Nel Ddl sul bilancio 2017 allargare la “no tax area” e aumentare ed estendere le quattordicesime costa 850 milioni di euro. Servono a dare un poco più di ossigeno ai pensionati più poveri. A beneficiarne sono però anche le famiglie con redditi più alti. Per favorire l’uguaglianza di opportunità ci sono anche 155 milioni (a regime) per borse di studio e l’esenzione dalle tasse agli studenti universitari meno abbienti. Bene. Salvo che questi strumenti sono più efficaci nel far salire le iscrizioni che nella riduzione degli abbandoni – la vera piaga dell’università italiana.
Quali effetti immediati possiamo aspettarci dal risultato della sfida per la Casa bianca? Contrariamente a una centenaria tradizione, borse e mercati valutari brinderanno in caso di vittoria democratica e tremeranno se vincerà Trump, anomalo candidato no-global del partito repubblicano. Sconcertate sarebbero anche le delegazioni riunite in questi giorni a Marrakech per confrontarsi sull’attuazione dell’Accordo di Parigi sul clima (che per Trump è fumo negli occhi). Dopo un anno ci si aspettava dai governi una descrizione precisa degli impegni assunti e dei relativi investimenti. Non tutti lo hanno fatto.
Un esempio di come si può sperperare denaro pubblico viene dalla nuova linea ferroviaria Milano-Genova, detta “terzo valico”. È la solita storia: costi che lievitano, scarsa utilità del progetto, assenza di un’analisi indipendente costi-benefici. Ma, niente paura, le grandi opere tornano in auge.
Oggi come 90 anni fa il Nord-Est è squassato da fallimenti bancari. Stavolta due istituti veneti, Popolare di Vicenza e Veneto Banca, hanno bilanci in rosso perché gestiti male. Sullo sfondo di un sistema di potere locale pieno di malsane connivenze, si profila una fusione socialmente costosa.
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La creazione del fondo Atlante ha certamente scongiurato la possibilità di una crisi del sistema bancario italiano. Ma per rafforzarlo davvero servono altri interventi, come sgravi fiscali e velocizzazione del recupero dei crediti in sofferenza. Punire i responsabili dei disastri attuali.
Dalle previsioni economiche della Ue esce il quadro della crescita e delle politiche fiscali in Europa. Nell’Eurozona i “piccoli” non se la passano tanto male mentre c’è sempre un nocciolo duro intorno alla Germania. Le economie in difficoltà sono le solite note: Grecia, Cipro, Portogallo e anche Italia.
Solo qualche zero virgola della Popolare di Vicenza è rimasto ai suoi azionisti precedenti a 10 cent per azione (un millesimo del valore di un anno fa). Meno male che il fondo Atlante si è caricato sulle spalle oltre il 99 per cento dell’aumento di capitale scongiurando una crisi sistemica. Casca a fagiolo, lunedì, la relazione della Consob che spiegherà cosa intende fare per governare un mercato finanziario piccolo, fatto di banche sottocapitalizzate e società con forme di governance che non tutelano gli investitori.
Il Leicester City di Ranieri ha vinto la Premier league inglese contro ogni previsione. Ma a Leicester oltre il calcio c’è di più: un caso da manuale di integrazione dove i britannici sono minoranza e gli originari di paesi lontani si trovano ai posti alti delle professioni e della politica. Lo racconta una “Lettera da Leicester”.
Perdiamo terreno nell’export verso la Cina e importiamo di più. A causa dei consumi e dei beni e servizi incorporati nelle filiere industriali. Per restringere la forbice occorre puntare sui settori giusti: i cavalli di battaglia moda e l’interior design, ma anche farmaceutica e servizi sanitari, ambiente, finanza, tlc.
Dalla giungla di acronimi dei trattati internazionali esce un Ttip (il trattato Ue-Usa per il commercio e gli investimenti) che non scalda i cuori dei leader politici su nessuna delle due sponde dell’Atlantico. Tanto che Hollande lo vorrebbe azzerare. Servirebbero meccanismi per compensare gli eventuali perdenti.
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