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Se dalla guerra dei dazi si passa a quella valutaria. E oltre

Le tariffe danneggiano l’economia. Ma il rapporto al Parlamento europeo di un gruppo di esperti giunge a conclusioni forse troppo ottimistiche su quelle imposte dall’amministrazione Trump perché non tiene conto di possibili effetti collaterali.

Il contraccolpo della globalizzazione non risuona solo a Washington

La voglia di protezionismo e isolazionismo non riguarda solo gli Usa di Trump. La si vede in molte democrazie occidentali, dove le conseguenze della globalizzazione e della crisi finanziaria hanno modificato il posizionamento di elettori e partiti.

La scure di Trump sull’accesso alle terapie ad alto costo

Nel tentativo di trovare un equilibrio tra contenimento della spesa farmaceutica e garanzie di ritorni all’industria per la ricerca, si sono sviluppati modelli di pagamento innovativi. Messi ora a rischio dalle decisioni dell’amministrazione Usa.

Aiuti allo sviluppo: quando a indirizzarli è il coniuge del leader

Gli americani chiudono i cordoni della borsa sugli aiuti internazionali. Valutare l’efficacia dei programmi diventa così ancora più importante. Infatti, anche quando non sembra, subiscono sottili interferenze politiche, che ne minano l’utilità.

Una Silicon Valley trumpiana: follow the money

Nell’avvicinamento delle big tech all’amministrazione Trump gli interessi economici contano più dell’adesione ideale a tesi libertarie. A dar fastidio sono i tentativi di regolamentazione in patria e soprattutto in Europa, dove le regole sono incisive.

L’Iva secondo Trump*

L’Iva è diventata un bersaglio negli Stati Uniti: il presidente la equipara a un dazio, alcuni commentatori la ritengono un incentivo alle esportazioni. Ma come la sales tax Usa, l’imposta europea non fa distinzioni sulla provenienza delle merci.

Tanti ostacoli per la difesa europea

Il problema della spesa per la difesa in Europa è oggi la frammentazione nei diversi stati. Un semplice aumento delle percentuali non servirebbe a molto. Si dovrebbe invece investire su progetti comuni. Farlo nella Ue a 27 è però praticamente impossibile.

Nove grafici sui dazi statunitensi

Il 2 aprile, Donald Trump ha annunciato l’introduzione di nuovi dazi commerciali, con l’obiettivo – a suo dire – di contrastare il protezionismo di altri paesi e rafforzare la posizione degli Stati Uniti nel commercio globale. Questi dazi, variabili in base al livello di barriere commerciali esistenti secondo il presidente americano, colpiranno principalmente Cina, Unione Europea e altre economie chiave: mentre la Cina dovrà affrontare un nuovo dazio del 34 per cento, da sommarsi a quelli già esistenti, per l’Ue esso ammonterà al 20 per cento.

Sebbene queste misure possano portare a un aumento delle entrate doganali e proteggere la produzione nazionale, c’è il rischio che possano anche aumentare i costi per i consumatori e danneggiare gli scambi internazionali. Le implicazioni economiche potrebbero rivelarsi complesse, influenzando tanto gli Stati Uniti quanto i paesi più vulnerabili a queste politiche protezionistiche. Ne parliamo in questa serie di grafici.

Nella strategia dei dazi la fine non è sempre nota

Canada, Messico e Cina sono i primi destinatari dei dazi promessi dal presidente Usa. Ma le tariffe non daranno i risultati economici sbandierati. Perché sono soprattutto uno strumento di pressione. La reazione però potrebbe essere diversa da quella voluta.

L’economia europea nella guerra dei dazi

È probabile che l’amministrazione Trump imponga dazi anche sulle esportazioni europee negli Usa. Nello scenario peggiore la Bce potrebbe trovarsi a fronteggiare contemporaneamente il rallentamento dell’attività economica e il rialzo dell’inflazione.

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