Politiche a sostegno delle imprese possono influenzare indirettamente le scelte migratorie. Per esempio, con lo Startup Act del 2012 è diminuito il numero di giovani con alti livelli di istruzione che hanno abbandonato l’Italia per lavorare altrove.
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Si sa ancora troppo poco sulla riforma dell’Irpef di cui ha ricominciato a parlare il governo. Vediamo quali sono i punti di forza e di debolezza di quest’imposta nella sua veste attuale e quali le priorità da cui partire.
Cala a maggio il numero degli occupati ma diminuiscono anche i beneficiari della cassa integrazione. Quanto tempo ci vorrà per tornare alla dinamica “normale” del mercato del lavoro? Lavoro che in Olanda si trova anche nelle fiere. Un modello di successo, che potrebbe rivelarsi vincente anche in Italia.
A conferma del periodo nero per le imprese, nel 2020 è crollato il numero di nuove aziende. Grave perché sono queste a guidare la crescita economica. Imprese che spesso devono fare i conti con i ritardi della Pa: solo la puntualità nei pagamenti garantisce loro la liquidità necessaria alle operazioni commerciali.
C’è tempo fino alla fine del 2022 per richiedere l’accesso al Meccanismo europeo di stabilità. Vista l’incertezza sul futuro, potrebbe rivelarsi conveniente aspettare.
Continuano le puntate del podcast del Festivaleconomia, realizzato da lavoce.info in collaborazione con l’Università di Trento. Parola chiave della settimana: Catene globali del valore, con Chiara Tomasi. Da lunedì: Gender gap, con Alessandra Casarico.
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Quando arriva il 25 novembre, giornata contro la violenza di genere, ci accorgiamo che ogni tre giorni, al culmine di violenze e ricatti sessuali quotidiani viene assassinata una donna – spesso da partner o familiari. Piccoli progressi non bastano: ci vogliono politiche mirate.
Strano ma vero, dopo la ribocciatura dell’Europa l’asta di novembre del Btp Italia ha deluso. Soprattutto Matteo Salvini che sperava nella “mano” degli italiani e nella ricchezza delle famiglie (5300 miliardi) per collocare i titoli pubblici. Un’illusione almeno fino a che si spargono dubbi sulla sostenibilità del debito e sulla permanenza dell’Italia nell’euro. Anche perché con la caduta della borsa e la salita dello spread dei primi sei mesi del “governo del cambiamento” il 20 per cento della popolazione che mette i suoi risparmi nei mercati finanziari ha pagato una patrimoniale virtuale. Che peraltro grava anche sui meno abbienti.
Per giustificare la “pace fiscale” l’esecutivo evoca le manette per gli evasori. Un confronto con gli altri stati europei mostra però che altrove non si usa il carcere contro gli illeciti tributari, mentre da noi l’impossibile “obbligo dell’azione penale” si traduce nella discrezionalità dei magistrati. Contro l’evasione l’uso di sanzioni pecuniarie funzionerebbe meglio del giustizialismo di facciata.
Secondo il ministro Bonafede l’uso dei termovalorizzatori va sempre a discapito del riciclo della spazzatura. Per lui oggi potremmo avere zero rifiuti (nulla in discarica) senza gli inceneritori. Una visione fuori dalla realtà, documenta il fact-checking de lavoce.info.
È positivo il bilancio dello Startup act a sei anni da suo varo, un esempio di sistema di incentivi alla nascita e crescita di imprese innovative. Ci sono però anche da rimuovere i veri ostacoli letali per le nuove aziende, la lentezza della burocrazia amministrativa e della giustizia civile.
Lo Startup act ha avuto un impatto positivo sull’attività delle imprese che ne hanno beneficiato. Si tratta di un primo tassello a cui si devono aggiungere altre misure per rendere l’ecosistema imprenditoriale ancor più favorevole a queste attività.
Il populismo – vincente nell’era dei social network – si alimenta del negazionismo economico, la dottrina che considera l’economia un “pensiero unico”, diffida degli esperti e confeziona scorciatoie illusorie e senza fondamento. Riflettiamo su quello che possono fare economisti e giornalisti per sradicare questi pregiudizi. Uno dei compiti più urgenti è migliorare l’analisi e la comprensione delle disuguaglianze economico-sociali, oggi – più di ieri – ai primi posti nell’agenda di chi fa ricerca.
Sotto il tiro incrociato di Lega e M5s, la riforma previdenziale Fornero rischia di essere presto stravolta. Si potrebbe pensare di offrire la possibilità di uscita anticipata dal lavoro corrispondendo pro rata la parte contributiva della pensione e rimandando la parte retributiva al compimento dell’età pensionabile.
Nel Regno Unito da sette anni le scuole possono diventare autonome dal governo. L’esperienza di queste “academy” suggerisce che per migliorare la qualità dell’istruzione più dell’indipendenza conta il modello di governance adottato. La nostra Buona scuola – per meritarsi l’aggettivo “buona” – dovrebbe tenerne conto.
Gli italiani creano ogni anno migliaia di startup innovative. Il loro sviluppo rimane però appeso a un filo, non tanto perché manchino incentivi mirati su di loro (ci sono) quanto perché il paese non offre un ambiente più favorevole per le imprese. Ne beneficerebbero soprattutto quelle più giovani.
I membri della generazione X – nata tra il 1966 e l’80 – hanno beneficiato della diffusione dell’istruzione ma rischiano di invecchiare in condizioni peggiori dei baby boomer. Anche perché subiranno le conseguenze della crisi degli ultimi anni. Serve che la politica cominci a pensare a loro per tempo.
Le startup creano lavoro e aumentano la produttività nel medio-lungo periodo. Grazie a politiche mirate, anche in Italia si intravedono segnali di miglioramento. Ma restano scarsi gli investimenti da venture capital. Per questo servono riforme più ampie.