La famiglia è un tema importante nei programmi di tutti i partiti per elezioni 2022. Nonostante, almeno a parole, Movimento 5 stelle e Azione-Italia viva concordino sull’importanza della cura e dell’armonizzazione dei tempi vita-lavoro, presentano un elenco di proposte piuttosto indefinito.
Tag: politiche per la famiglia
Tutti i partiti si concentrano sulle politiche per la famiglia, sia per una questione ideologica sia in risposta alla crisi demografica. La differenza negli approcci tra destra e sinistra è evidente, ma c’è un fattore comune: la vaghezza delle proposte.
La legge delega per la riforma dei carichi familiari è senz’altro un passo avanti rispetto al sistema attuale. Ma lascia inalterati alcuni principi del vecchio impianto. In più, il ruolo affidato all’Isee porta a dare un peso eccessivo al patrimonio.
Una maggiore incertezza sulle prospettive occupazionali si traduce in un minor numero di figli. Lo mostra uno studio sugli effetti del Jobs act sulle decisioni di fertilità delle lavoratrici. È un campanello d’allarme per un paese dalla bassa natalità.
Il tema dell’infanzia, del sostegno alla crescita socio-educativa dei minori e alla natalità è strategico per lo sviluppo del paese. Ignorate per molto tempo, le politiche per l’infanzia sono ora di attualità. Ma il disegno riformatore deve essere coerente.
Il governo pensa a due interventi nelle politiche per le famiglie: assegno per i figli e detraibilità della spesa per pannolini e latte in polvere. Coperture dubbie a parte, sarebbe meglio studiare una legge delega per riordinare tutto il sistema.
Un terreno in “regalo” alle coppie che decidono di avere un terzo figlio: il governo vorrebbe così risolvere due problemi: bassa natalità e spopolamento delle aree rurali. Ma la misura non risponde alle sfide poste dal rapporto tra demografia e sviluppo.
SPECIALE 8 MARZO
Nella Giornata internazionale della donna (auguri a tutte!) finalmente registriamo progressi nella riduzione dei divari di genere anche in Italia. Cresce l’occupazione femminile (lavora quasi la metà delle donne in età lavorativa, miglior dato di sempre) e si restringe (poco) al 14,5 per cento la forbice tra le retribuzioni di uomini e donne. Tutto bene? Non proprio. Le differenze di stipendio che rimangono aumentano molto con l’anzianità aziendale e l’età. E la scarsa mobilità verso imprese diverse non aiuta. Ci vogliono politiche incisive per aiutare le donne a conciliare tempo di lavoro e tempo di cura (della casa, dei bambini, degli anziani) che cade ancora sproporzionatamente su di loro. Incredibilmente, la nascita del primo figlio ancora implica una penalizzazione salariale per un periodo fino a 15 anni. Anche per questo l’Italia è fanalino di coda in Europa per nuovi nati. La politica può fare molto per sostenere le mamme lavoratrici o le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano. Per ora non sappiamo cosa i vincitori delle elezioni (M5s e Lega) pensino di questi temi perché in campagna elettorale hanno parlato d’altro: flat tax, reddito di cittadinanza, cancellazione della legge Fornero. Come se le donne non ci fossero.