L’introduzione di un reddito minimo per gli ultra-cinquantacinquenni in condizioni di povertà, suggerita dal presidente dell’Inps, rischia di frammentare ulteriormente il welfare italiano. Servirebbe esattamente il contrario: una misura universalistica di sostegno al reddito dei poveri assoluti.
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Il Documento di economia e finanzia 2015 alza le stime di crescita ma conferma gli obiettivi di deficit pubblico nel triennio 2015-17. Per questo Renzi promette niente nuove tasse né tagli alle prestazioni. Una lunga lista di riforme intraprese e da fare. Manca però la riforma del welfare.
L’aumento della speranza di vita richiede un allungamento della vita lavorativa. Che però si scontra con altre problematiche sul mercato del lavoro. Come la presunta minore produttività dei lavoratori anziani e i salari più elevati con il passare degli anni. Il ruolo delle imprese e del welfare.
Tra i migranti che arrivano in Italia per ragioni di lavoro cresce il numero delle donne. Aiutano le italiane nella conciliazione di lavoro e cura di bambini e anziani. Ma così cambia anche il “mercato matrimoniale”, con l’aumento delle unioni miste. Il welfare e una nuova idea di famiglia.
Se investito nella previdenza complementare, il Tfr può diventare la premessa per una riduzione dei contributi sociali e del costo del lavoro. Serve però un cambio di rotta rispetto al passato e una visione più ampia del ruolo che i fondi pensione possono svolgere in un moderno sistema di welfare.
Dall’approvazione della riforma delle pensioni, le condizioni macroeconomiche sono drasticamente cambiate. Forse, tutto il sistema andrebbe ripensato, con una riduzione dei contributi per i più giovani, per favorire la ripresa di economia e occupazione. Il ruolo della previdenza complementare.
Nella delega per la riforma del non profit è evidente l’impegno di comporre un quadro organico dell’economia sociale. I dubbi vanno dalle coperture finanziarie al potenziamento dell’offerta di servizi nel welfare, fino al rapporto con i territori.
Il 44 per cento dei cittadini europei ritiene che gli immigrati ricevano di più in trasferimenti pubblici di quanto contribuiscano in tasse. Ma sono timori ingiustificati, almeno per quanto riguarda la Gran Bretagna. Il contributo netto di migranti più giovani e più istruiti degli inglesi.
Quasi tutti i bambini sotto i tre anni potrebbero ricevere il bonus di 80 euro. Sussidi uniformi possono avere un ruolo importante, ma solo se il sistema prevede altre misure contro il rischio di povertà. Oggi in Italia non è così. In ogni caso, meglio diminuire o azzerare le rette dei nidi.
Jobs act, verso nuovi ammortizzatori sociali
Di Patrik Vesan
il 13/02/2015
in Commenti e repliche
A partire dal primo maggio 2015 la Nuova assicurazione sociale per l’occupazione (Naspi) prenderà il posto sia dell’Aspi, sia della mini-Aspi. L’innovazione principale riguarda l’abbattimento dei requisiti contributivi e di anzianità assicurativa, che vengono portati rispettivamente a 30 giornate di lavoro effettive nei 12 mesi precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione e a 13 settimane di contributi versati negli ultimi quattro anni.
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