Il problema della carenza di medici di famiglia non è tanto nei numeri. Conta di più l’orario di lavoro, il fatto che lavorano da soli e che ci sono dottori con troppi pazienti e altri che ne hanno troppo pochi. Una soluzione semplice ci sarebbe.
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Dalla fine della crisi Covid, l’occupazione è cresciuta molto in Italia. Eppure, il confronto con gli altri paesi ci relega ancora all’ultimo posto in Europa per tasso di occupazione, instabilità del posto di lavoro e part time involontario delle donne.
Nel pensiero a somma zero non c’è spazio per la creazione di maggior valore, ma si può solo redistribuire una ricchezza data. È spesso diffuso nei paesi che hanno registrato anni e anni di crescita bassa, come l’Italia. E ha pesanti conseguenze.
Il sistema contributivo italiano resta incompiuto. Lo è in particolare sulla flessibilità in uscita, che la legge di bilancio 2025 continua ad affrontare con strumenti inadeguati. Una soluzione potrebbe essere la pensione provvisoria prevista in Svezia.
La riforma dell’accesso alle facoltà sanitarie non è la “fine del numero chiuso”: mantiene una forma di selezione, ma la sposta alla fine del primo semestre. È ricalcata sul sistema francese. Garantirà un numero di medici adeguato alle necessità future?
Cosa deve fare l’Italia per mantenere vitale la sua industria dell’auto? Evitare di sostenere lo status quo con risorse pubbliche e invece incoraggiare le imprese del settore a investire in ricerca e innovazione. Per una trasformazione radicale della mobilità.
La ripresa dei consumi delle famiglie europee che ci si aspettava con il calo di inflazione e dei tassi di interesse non si è ancora materializzata. Continuano a pesare le politiche di bilancio restrittive e il rallentamento del mercato del lavoro.