Nel peggior trimestre di sempre nelle economie occidentali, il Pil dell’Eurozona si contrae più di quello americano. Ma, nonostante il lockdown e l’efficacia solo parziale degli aiuti, l’Italia riesce a contenere il calo a un -12,4 per cento.
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Le nuove, peggiori, stime del Fondo monetario internazionale sull’economia mondiale rendono ancora più urgente che i governi europei si mettano d’accordo sul Recovery Fund e che l’Italia faccia subito qualcosa per rilanciare i consumi.
Del Vecchio scala Mediobanca ma punta all’egemonia nelle Generali. E c’è da scommettere che metterà mano alla strategia della compagnia, oggi poco redditizia per i suoi azionisti.
Politici populisti e autoritari, ovunque nel mondo, hanno minimizzato il Covid-19. Ma i cittadini, in maggioranza, hanno apprezzato gli interventi dei governi che si sono invece mossi con rigore e tempestività. Nell’Eurozona, l’Italia ha stanziato più risorse per contrastare la recessione figlia della pandemia. Su tempistiche e burocrazia, però, siamo maglia nera. La ripresa passa anche dalla mobilità. E, a giudicare dai chilometraggi rilevati con scatole nere e telepass, la voglia di lasciarsi alle spalle i mesi di lockdown sembra forte.
Quote e doppia preferenza di genere non bastano: nonostante la rappresentanza femminile in politica sia in aumento, le donne continuano ad avere difficoltà a ottenere ruoli apicali. Più incoraggiante il mondo delle imprese individuali: qui la percentuale di donne è in crescita e aumentano di pari passo anche le imprenditrici immigrate. Un sistema industriale, quello italiano, che si basa ancora molto sulla proprietà familiare e che stenta a farsi trovare pronto di fronte alle sfide dell’economia globale.
È online il podcast del Festivaleconomia, realizzato da lavoce.info in collaborazione con l’Università di Trento. Prima puntata delle “Parole chiave dell’economia”: Ripartenza, con Francesco Daveri.
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Tutti i principali paesi dell’Eurozona hanno adottato misure per contrastare la recessione causata dal coronavirus. In termini di entità delle risorse stanziate l’Italia fa meglio degli altri. Ma continuano a mancare velocità di decisione e procedure efficaci.
I dati di maggio indicano che la recessione da Covid-19 si sta attenuando, anche se in misura variabile tra paesi. Di certo però i segni della crisi sul mercato del lavoro e nei bilanci aziendali si vedranno a lungo. Sia nell’Eurozona sia negli Stati Uniti e in Cina.
Nell’emergenza sanitaria ed economica è certamente utile prendere provvedimenti che garantiscano liquidità alle imprese, per permettere loro di sopravvivere. Ma bisogna occuparsi anche del “dopo crisi”, per evitare effetti negativi sulla produttività.
L’effetto dell’emergenza sanitaria sul mercato del lavoro è dirompente. Lo dimostrano i dati di aprile sui disoccupati negli Stati Uniti.
Un’indagine su studenti del Sud rivela che alle preoccupazioni per il coronavirus si affianca, soprattutto per chi proviene da un background più debole, il timore per le ricadute economiche. Per la politica è il momento di scelte difficili.