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Tag: Trump Pagina 7 di 8

Il Punto

Il neo-presidente Trump accusa la Cina di manipolare il cambio delle valute. Sbaglia. Il relativo deprezzamento dello yuan rispetto al dollaro non è frutto delle politiche di Pechino. Deriva piuttosto dal ruolo di assicuratore dei portafogli mondiali svolto dalla moneta Usa.
Risorge la Sen, Strategia energetica nazionale, rimasta quasi lettera morta dal 2013 e adesso in parte superata. Giusto riproporla, tenendo conto di vari elementi di novità: il proliferare di imprese private nel settore, i vincoli europei, l’altalena dei prezzi, lo sviluppo tecnologico.
Con l’Italicum si può votare subito, dice la Consulta che boccia il ballottaggio e mantiene il premio di maggioranza per chi prende almeno il 40 per cento dei voti. Problemino: la coesistenza tra il Consultellum così disegnato per la Camera e il proporzionale senza premio di maggioranza vigente al Senato.
Le polemiche sui rifugiati offuscano i numeri veri dell’immigrazione in Italia. I profughi sono 175 mila mentre gli stranieri regolari sono 5 milioni. Il saldo tra quanto beneficiano dal welfare e quanto pagano di tasse è positivo, per le casse dello stato, tra 1,8 e 2,2 miliardi di euro. Ma in Tv si sente dire che approfittano di noi.
A lungo è prevalsa la convinzione che il made in Italy a basso contenuto tecnologico bastasse a garantire benessere. Così ci ritroviamo un’industria manifatturiera in affanno rispetto al resto dell’Europa. Diventa cruciale recuperare il divario tecnologico, specie per le Pmi. Il programma Industria 4.0 cerca di farlo.
La rigida applicazione del patto di stabilità interno ha portato gli enti locali a tagliare drasticamente gli investimenti (-17 miliardi rispetto al 2009). Ora le varie iniziative legislative del passato governo danno maggiori spazi di azione, ma finanziare il necessario rilancio delle spese in conto capitale rimane difficile.

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Il Punto

Si arriverà a una commissione parlamentare d’inchiesta su Mps. La novantunesima della serie nella storia della Repubblica. Per qualcuno si tratta di produzione di carte a mezzo carte. Per altri sono importanti strumenti di monitoraggio della vita pubblica. La loro efficacia dipende molto da come sono composte.
Rompendo finalmente gli indugi, la signora May ha enunciato i suoi 12 punti fissi alla base del negoziato per la Brexit. Chiara a parole, nel dettare le condizioni alla Ue. Ma confusa nel rivendicare tutto e il contrario di tutto nei rapporti con la Scozia, con l’Irlanda, sul ripudio della giustizia europea e anche sull’immigrazione.
Trump si insedia alla Casa Bianca e passerà dagli annunci ai fatti con la sua proposta di budget per il 2018.   Sapremo dunque con precisione come si svilupperà il suo programma dai tagli delle tasse agli investimenti pubblici, alle misure protezionistiche. I mercati finanziari calcoleranno le ricadute sull’economia reale e mostreranno se la luna di miele col nuovo presidente continuerà o no. E vedremo con quali politiche, in concreto, il tycoon cercherà di mantenere il consenso di un elettorato che ha votato uno degli uomini più ricchi d’America come portavoce degli sconfitti.
Sulla scacchiera europea dei grandi gruppi di telecomunicazioni e media, l’assalto di Vivendi a Mediaset è in un momento di stallo. Nella nostra infografica è evidente la posizione dominante di Bolloré, grande azionista di Tim e della società del Biscione. Tocca all’Agcom indicare come sciogliere il legame perverso.
Continua a crescere da oltre 30 anni la disuguaglianza tra ricchi e poveri nei paesi industrializzati. Per l’Ocse non è solo questione di come la si divide ma anche di quanto grande diventa la torta. La mancanza di equità crea tensioni sociali, riduce le risorse delle famiglie a basso reddito e sfavorisce l’accumulazione di capitale umano. Della qual cosa poco si cura la politica italiana. Dei costi di benessere delle disuguaglianze si era occupato fin dai primi anni ‘70 Anthony Atkinson, il grande economista che ci ha lasciati in questo inizio d’anno e che ancora una volta ricordiamo sulle nostre pagine.

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I primi cento giorni di Trump e l’umore dei mercati

Nei suoi primi cento giorni l’amministrazione Trump dovrà prendere decisioni importanti: proposta di budget per il 2018, agenda sul commercio internazionale e riforma fiscale. Le scelte potrebbero portare a un rapido cambiamento d’umore dei mercati finanziari, sinora benevoli con il nuovo presidente.

Dagli Stati Uniti l’ombra di un nuovo nazionalismo*

Trump ha convinto milioni di americani a votare per lui promettendo di costruire un muro lungo il confine messicano e di deportare milioni di immigrati illegali. Ma tendenze simili, che contengono una matrice protezionista e localista, si manifestano anche altrove, fino a contagiare i paesi europei.

Il Punto

Mentre da Bruxelles arriva la richiesta di manovra correttiva e il rating del debito italiano torna ad abbassarsi, i mercati non reagiscono negativamente perché sanno che la Bce ci copre le spalle. Meglio rafforzare le aperture di credito aggiustando i conti con una vera spending review.
Troppo vaghe le nuove linee guida delle autorità finanziarie europee – in arrivo a breve – sui requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza dei vertici delle banche. Si rischiano interpretazioni molto varie perché il senso dell’etica è ben diverso tra Berlino, Stoccolma, Atene, Roma e Lussemburgo.
Trump abbandonerà Wto e Nafta, come promesso agli elettori americani? Per il diritto internazionale può farlo: i due trattati prevedono l’uscita con procedure più semplici che nel caso della Brexit. Il rischio è una guerra commerciale che lascerebbe sul terreno – è stato stimato – 4 milioni di posti di lavoro Usa. In buona parte proprio quei lavoratori che sono stati conquistati dal programma protezionistico del tycoon.
Ricercatori di un’università californiana hanno inviato un articolo palesemente artefatto a un gran numero di riviste che si dichiarano “scientifiche”. Il 16 per cento di queste l’ha rifiutato, mentre l’84 per cento l’ha accettato senza alcuna revisione. E una ricerca dice che queste pubblicazioni truffaldine sono diffuse anche in Italia.
Alla fine, le province sono vive o no? Domanda legittima. Con le modifiche apportate dalla legge Delrio e la loro mancata abrogazione via referendum, rimangono sulla carta (costituzionale). Prive di obiettivi di interesse generale e limitate a compiti di sportello come quelli delle Camere di Commercio.

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Se Trump esce da Wto e Nafta

Con l’insediamento di Donald Trump, gli Stati Uniti potrebbero chiedere di uscire dal Wto e dal Nafta. La procedure sono tutto sommato semplici, meno chiari i vantaggi per l’economia americana. Ma davvero gli Usa vogliono denunciare i più importanti sistemi di regole ispirati al liberismo economico?

I rischi del nuovo protezionismo americano

Apertura economica e commercio internazionale sono stati al centro della campagna elettorale Usa. E saranno temi importanti anche nell’Europa del 2017. Il protezionismo è oggi un’opzione politica allettante. Ma oltre a creare danni all’economia mondiale potrebbe alimentare tensioni geopolitiche.

Il Punto

Fca rischia di pagare una multa di 4 miliardi di dollari – un quarto del suo valore di borsa – perché l’Epa (l’agenzia di protezione dell’ambiente che ha colto in castagna Volkswagen) la accusa di aver usato un software che trucca le emissioni. Ma a Washington qualcosa potrebbe cambiare con l’insediamento di Trump.
Ubi compera al prezzo di un caffè quel che rimane di Etruria, Marche e Carichieti, le tre “good bank”  (virgolette d’obbligo). Giungono così al capolinea istituti considerati pochi anni fa campioni del localismo bancario. In realtà centri di erogazione del credito secondo gli interessi dei ras locali. Al primo posto quelli delle costruzioni. Intanto arrivano i piani individuali di risparmio (Pir). Strumenti d’investimento nell’economia reale senza tasse ma con rischiosi vincoli di durata minima di cinque anni. Speriamo non si rivelino l’ennesimo regalo a banche e intermediari che per il disturbo incassano laute commissioni.
Il 2017 festeggia i 60 anni del Trattato di Roma con tanti appuntamenti elettorali nei paesi Ue: si vota in Francia (due volte), Germania, Paesi Bassi e forse in Italia. Alta probabilità che si affermino partiti anti-establishment, euroscettici e in qualche caso xenofobi. E alti rischi per l’Europa che abbiamo visto finora.
Grandi gruppi francesi comprano imprese italiane a mani basse ma quando noi proviamo a entrare nel capitalismo transalpino troviamo mille difficoltà. Non tanto per una questione di protezionismo. Piuttosto  come produttori e investitori loro sono più internazionalizzati di noi. Un protezionismo che solleva timori è invece quello annunciato da Trump. I paesi emergenti, a partire dal Brasile sono giustamente preoccupati e temono che possibili turbolenze finanziarie dirottino la liquidità da loro agli Usa.
Ha una laurea con 110 in una disciplina scientifica nel Nord Italia, un’esperienza Erasmus, va in Germania, Francia o Inghilterra per guadagnare il 36 per cento più che da noi, con prospettive di carriera molto migliori. È, secondo i dati Istat, l’identikit tipico di uno dei 14 mila giovani che emigrano ogni anno.

Una precisazione di Gabriele Toccafondi, sottosegretario al Miur, relativa all’articolo di Massimo Greco “Scuole paritarie: la sentenza che blocca i contributi statali”. E la replica dell’autore.

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Perché Trump spaventa il Brasile*

L’elezione di Donald Trump dopo una campagna elettorale incentrata sul ritorno alla politica protezionista ha creato forti preoccupazioni in Brasile. Ma sul piano commerciale la situazione è molto più favorevole di quanto si pensi. I problemi potrebbero venire dalle turbolenze finanziarie.

Il Punto

2017, primo anno di Trump e avvio della Brexit vera. Con Usa e Regno Unito obbligati a crescere e a importare di più, a beneficiarne potrebbe essere la Ue. Molto però dipende dalle decisioni delle multinazionali e dalla capacità dei governi dell’Europa continentale di attrarne gli investimenti.
Archiviata come gaffe ministeriale la frase del ministro Poletti sui giovani che emigrano “e in molti casi è bene che rimangano dove sono”, mettiamo a fuoco il problema attraverso i numeri. Che dal 2009 si sono impennati. Sono per lo più persone istruite in cerca di prospettive migliori. Molti dal Sud. Dove non ritornano.
Il ministro degli Interni Minniti annuncia un giro di vite sugli stranieri non in regola: molte più espulsioni e riapertura dei Cie. Ma passare ai fatti è un’impresa titanica. Per contrastare l’irregolarità meglio puntare su corridoi umanitari con una selezione alla partenza, riaprire i flussi per tipo di lavoro, organizzare rimpatri volontari assistiti.
Grande economista e vero scienziato sociale interessato al dialogo tra discipline, Anthony Atkinson ha gettato le basi della moderna teoria della misurazione della disuguaglianza, riportandola ai suoi fondamenti etici. Con il chiodo fisso di politiche di welfare per contrastare povertà e iniquità e di un’Europa che metta al centro le persone e il loro benessere. Lascia un’eredità scientifica fondamentale e – a chi ha avuto l’onore di lavorare o studiare con lui – il ricordo di una grande carica umana.
Tra Natale e l’Epifania lavoce.info ha aggiornato quotidianamente il sito con nuovi articoli. Parlando di Monte dei Paschi, corporate governance, oro delle banche centrali, qualità dell’istruzione, politiche demografiche, alternanza scuola-lavoro, lotta ai cambiamenti climatici, scuole paritarie.

Buon 2017 a lettori e autori!

Tre nuovi ingressi in redazione: Paolo Balduzzi, Silvia Merler e Alessandro Santoro che i lettori de lavoce.info già conoscono attraverso numerosi loro interventi. Ci daranno contributi originali e di alto livello rispettivamente su temi politico-istituzionali, banca e politica monetaria, fisco e finanza pubblica. A Paolo, Silvia e Alessandro un caloroso benvenuto. 

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