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Il Punto

Non ci volevano i referendum autonomisti per capire che si devono riordinare i rapporti tra le tante e diverse regioni a statuto ordinario e speciale e lo stato centrale. Nel nostro parlamento languono da anni varie proposte al riguardo. Intanto in Francia il numero delle regioni è sceso da 22 a 13, sette delle quali nuove.
La posta in gioco nel braccio di ferro tra governo e Tim è il controllo della rete. Da scorporare – secondo il primo – e unire a Open fiber (Enel più Cdp) per sviluppare la banda larga in tutto il paese. Da tenersi ben stretta – per la seconda – perché porta ancora profitti. Ma il vero business si sta spostando altrove.
Cambio di rotta nei dati sull’occupazione a settembre: aumenta per i maschi con più di 35 anni di età, diversamente che nei mesi precedenti. Donne e giovani perdono posizioni e questo non va bene. Così come preoccupa il brusco stop al calo degli inattivi, che hanno ripreso a salire. Questi dati, come quelli degli ultimi anni, sanciscono anche la crisi degli autonomi. Fino a ieri emblemi del nostro mercato del lavoro, in quasi 15 anni i lavoratori indipendenti sono diminuiti di quasi 1 milione. Un calo meno marcato tra gli stranieri e più evidente tra gli italiani commercianti e artigiani. In controtendenza i liberi professionisti.
Ma è vero che gli stranieri scippano le case popolari agli italiani? A conti fatti l’allarme appare esagerato, sospetto di strumentalizzazione politica. Gli immigrati – anche comunitari – sono intorno all’8,5 per cento negli alloggi popolari, in linea con la loro incidenza sulla popolazione del paese.

Il Punto

“Basta guerra al carbone”, ha annunciato trionfalmente Trump. Probabilmente per compiacere l’uditorio di lavoratori del settore. In realtà il presidente sa bene che è il carbone ad essere finito, perché ha cominciato ad andare fuori mercato già prima che Obama, nel 2015, si facesse paladino delle riduzioni di CO2.
Con un risultato scontato e partecipazione elevata in Veneto e limitata in Lombardia, i risultati dei referendum regionali sono usati da Zaia e Maroni nella trattativa con lo stato per conquistare nuove competenze, tra le quali la scuola che sarebbe la più pesante economicamente e politicamente. E aggiungono pretese costituzionalmente improponibili sul gettito fiscale prodotto localmente. Impossibilità a loro note, ma che raccontano agli elettori.
Abbiamo scritto del Documento programmatico di bilancio (Dpb) inviato dal governo italiano a Bruxelles. Oggi vi proponiamo una infografica che confronta gli obiettivi di finanza pubblica dell’Italia con quelli sanciti nei Dpb di Germania, Francia, Portogallo e Spagna. Debito in calo ovunque. Se cresce il Pil.
I prezzi di farmaci innovativi e importanti per la salute di tanti malati sono troppo alti. Le case farmaceutiche devono ovviamente rientrare dei costi sostenuti per la ricerca. Ma, invece di usare i brevetti, si potrebbe compensarle con premi provenienti da grandi fondi di ricerca. Vari organismi internazionali cominciano a parlarne.

Verso il regionalismo differenziato

Nella riforma costituzionale cambia il rapporto Stato-regioni, con una separazione più netta di competenze. Ne deriva un assetto istituzionale più razionale ed efficiente. Per le regioni a statuto ordinario c’è la possibilità di ottenere maggiore autonomia. A patto di avere i conti in ordine.

Quel potere di veto garantito alle regioni a statuto speciale

La riforma costituzionale prevede che la revisione del Titolo V si applichi alle regioni a statuto speciale solo dopo una specifica modifica dei loro statuti. Lo stato riconosce così agli enti territoriali autonomi un ingiustificato potere di veto. Possibili conseguenze sulla politica finanziaria.

Soldi alla sanità: una scelta tutta politica

Con la discussione sulla legge di bilancio si torna a parlare di finanziamenti alla sanità. Al di là della retorica di governo e regioni, prima di parlare di fabbisogno, si dovrebbe chiarire quale sistema sanitario si vuole per il futuro. Nuovi Lea: l’accentramento non risolve i divari territoriali.

Tempi di post-politica

Dall’Unione Europea arrivano vincoli crescenti che non riguardano solo la politica economica o fiscale. I margini di manovra dei governi nazionali, regionali o locali si riducono di conseguenza. Ma così si restringe lo spazio per il pluralismo delle scelte. E diminuisce il ruolo della politica.

Il buco nei conti delle regioni: solo un pasticcio contabile?

Come mai si parla improvvisamente di un buco di 20 miliardi nei bilanci delle regioni e di ben 5,8 nel bilancio del Piemonte? E che c’entra tutto questo con il dibattito sulla legge finanziaria? La ricostruzione della vicenda, il pasticcio contabile e due domande importanti. Che attendono risposta.

Sanità: il piano di rientro passa in corsia

Sulla spesa sanitaria la principale novità della legge di stabilità riguarda i piani di rientro a livello di singolo ospedale in caso di difficoltà sulla tenuta dei conti o nella fornitura di buoni servizi. Saranno le regioni stesse a comminare le sanzioni. Scatterà poi la clausola di supremazia?

Cambio di rotta sulle province

Fin dall’inizio, la scelta più razionale sarebbe stata attribuire direttamente alle regioni le funzioni delle province, affidando loro anche il compito di razionalizzare la spesa connessa. Ora sembra che anche parlamento e governo, pur con grave ritardo, siano orientati ad abbracciare questa idea.

A ogni regione il suo lavoro nero

Il lavoro irregolare non è lo stesso in tutta Italia. Esistono significative differenze tra regioni. Anche le conseguenze della grande recessione sul lavoro nero sono diverse nelle varie aree del paese. E politiche efficaci richiedono una conoscenza approfondita degli aspetti regionali del fenomeno.

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