La cabina di regia sulla siccità, che ha coinvolto sette ministeri, è stata molto utile per gestire l’emergenza del 2022, definendo una strategia condivisa. Ma per decidere sulle questioni più spinose c’è bisogno di un soggetto tecnico e di uno politico.
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Per proteggere l’acqua abbiamo le competenze tecniche e le norme. Manca invece una chiara percezione della gravità della questione da parte dei cittadini. La giornata dell’acqua può essere l’occasione per aumentare la consapevolezza, nel nome della pace.
L’acqua dolce è una risorsa scarsa. Dovremmo perciò definire un prezzo per i suoi utilizzi. Non si tratta di privatizzarla, ma di costruire una strategia e un sistema di regole capace di promuovere comportamenti e consumi più corretti ed efficienti.
La siccità, conseguenza dei cambiamenti climatici, si può affrontare con un piano in cinque passi. Si avrebbero benefici reali in poco tempo. Ci vuole però consapevolezza che l’acqua dolce è un bene scarso e prezioso.
La romana Acea condivide gli stessi problemi di tante altre imprese italiane simili: un azionista pubblico e la retorica secondo la quale l’acqua deve costare poco. Il razionamento idrico di Roma è il fallimento dell’acqua pubblica in questo paese.
Un’estate torrida provoca danni ingenti all’agricoltura e più in generale all’economia. La gestione delle crisi è stata affidata fino a oggi a una cabina di regia, creata su base volontaria. Visti i successi conseguiti, ora va resa più istituzionale.