliamento venduti a basso costo, ma soprattutto di delocalizzazione dei laboratori di ricerca delle multinazionali europee. Per questo serve che l’Europa faccia una buona legge sul software open source, salvaguardando i diritti di proprietà intellettuale e riducendo al minimo gli effetti anti-competitivi dei brevetti in questo campo. Infine non si vince la sfida dell’innovazione se i risultati dell’attività innovativa e le nuove tecnologie sono usate solo dagli scienziati e nei laboratori di ricerca e sviluppo. Le nuove tecnologie hanno successo se servono a cambiare in meglio gli aspetti quotidiani della nostra vita. E Internet consente proprio di ripensare il rapporto tra Stato e cittadino.

Continua la crescita dell’occupazione senza crescita del prodotto. Bene! Come possiamo spiegarla?

Aggiornamenti:
L’Agenzia e la base imponibile delle addizionali locali, di Fernando Di Nicola, 24-06-2005

Sommario 15 giugno 2005

Difficile che il Consiglio Europeo che si tiene in questi giorni trovi un accordo sul bilancio comunitario. Dovrà comunque offrire risposte alla crisi costituzionale aperta dal referendum in Francia ed Olanda. Un sondaggio su Internet ci dice che i giovani italiani oggi voterebbero a favore del Trattato costituzionale europeo e che si fidano più dei burocrati di Bruxelles che dei nostri politici. Ma non amano l’Euro. Forse perchè lo ritengono colpevole degli aumenti dei prezzi. In realtà questi sono dovuti alla scarsa concorrenza: un’indagine sui prezzi dei ristoranti dimostra che gli effetti del changeover sono stati sensibili solo nelle province con minore concorrenza. In Francia e Olanda si cercano capri espiatori per il fallimento del referendum: troppo facile (e sbagliato) prendersela con gli immigrati dall’Est.  Mostriamo anche che la delocalizzazione in Francia ha distrutto poco più di 10.000 posti di lavoro all’anno. E ne può aver creati molti di più.

Sommario 13 giugno 2005

La concorrenza fatica a svilupparsi a livello nazionale come locale, dove le amministrazioni, sfruttando le crepe della legge, evitano accuratamente di mettere in discussione le posizioni di monopolio delle loro imprese. 
Per i trasporti pubblici locali la norma cambia ogni anno. Se si facessero le gare d’appalto, si potrebbero risparmiare milioni di Euro. Roma docet. Invece di imporre le gare e di risparmiare, ci si preoccupa di finanziare infrastrutture di dubbia utilità, come la metropolitana di Parma.
Nel settore idrico la legge Galli è al palo. Molti Comuni cercano di rallentare il processo. Le aggregazioni tra imprese vanno avanti. Ma è questa la strada per razionalizzare il settore?
Oggi le Autorità fanno molte segnalazioni al Parlamento, ma tutto si ferma lì. Serve un appuntamento annuale fisso al posto del rito inutile del collegato alla finanziaria: una legge annuale per la concorrenza ove si prendono sul serio le indicazioni delle Autorità.  

Alessandro Rosina e Gianpiero Dalla Zuanna commentano gli interventi sul rapporto tra giovani e famiglia di Chiara Saraceno e Francesco Billari; le controrepliche degli autori.

Tra una newsletter e l’altra abbiamo pubblicato un intervento sulla contrattazione decentrata ed uno sullo spread Btp-Bund con l’euro.

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