Con l’insediamento di Donald Trump, gli Stati Uniti potrebbero chiedere di uscire dal Wto e dal Nafta. La procedure sono tutto sommato semplici, meno chiari i vantaggi per l’economia americana. Ma davvero gli Usa vogliono denunciare i più importanti sistemi di regole ispirati al liberismo economico?
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Bene guardare a cos’hanno fatto Stati Uniti e Gran Bretagna durante la Grande recessione. Con politiche fiscali espansive, entrambi hanno lasciato che i loro deficit crescessero in un solo anno a livelli tra il 6 e il 7 per cento del Pil, riducendo tasse e aumentando le spese. In un secondo tempo le variazioni sia di spesa sia di entrate sono state riassorbite. Si può fare questa politica nell’Eurozona? Un nuovo intervento nel confronto su come evitare la stagnazione europea pubblicato su questo sito.
Ogni anno gli enti locali e una miriade di agenzie pubbliche elargiscono alle imprese sussidi per miliardi. Le vere cifre sono un mistero. La certezza è lo spreco di soldi dei contribuenti. Abbiamo ricostruito i mille rivoli di denaro che escono sotto questa forma dalla Regione Lazio. Un nuovo Dossier, pieno di (brutte) sorprese.
Si fermano di nuovo i negoziati del Doha Round e la credibilità politica del Wto ne esce malconcia. Perché c’è una presa d’atto che l’approccio multilaterale è probabilmente impercorribile. Per noi è in ballo la protezione della qualità dei nostri prodotti agro-alimentari, a cominciare dai vini.
Hanno fatto bene gli scozzesi a respingere l’indipendenza dalla Gran Bretagna. Se avesse vinto il “sì” le loro prospettive economiche sarebbero state devastanti. Come abbiamo spiegato in un articolo che riproponiamo.
Due nuovi ingressi in redazione: Maria De Paola e Gilberto Turati, che i lettori de lavoce.info già conoscono attraverso numerosi loro interventi. Ci daranno contributi originali e di alto livello: la prima soprattutto sui temi dell’istruzione e dell’economia di genere, il secondo prevalentemente nell’area della sanità e dei conti pubblici. A Maria e Gilberto un caloroso benvenuto.
Si fermano di nuovo i negoziati della Doha Round Agenda. Stavolta non si tratta soltanto dell’ennesimo ritardo sulla tabella di marcia, ma della presa d’atto che l’approccio multilaterale è probabilmente impercorribile. La credibilità politica del Wto ne esce ridimensionata.
Proprio vero che ambasciator non porta pena! Mediamente le remunerazioni nette degli ambasciatori italiani sono due volte e mezzo quelle dei loro colleghi tedeschi. Nelle sedi europee e in Nord-America quasi tre volte. Dunque, “Spendere meno si può”, una nuova puntata dell’inchiesta su privilegi e sprechi del paese.
È fasulla la cifra di 60 miliardi di giro d’affari della corruzione in Italia, rilanciata con clamore dai media. Ma la triste verità è che siamo, tra i grandi partner europei, il paese in cui circolano più tangenti e mazzette. Le cause: leggi ad personam, burocrazia pervasiva, reclutamento della classe dirigente, criminalità organizzata.
La scelta della holding Fiat-Chrysler di prendere residenza fiscale nel Regno Unito sottrarrà gettito al fisco italiano? In modo del tutto marginale perché le attività in Italia erano in perdita e sono le meno tassate.
Il Governo Letta vuole dalla Commissione europea l’autorizzazione a escludere una quota d’investimenti pubblici dal calcolo del deficit dal 2014. Per convincere Bruxelles, però, bisognerebbe mostrare che questi investimenti sono davvero utili: mettendoli al vaglio della spending review in corso.
A che punto sono i negoziati del Wto sull’agenda di Doha? Qualche passo avanti si è fatto. Sono temi molto tecnici (come dogane e controlli alle frontiere) dai quali però dipende lo sviluppo del commercio globale. Anche del nostro export. Ecco che cosa sta cambiando.
La crisi ha ridotto il livello d’integrazione finanziaria nell’area euro ancor più di quanto è avvenuto fuori dai paesi della moneta unica. Cerchiamo di capire perché e le ragioni per cui le banche dell’Eurozona si espongono sempre meno al rischio, adagiandosi sugli aiuti di stato dati loro in molti paesi.
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Dopo anni di scarsi risultati, la sessione di negoziati per l’attuazione della Doha Development Agenda si è chiusa a Bali con il primo accordo multilaterale. E’ un passo interlocutorio verso gli obiettivi ambiziosi stabiliti dal Wto, sostanzialmente mai raggiunti.
Dopo anni di scarsi risultati, la sessione di negoziati per l’attuazione della Doha Development Agenda si è chiusa a Bali con il primo accordo multilaterale. Al di là dei trionfalismi, è un passo interlocutorio verso gli obiettivi ambiziosi stabiliti dal Wto. E sostanzialmente mai raggiunti.