L’esperienza vissuta dall’Italia durante la pandemia impone una riflessione critica sull’evoluzione del nostro sistema istituzionale. Dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, è caratterizzato da una dispendiosa molteplicità di livelli di governo.
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I due referendum per l’autonomia in Lombardia e Veneto hanno riportano in primo piano l’annoso dibattito sul riordino complessivo delle regioni italiane. Intanto, in meno di un anno la Francia ha attuato una riduzione significativa delle sue regioni.
La fragilità del territorio italiano rende cruciale l’adattamento ai cambiamenti climatici. Già le risorse, per lo più fondi europei, non sono sufficienti. Ma il vero problema è la frammentazione degli interventi. Perché per il Titolo V Stato e Regioni hanno poteri legislativi concorrenti sul tema.
La riforma costituzionale prevede che la revisione del Titolo V si applichi alle regioni a statuto speciale solo dopo una specifica modifica dei loro statuti. Lo stato riconosce così agli enti territoriali autonomi un ingiustificato potere di veto. Possibili conseguenze sulla politica finanziaria.
La riforma della legge elettorale e quella del Senato sono collegate. Ma la prima si fa con legge ordinaria, la seconda necessita di una revisione costituzionale, che richiede più passaggi in Parlamento. Le probabilità di approvazione e le incognite da affrontare. Aspettando le elezioni regionali.
Siamo ancora alla fase dei titoli. Il Governo ha adesso meno di un mese di tempo per passare dalle presentazioni in powerpoint agli atti, rendendo possibile il taglio delle tasse. Su questo sito molte proposte su come tagliare la spesa pubblica.
La riforma del Titolo V per definire le competenze di Stato e Regioni è opportuna. Ma non basta. Bisogna porre un freno anche all’inflazione di leggi regionali, spesso inutili, mal coordinate fra loro e mai sottoposte a valutazione. Il buon esempio dell’Emilia Romagna.
La città metropolitana delineata nella legge Delrio è inadeguata. I nuovi enti assomigliano molto alle province, ulteriormente indebolite. La questione del sindaco metropolitano e gli obiettivi e le competenze da rafforzare. Almeno quattro i punti chiave che il Senato dovrebbe migliorare.
La Camera delle autonomie proposta da Matteo Renzi non avrebbe competenze molto diverse da quelle attuali del Senato. Pur privata della funzione fiduciaria, rimarrebbe una seconda camera molto forte, ben lontana dal passaggio a un sistema monocamerale. Ma il vero punto debole è la sua composizione.
Revisione del Titolo V, trasformazione del Senato in Camera territoriale e abolizione delle province: forse questa volta si fa sul serio. Ecco alcuni nostri contributi sull’argomento.