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Tag: povertà Pagina 12 di 15

Il Punto

Con la Brexit, la Ue dovrebbe ripensare le sue strutture. Ma non lo farà. Per ignavia. Può però almeno riformare il bilancio comunitario (ormai basato largamente sull’euro) per rendere più facile spendere e allocare risorse in politiche che davvero interessano i cittadini piuttosto che riflettere equilibri di potere.
Istruzioni per l’uso ai giovani che scelgono se e come fare l’università. Una laurea serve. I laureati italiani trovano lavoro più facilmente e guadagnano mediamente il 20 per cento in più rispetto a chi si ferma al diploma. Ma non tutte le lauree sono uguali. Gli studi scientifici fruttano redditi maggiori di quelli umanistici.
Mezzo milione in più nel 2015: adesso sono 4,6 milioni (7,6 per cento della popolazione) gli individui in povertà assoluta. L’aumento riguarda in particolare le giovani coppie con due bambini e gli stranieri. Gli strumenti di welfare non bastano per farvi fronte ed è iniziato solo ora e con poche risorse l’iter legislativo per un reddito minimo. Dati Eurostat e Ocse alla mano, vediamo anche quanto è il costo dell’accoglienza dei profughi nella Ue. In assoluto la Germania è al primo posto, l’Italia al quarto. Ampi squilibri nella spesa giornaliera per rifugiato: da 69,5 euro in Olanda a 35 in Italia, 18,4 in Germania e solo 6,7 nel Regno Unito (comunque troppi a giudicare dall’esito del referendum di giugno!).
Mentre la Corte di giustizia europea sancisce la costituzionalità del bail-in, in Italia si continua a discutere di come mettere in sicurezza le banche a rischio usando fondi pubblici. Se lo si fa, il risultato è quello di premiare gli azionisti. Si potrebbe invece far pagare loro questo vantaggio emettendo diritti, in occasione degli aumenti di capitale, a forte sconto sul prezzo del momento. Cedibili sul mercato.
L’evidenza di un indebito trattamento fiscale di favore ha indotto la Commissione Ue a sanzionare grandi club del calcio spagnolo per aver ricevuto “aiuti di stato”. Gli italiani finora l’hanno fatta franca. Ma tra decreti salva-calcio e salvataggi di alcune squadre dal fallimento, non siamo da meno.

Convegno de lavoce.info
Il convegno annuale riservato agli amici de lavoce avrà come titolo “Le riforme fatte e quelle da fare“. Si terrà la mattina di mercoledì 14 settembre all’Università Bocconi di Milano, secondo il programma. Vi aspettiamo per incontrarvi di persona, dopo tante interazioni digitali!
La prima parte dell’incontro è riservata alla redazione de lavoce e ai nostri sostenitori più affezionati, chi ci ha finanziato con almeno 100 euro nell’ultimo anno o cumulativamente negli ultimi tre anni (chi non l’ha fatto, è ancora in tempo per compiere la donazione).

Troppi bambini poveri in Italia

In Italia nel 2015 il rischio di povertà è aumentato soprattutto per le coppie con due figli. Sono poveri circa un milione di bambini. Rimane invece sostanzialmente stabile la quota degli anziani. Il fenomeno riguarda tutta l’area euro. Cambio di rotta nelle politiche con il reddito di inclusione.

Il Punto

Dopo una campagna piena di colpi bassi e anche tragica, si tiene giovedì il referendum sulla Brexit. Disinformazione e toni xenofobi da parte degli anti-Ue. Cifre catastrofiche poco documentate sull’altro fronte. Riproponiamo in un Dossier gli articoli pubblicati da Lavoce.info sul referendum fin dal gennaio 2013. E seguiamo i recenti sondaggi sulle mutevoli e incerte intenzioni di voto.
Per la prima volta Roma e Torino saranno governate da due donne grilline. Un’importante novità. Vecchie e nuove amministrazioni locali (come anche il governo centrale) dovranno misurarsi con un difficile banco di prova: l’assenza di sostegni monetari per quasi la metà delle famiglie in povertà assoluta e un terzo di quelle della fascia Isee più bassa.
A pesare sulle scelte dell’elettorato femminile – dice una ricerca su elezioni locali passate – può essere la capacità di offrire messaggi positivi, mentre agli uomini piacciono messaggi negativi, di attacco all’avversario. Tra pochi mesi ne avremo un test in America, con la contesa Trump-Clinton.
Continuiamo a raccontare come è cambiata la società italiana. Nel 1995 a praticare la religione era il 30 per cento degli uomini e quasi metà delle donne. Oggi siamo, rispettivamente, al 23,3 e al 34,3 per cento. Gradualmente, come altrove, scende la religiosità ma anche il divario di genere nel frequentare la chiesa.
Abuso di posizione dominante: su questa ipotesi ha aperto una procedura la Commissione europea contro Google-Android. Sotto accusa gli accordi vincolanti con i produttori di smartphone. Ma, a ben guardare, il caso è diverso da quello che costò a Microsoft una maxi-multa e lo spacchettamento di Windows.

300 parole: “Se c’è l’incendio non ti assumo” di Andrea Boitani e Salvatore Modica.

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Un sistema per battere la povertà

Oggi quasi la metà delle famiglie in povertà assoluta non percepisce alcun trasferimento monetario. Mentre un quarto della spesa assistenziale nazionale va a nuclei familiari con redditi nettamente superiori. Serve dunque un nuovo sistema di politiche per chi è in difficoltà. Risorse e resistenze.

Il Punto

È stato inutile il referendum no-triv che ha mancato il raggiungimento del quorum? In pratica sì, dato che tutto resta come prima. Ma grazie al voto sulle trivelle è tornata l’attenzione sulla politica energetica e ambientale del paese. Che va aggiornata per allinearla agli impegni dell’accordo Cop21.
Presto la prova del fuoco del fondo Atlante, con la ricapitalizzazione della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. A seguire, lo smaltimento di 83 miliardi di sofferenze. La Ue per una volta osserva benigna: banche italiane più sane aprirebbero la strada a un’assicurazione comune dei depositi.
Dopo che anche il laburista Corbyn si è espresso contro la Brexit, vediamo qual è la situazione degli schieramenti pro e contro a due mesi dal referendum. Il fronte divide i partiti e le generazioni. I giovani sono in maggioranza per rimanere nella Ue, gli over 55 sono per l’uscita. Su tutti, però, prevale il disinteresse.
Siamo il paese Ue con più poveri (11,5 per cento della popolazione) e tra questi sono in aumento gli stranieri. Beneficiari, di conseguenza, della fetta più grande degli aiuti contro l’indigenza. Qui c’è la miccia che può innescare una guerra tra poveri. Eppure c’è il modo di non farla esplodere. Di norma parliamo di disuguaglianza all’interno di un paese. Ma c’è anche la disuguaglianza tra i popoli del mondo, che segue dinamiche diverse. La rivoluzione informatica e la globalizzazione l’hanno ridotta per i paesi emergenti (Cina e India in prima fila) mentre i paesi più sviluppati che hanno delocalizzato le produzioni l’hanno vista salire.

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Quando uscire dalla povertà fa rima con integrazione

In Italia la povertà rimane un’emergenza che riguarda soprattutto gli stranieri. Nuovi strumenti per contrastarla possono favorire anche una maggiore integrazione? E quali sarebbero i costi e i benefici per il paese? I dati e una contrapposizione tra lavoratori italiani e immigrati da evitare.

Regole di utilizzo per il fondo contro la povertà educativa

I dati dicono che la povertà educativa ha raggiunto in Italia livelli allarmanti. Positivo dunque che il governo abbia istituito un fondo apposito, alimentato dalle fondazioni bancarie. Perché la misura sia efficace va però evitato il rischio di disperdere le risorse. Fondamentale la valutazione.

Così la povertà ostacola l’integrazione degli stranieri

La presenza di immigrati non incide molto sulla spesa pubblica italiana. Tuttavia, per quanto riguarda reddito e patrimonio il divario tra famiglie italiane e straniere è ancora ampio. Ed è per questo che sono soprattutto le seconde a beneficiare delle misure di welfare decise da governo e regioni.

Nella lotta alla povertà un ruolo per le fondazioni bancarie

La lotta alla povertà è finalmente entrata nell’agenda politica. Ma fa ancora troppo affidamento sull’aiuto economico, certo utile nell’emergenza, ma non risolutivo. La capacità di innovazione sociale delle fondazioni bancarie per realizzare programmi efficaci perché pensati con i beneficiari.

Perché abbiamo bisogno di un salario minimo

Era stato previsto nel Jobs Act, ma è stato escluso dai decreti attuativi. Eppure un salario minimo può essere uno strumento efficace nel contrastare l’aumento della povertà nel nostro paese. Fondamentale però che tenga conto del tessuto industriale e sia proporzionato alla produttività nazionale.

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