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Il Punto

Scompaiono i voucher, utili per compensare attività occasionali senza pesi burocratici. Al picco del loro uso, rappresentavano circa lo 0,3 per cento delle ore di lavoro totali. Ma poi la Cgil ne ha fatto una battaglia di bandiera e nessun politico li ha difesi. Ora, almeno, si torni a rafforzare il lavoro a chiamata.
Con il rialzo dei tassi, la Federal reserve trasmette un messaggio di normalizzazione. Del resto i dati dell’economia Usa sono tutti positivi. E l’aumento del greggio e i salari in crescita hanno fatto tornare l’inflazione a quel 2 per cento che per la Fed è una scelta, per la Bce un assurdo vincolo statutario.
Il vero punto critico della riforma della Buona scuola si chiama “valutazione”. Studenti giudicati in modo non omogeneo e ostacoli allo svolgimento delle prove Invalsi. Insegnanti valutati da comitati con metodi discrezionali. Presidi a giudizio dai loro pari a loro volta soggetti a valutazione. Si può fare molto meglio.
Se la Corte costituzionale dice no a misure di taglio delle pensioni più alte, perché non usare lo strumento fiscale? Una “pension tax” divisa in due: solite aliquote Irpef  sulla parte di trattamento accumulato con la capitalizzazione dei contributi e, invece, aliquote più salate e progressive sulla parte “regalata”. Dove è alto il rischio di obiezioni della Consulta è sul progetto di modulare le aliquote Irpef in funzione dell’età anagrafica. Certo, l’Italia non è un paese per giovani. Ma se il reddito di un giovane è pari a quello di un contribuente maturo, perché dovrebbe pagare meno?
I dati dicono che molte Pmi sono ripartite. I casi di successo riguardano tutti i settori, tranne l’energia ma incluse le costruzioni (già in crisi profonda). Crescita dei ricavi e del valore aggiunto, con margini più elevati. Tutto bene? No. Malgrado il calo del costo del lavoro la produttività è sempre troppo bassa.

Pmi in ripresa, ma la produttività resta un problema

L’impatto della crisi è stato duro, ma già nel 2014 molte Pmi italiane hanno dato segnali di ripresa. I bilanci 2015 confermano il rafforzamento della crescita, anche nelle costruzioni. Il miglioramento congiunturale non risolve però il problema antico della bassa produttività.

Il Punto

Cosa dovrebbe fare un governo che si ritrova consumatori sfiduciati, produzione industriale in lieve aumento, fatturati e ordinativi in calo per deflazione? Due cose, prima di tutto. Riavviare la macchina delle riforme, completando la riforma della Pa. E favorire una più rapida ripresa dei redditi netti, tagliando le tasse sulle persone e non l’Ires. Tenendo conto che arriverà l’effetto Brexit. Che per ora pesa anzitutto nel Regno Unito dove, malgrado la tenuta della borsa, la sterlina si deprezza. Con una classe politica inadeguata a traghettare il paese verso una svolta epocale.
Torniamo a parlare di imprese familiari. È giusto esentare gli eredi dalla tassa di successione per favorire la continuità alla guida dell’azienda? Una via di mezzo è quella di riservare gli incentivi fiscali alle imprese di più piccole dimensioni (per favorirne la crescita) e a quelle con una governance più strutturata.
L’evoluzione del mercato della musica verso piattaforme come iTunes o Google play e con l’uso sempre più frequente di servizi di streaming (Spotify, Deezer) ha indotto la Ue a liberalizzare il sistema dei diritti d’autore. Tocca al Parlamento italiano smantellare il monopolio della Siae dove non serve.
Salpa la riforma del sistema portuale con 15 autorità territoriali. È il punto di partenza per nuovi investimenti con risorse proprie o finanziamenti bancari semi-pubblici. Ma le autorità più piccole rischiano di non farcela da sole. Mentre sono all’orizzonte nuove norme Ue che rimetteranno tutto in discussione.
È tutta un paradosso la giustizia tributaria: è amministrata da giudici onorari scelti senza verifica delle competenze e per compensi irrisori. Ciò nonostante, il processo è mediamente più veloce di quello civile e la corruzione un’eccezione. Riesce dunque a funzionare. Ma per quanto tempo ancora?

Convegno de lavoce.info
Il convegno annuale riservato agli amici de lavoce avrà come titolo “Le riforme fatte e quelle da fare“. Si terrà la mattina di mercoledì 14 settembre all’Università Bocconi di Milano. Vi aspettiamo per incontrarvi di persona, dopo tante interazioni digitali!
La prima parte dell’incontro è riservata alla redazione de lavoce e ai nostri sostenitori più affezionati, chi ci ha finanziato con almeno 100 euro nell’ultimo anno o cumulativamente negli ultimi tre anni (chi non l’ha fatto, è ancora in tempo per compiere la donazione).

 

Crescita: piccolo è brutto, ma a volte conviene

Perché la ripresa dell’economia italiana resta anemica? Si può accusare la piccola dimensione delle imprese, che ostacola gli investimenti e l’innovazione. Ma a determinare la competitività è il confronto tra produttività e costi. E questi ultimi per le grandi aziende sono di gran lunga più alti.

Prospetto informativo su misura per le Pmi

In Italia si studia una soluzione al problema della trasparenza dell’informazione sulle emissioni di titoli. Intanto Bruxelles incentiva di fatto l’accesso al mercato dei capitali delle piccole e medie imprese europee. L’Action Plan e una disciplina più flessibile dei prospetti informativi.

Quanto pesa il fisco sulle piccole-medie imprese

La delega fiscale prevedeva alcune interessanti novità per migliorare i rapporti tra imprese e fisco. I decreti attuativi hanno però introdotto solo le misure che riguardano le aziende più grandi. Ma è proprio sulle Pmi che il peso degli adempimenti si fa sentire di più. La soluzione alternativa.

Come si costruisce l’Unione dei mercati dei capitali

La Commissione europea ha pubblicato un Libro verde che traccia le linee per la costruzione del mercato unico dei capitali. Molta attenzione è dedicata a Pmi, start-up e progetti infrastrutturali a lungo termine. Trascurato, invece, il ruolo degli intermediari e quello delle autorità di vigilanza.

Le start-up ai tempi della crisi

Con la crisi nascono meno imprese. E si è ridotto anche il numero di quelle che riescono a sopravvivere sul mercato e a strutturarsi. Il difficile passaggio da micro-imprese a Pmi e il ruolo fondamentale dei finanziamenti bancari. Le misure di aiuto all’imprenditoria hanno avuto successo.

Piccolo è bello? Giovane è meglio

In tutti i paesi sviluppati il ruolo economico delle Pmi è indiscutibilmente importante. Ancor di più in Italia. Ma ovunque sono le imprese relativamente giovani che creano nuovi occupati e generano maggior valore aggiunto. Purtroppo, da noi la percentuale di queste aziende è più bassa che altrove.

Il Punto

Renzi ha incassato una maggiore flessibilità da Bruxelles nel semestre di presidenza della UE? La risposta è “ni”. Rimangono le regole stupide e complicate che ingessano i bilanci dei paesi membri e tuttavia la Commissione Europea ne attenua la rigidità. Ma è a condizioni così pesanti che l’utilizzo di misure di politica economica espansiva diventa un percorso tutto a ostacoli.
A pochi giorni dall’annunciato piano di Quantitative easing della Bce, la Svizzera abbandona il tasso di cambio fisso franco-euro. Cerchiamo di capire i motivi della decisione, le conseguenze previste e perché questo shock negativo per gli elvetici è invece una piccola buona notizia per l’Eurozona. La Bce richiama le banche al rispetto degli esiti degli stress test d’autunno invitandole ad aumentare gli accantonamenti per i crediti dubbi. In Italia, però, qualcuno teme un peggioramento della stretta creditizia. Sarebbe stato meglio rafforzare il patrimonio in questi anni anziché distribuire ricchi dividendi agli azionisti, fondazioni bancarie in prima fila.
Dovrebbe essere l’imposta che comprende tutto e tutti ma in realtà l’Irpef grava solo sui redditi di dipendenti e pensionati. E l’idea di sostituirla con una flat tax (ad aliquota unica) non sta in piedi. Meglio invece riformarne la struttura semplificandola e restituendole vera progressività. Forse, anche, estenderla ai redditi da capitale.
Secondo il rapporto di Legambiente sul pendolarismo, sussidiare il più possibile il trasporto ferroviario locale e non fare tagli di linee è una politica virtuosa. Eppure, dal punto vista sia ambientale sia sociale, non è scontato che il treno sia la miglior soluzione. Ecco perché.
Gli italiani sono i peggio informati sulle questioni importanti, dice un sondaggio internazionale. Tra le cause, la qualità dei media: poco indipendenti, spesso faziosi
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