Il ministro dell’Economia sostiene che aumentare l’Iva per finanziare una riduzione dell’Irpef potrebbe essere una buona idea. Il ragionamento non considera però la possibile crescita dell’evasione Iva. Mentre non si avrebbero effetti sul costo del lavoro.
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Con il decreto crescita (se approvato) le imprese godrebbero di un piccolo sconto fiscale sull’Ires, un regime di tassazione più semplice del pasticcio inserito nella finanziaria 2019 ma per tre anni meno conveniente di quello vigente prima con la combinazione di Ace e Iri. Beninteso: il governo è a favore di lavoro e imprese!
Arriva il provvedimento per rifondere le vittime dei crac bancari. Indennizzi fino a 100 mila euro non solo per gli obbligazionisti ma anche per gli azionisti, senza limiti legati allo loro situazione economica. Un pasto gratis per tutti, anche per chi ha investito sapendo che si trattava di “capitale di rischio”. A protezione dei consumatori, il Parlamento ha approvato la nuova class action all’italiana, dopo il il flop di quella del 2010. Ma anche stavolta le nuove regole sono ambigue, mal scritte ed esposte all’abuso da parte di associazioni e avvocati senza scrupoli.
Lavorare meno, lavorare tutti: un vecchio slogan della sinistra riesumato dal nuovo presidente dell’Inps e dal M5s. Studi passati su altri paesi Ue indicano che la cosa può funzionare – a parità di occupati – a patto che la produttività aumenti. Condizione di difficile attuazione nell’Italia di oggi.
In Finlandia (che ha appena dato una esigua maggioranza ai socialdemocratici), il precedente governo aveva sperimentato per due anni un reddito di cittadinanza: un sussidio di 560 euro a un campione di 2 mila disoccupati di età tra 25 e 58 anni. Che non hanno cercato più lavoro ma hanno vissuto un po’ meglio.
I possibili dazi su prodotti Ue – dai componenti aerospaziali al prosecco al pecorino – annunciati pochi giorni fa dagli Usa non sono un nuovo capitolo della guerra commerciale di Trump contro tutti. Rientrano in una disputa vecchia di 15 anni all’interno del Wto. Con più possibilità di trovare una mediazione.
In inglese si dice ”workers’ buyout” (Wbo): è l’acquisizione dell’impresa in crisi da parte dei lavoratori. Sull’orlo della chiusura, viene rilanciata con l’obiettivo di preservare occupazione e competenze. Sostenuti da incentivi pubblici, i casi in Italia sono ormai numerosi. Ne vediamo i pro e i contro.
La recessione peggiora i conti pubblici e rischia di obbligarci a una nuova austerità che farebbe salire le disuguaglianze. Per ridurre le quali il mix di minori spese e temporanei incrementi di imposte dovrebbe preservare il sociale e le infrastrutture, consumi e redditi da lavoro. E tassare immobili pregiati, successioni e guadagni finanziari. Sarà l’armonizzazione fiscale uno dei campi in cui la Ue potrà fare passi avanti dopo le prossime elezioni europee. Qualcosa si è fatto con due direttive negli ultimi tre anni. La concorrenza fiscale tra stati va bene ma l’elusione delle imprese che sfruttano i diversi sistemi di tassazione va frenata.
Scocca l’ora anche in Italia – come in molti paesi Ocse – del salario minimo legale? Sembrerebbe di sì, visto che ci sono in Parlamento ben cinque proposte di legge. Si differenziano tra loro per entità, platea, variazioni regionali, rivalutazioni periodiche. Ma i sindacati rimangono diffidenti sul tema.
Oltre a essere squallido, il muro che Trump vuole tra Usa e Messico non potrà bloccare le trasformazioni sociali. L’etnia bianca scenderà sotto il 50 per cento entro 25 anni, mentre cresceranno l’ispanica e, meno, l’asiatica e l’afro-americana. Con implicazioni per disparità, istruzione, occupazione e per gli orientamenti di voto. Più efficace, invece, un altro strumento negoziale del presidente americano: i dazi. Applicati per forzare la Cina ad aprire il suo mercato chiuso e poco trasparente, sono stati un’alternativa sbrigativa alla riforma del Wto. Un processo troppo incerto per politici nazionalisti che vogliono risultati immediati.
Senza dar retta alle obiezioni della commissione Ue, il governo presenta una manovra che tra più spesa e meno entrate mette insieme 38,1 miliardi di risorse. Coperte per meno della metà e frutto di un mix di provvedimenti che arriva a una vera magia: tanto rumore (per sforare i conti) per nulla, nemmeno una spinta alla crescita. Solo per il 2019, la legge di bilancio caricherà su banche e imprese più di 6 miliardi di maggiori tasse, tra anticipi-rimodulazioni di vario genere e riforme strutturali (come abolizione di Iri e Ace e sconto fiscale sugli utili reinvestiti) con aggravi sicuri e benefici incerti.
Nelle elezioni Usa di midterm, le donne hanno votato più degli uomini e, quando si sono candidate, sia le democratiche sia le repubblicane hanno vinto più dei maschi. Un’onda rosa formatasi nel gennaio 2017 con la grande manifestazione anti-Trump e cresciuta con il movimento MeToo.
Capita, come qualche giorno fa, che le costruzioni abusive vengano spazzate via dalle piogge o dalle frane. Raramente dalle ruspe per ordine di un’autorità amministrativa. Un’occhiata alle stime e alle statistiche dà un’idea della vastità di questo fenomeno. Duro a morire. Meno disastroso, ma un altro vizietto diffuso in Italia più che altrove è il plagio accademico. Chi copia articoli scientifici per ottenere titoli di studio o vincere concorsi non subisce gravi conseguenze, nemmeno se ha cariche politiche. Mentre in paesi come Spagna e Germania si dimette con disonore. Organi indipendenti (dunque non l’agenzia stile Minculpop a cui sta pensando il governo) potrebbero far rispettare le regole.
Per prendere decisioni su molte grandi opere il governo si affida alle analisi costi-benefici che misurano i vantaggi per cittadini e imprese. Se però si vuole stimare l’impatto su crescita e occupazione, meglio fare analisi comparative di valore aggiunto. Anche perché non tutti gli investimenti pubblici le aiutano.
Le misure fiscali indicate nella legge di bilancio avranno effetti di cassa negativi su imprese e banche. Per il 2019 si tratta di più di 6 miliardi. Difficile dunque che aiutino a raggiungere gli ambiziosi obiettivi di crescita prospettati dal governo.
In un recente rapporto l’Istat ha aggiornato le stime sul peso del sommerso e dell’economia illegale che arriverebbe a 207 miliardi all’anno (il 12,6 per cento del Pil). Il peso degli stupefacenti è misurato dal lato di chi acquista, prostituzione e contrabbando di tabacco da quello di chi offre questi peculiari beni e servizi.
Tornato sulla scena politica, Berlusconi rivendica di “non aver messo le mani nelle tasche degli italiani” durante i suoi quattro governi. Il fact-checking de lavoce.info mostra però che nel 2011 l’ex Cavaliere aumentò l’Iva e mise le basi di legge per gli aumenti degli anni successivi. Altri dati che si prestano a interpretazioni di parte sono quelli sul mercato del lavoro. Dove i buoni numeri sull’occupazione sono controbilanciati dalla persistenza del tasso di disoccupazione e il mancato recupero delle ore lavorate totali. Tra le anomalie del mercato del lavoro in Italia, la più lenta crescita dei salari del mondo industrializzato da 20 anni a questa parte. Colpa della produttività stagnante, non dell’euro.
Con il mancato pagamento di 200 milioni di interessi sul debito sovrano, il Venezuela è di fatto in default. Il suo futuro è ora in mano ai principali creditori, cinesi e russi. I primi sono grandi acquirenti del suo petrolio, i secondi – meno esposti – coltivano soprattutto un interesse geo-politico nella regione.
Con la legge di bilancio l’Imposta sul reddito dell’imprenditore (Iri) viene incredibilmente rimandata al 2018. Per mettere in cassa 2 miliardi in più. Al costo di non attuare una buona idea (già preventivata) che uniforma le tasse sulle imprese e favorisce il reinvestimento degli utili nelle piccole e micro-aziende. Tra le pieghe della “finanziaria”, anche un condono sulle somme che le aziende farmaceutiche devono allo stato per lo sforamento dei tetti di spesa. Il tutto per un tragicomico pasticcio da miliardi di euro. Protagonisti: Agenzia del farmaco, imprese del settore, Tar del Lazio, regioni, ospedali. E contribuenti.
Elaborando i dati Istat sui permessi edilizi si possono valutare i piani casa delle regioni. Varati nel 2009 per incentivare ricostruzione e ampliamento di edifici residenziali con premi di superficie o volume in mezzo a una crisi dell’immobiliare, hanno prodotto investimenti modesti, permettendo però di sopravvivere a piccole imprese e artigiani.
Le tasse sui carburanti coprono ampiamente i costi sociali generati dalle auto in termini di emissioni di CO2. Il settore risponde perfettamente al principio del “chi inquina paga”. Non si capisce allora perché Europa e Italia continuino a destinare ingenti risorse al trasporto ferroviario.
Superamento degli studi di settore, rottamazione dei ruoli, abolizione di Equitalia e nuova imposta sul reddito dell’imprenditore sono le principali novità fiscali della legge di bilancio 2017. Tra interventi condivisibili e altri che porteranno a cadute di gettito, restano questioni aperte.
La misura che prevede che sia la stessa pubblica amministrazione a versare l’Iva dovuta dai suoi fornitori ha determinato un recupero di gettito di circa 2,2 miliardi nel 2015. I flussi provvisori per i primi mesi del 2016 confermano questa tendenza. Un successo contro l’evasione dell’imposta.