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Quegli investimenti che Industria 4.0 dovrebbe fare

Per rilanciare il nostro sistema produttivo, Industria 4.0 dovrebbe colmare il ritardo nell’adozione delle Tic, con interventi per la diffusione della banda larga e dei servizi di cloud computing. Come inserirsi nelle catene globali del valore. Il secondo articolo di analisi del piano del governo.

Il Tic che serve alle imprese

Il piano Industria 4.0 si basa sull’idea che il futuro delle imprese sia nella digitalizzazione. Siamo in ritardo nell’adozione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Tic). Quanto è questo ritardo e dove si annida? Che implicazioni ha per Industria 4.0? Primo di due articoli.

Il Punto

Il piano Industria 4.0 del ministro Calenda spinge le imprese ad accelerare l’adozione di tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Tic). Per ora – lo dice un confronto con la Germania – scontiamo un ritardo che ci rende meno competitivi. E che dipende dalla dimensione di impresa, non da incapacità gestionali. Il contesto – certificato dalla Nota di aggiornamento al Def – è quello di una crescita in chiaro rallentamento. I numeri della nostra infografica  confrontano le previsioni del governo con quelle di Ue, Fmi, Ocse e Confindustria.
Deutsche Bank – con il suo investment banking – è fonte di rischio sistemico, ha accumulato enormi sanzioni per illeciti e quindi non riesce a tornare a fare la banca delle imprese. Eppure a Berlino si lamentano: colpa della Bce di Draghi che tiene i tassi sotto zero. Ma mi faccia il piacere, avrebbe detto Totò.
Esame di maturità: si cambia. L’obiettivo è rendere più omogenee la valutazioni degli studenti sul territorio nazionale. Come? Il voto sarà affiancato dal risultato di un test Invalsi. Anche per risparmiare qualche soldo, le prove saranno ridotte a due e le commissioni non avranno più membri esterni.
Legge dello stato da luglio, l’Italicum probabilmente non verrà mai utilizzato come sistema elettorale. Con meccanismi bizzarri e in odore di incostituzionalità, una volta riformato può diventare oggetto politico di scambio nella contesa tra “sì” e “no” al referendum costituzionale del 4 dicembre.
Approvato dalla Camera, il disegno di legge contro bullismo e cyberbullismo colma un vuoto su un fenomeno sempre più diffuso e preoccupante. Ma, a ben guardare, la norma è inadeguata e fatta male. Affida al Garante della privacy compiti che difficilmente potrà svolgere e dà spazio a ingiuste censure sul web.

 

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