L’accordo preliminare del 13 luglio tra la Grecia e i suoi creditori non contiene nessun obiettivo numerico preciso per l’avanzo primario. Il target già fissato sembra ora difficile da raggiungere per il crollo delle entrate fiscali. E questo peserà sul negoziato per il terzo programma di aiuti.
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Il dato di aprile sull’occupazione è superiore alla attese. E si aggiunge ad altri segnali che fanno ben sperare. Ma qualche cautela andrebbe mantenuta. Perché se il lavoro cresce più velocemente del Pil, la produttività media si abbassa. L’aumento inatteso del tempo determinato.
Il Documento di economia e finanzia 2015 alza le stime di crescita ma conferma gli obiettivi di deficit pubblico nel triennio 2015-17. Per questo Renzi promette niente nuove tasse né tagli alle prestazioni. Una lunga lista di riforme intraprese e da fare. Manca però la riforma del welfare.
La mappe qui sotto mostrano le spese militari dei diversi paesi in percentuale del Pil. Tali spese includono: spese in conto corrente e capitale per forze armate, forze per il mantenimento di pace; ministeri della difesa e altre agenzie governative coinvolte in progetti di difesa; forze paramilitari, se addestrate ed equipaggiate per operazioni militari e attivita’ spaziali militari. Queste spese includono personale civile e militare e pensioni corrispondenti; operazioni di manutenzione e approvigionamento; ricerca e sviluppo militari; aiuti militari (inclusi nelle spese militari della nazione donatrice).
Evidente e’ la considerevole spesa di Oman e Arabia Saudita, intorno al 10% del Pil, maggiore anche di Stati Uniti e Russia.
Le stime preliminari del Pil del quarto trimestre indicano che nell’ultimo scorcio del 2014 la ripresa si è complessivamente consolidata in Europa. Per l’Italia le notizie non sono altrettanto buone. Perché il Governo rimanda l’attuazione della delega fiscale, che potrebbe aiutare la crescita?
Perché la disoccupazione diminuisca occorre una ripresa dell’economia. Ma l’aumento dei fatturati va accompagnato da misure che rendano più conveniente creare posti di lavoro in Italia, scoraggiando la delocalizzazione. L’analisi dei dati Istat su occupazione e Pil trimestrale.
Negli ultimi anni il divario tra il tasso di crescita italiano e quello degli Stati Uniti è stato notevole. Le cause sono sia strutturali sia congiunturali. Ora, la congiuntura fa sperare che il differenziale si possa ridurre nel prossimo futuro. A patto di rispettare gli impegni sulle riforme.
Le stime preliminari del Pil per il terzo trimestre migliorano leggermente il quadro per l’Europa, ma non per l’Italia. Il sentiero di crescita per la nostra economia rimane stretto. Serve una riforma fatta e finita che ridia fiducia a famiglie e investitori.
La crisi ha avuto un impatto negativo sulla capacità produttiva, ma il modello usato in Europa tende a sovrastimarlo, per l’Italia e per il resto dell’area euro. Con la persistente carenza di domanda aggregata, è un limite di questo tipo di approccio metodologico.
Altre sorprese dalla legge di Stabilità, corretta dopo lo scambio fra Padoan e Katainen. Un disavanzo aggiuntivo di quasi 6 miliardi, nuovi assunti con decontribuzione solo per l’anno 2015, aumento delle entrate grazie alla tassazione dei Tfr che entra in busta paga. Infine, meno tagli ai ministeri.