Già l’invasione russa della Crimea nel 2014 costituiva una violazione della proibizione dell’uso della forza sancita dalla Carta delle Nazioni Unite. L’attacco di questi giorni è ancora più grave. E le basi giuridiche addotte da Mosca sono pretestuose.
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Capire i limiti del Pil non significa abbracciare la prospettiva della decrescita. Ma servono nuovi indicatori per dar conto di società generative, capaci di fornire opportunità di realizzazione, in senso ampio, al più alto numero possibile di persone.
Anche il Rapporto Asvis cade nella trappola di attribuire le carenze del sistema idrico al mancato rispetto della volontà popolare espressa col referendum del 2011. Mentre la responsabilità è di chi ancora si oppone al processo di modernizzazione.
Se si chiude una rotta migratoria verso l’Europa, subito se ne apre un’altra. Per questo nessun paese può pensare di contrastare da solo l’immigrazione irregolare. Serve una politica multilaterale di apertura di vie legali di accesso e corridoi umanitari.