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Chi sale in cattedra

Conclusi i primi concorsi per professore ordinario e associato condotti secondo le regole della riforma Gelmini, ecco un’analisi dei risultati, in attesa delle scelte effettive degli atenei. Il ruolo delle commissioni tra valutazione delle pubblicazioni e rete di conoscenze.

ABILITAZIONE NAZIONALE PER I PROFESSORI

La riforma Gelmini (legge 30 dicembre 2010, n. 240) ha introdotto per le carriere accademiche l’abilitazione scientifica nazionale (Asn), ovvero un nuovo meccanismo per l’accesso ai ruoli di professore di prima fascia (“professore ordinario”) e di seconda fascia (“professore associato”). Per ogni settore concorsuale (sono in totale 184, raggruppati in 14 aree scientifiche) la valutazione dei candidati è effettuata da una commissione nazionale che resta in carica due anni e che è formata da quattro professori ordinari e un commissario straniero, sorteggiati tra un numero di colleghi che si sono candidati e che superano alcuni requisiti minimi. Le commissioni sono chiamate a esprimere un giudizio di idoneità a lista aperta, non è cioè stabilito un numero massimo di idonei. Ottenere l’abilitazione non implica automaticamente diventare professore associato o ordinario, saranno i singoli atenei in base alle esigenze di ciascun dipartimento a decidere, in una fase successiva, quali professori promuovere o assumere effettivamente (l’abilitazione è valida per quattro anni).
L’ultima tornata concorsuale è del 2012 ed è già stato pubblicato oltre il 90 per cento dei risultati (175 concorsi su 184). Dal sito del Miur dedicato all’abilitazione abbiamo raccolto i dati sui candidati e sugli esiti della valutazione e ne offriamo qui un’analisi preliminare. (1)
Complessivamente, ai concorsi sono state presentate 59.150 domande. Secondo le nostre stime, all’incirca il 15 per cento dei candidati ha fatto più di una domanda (per settori concorsuali diversi) mentre circa il 9 per cento ha presentato domanda contemporaneamente per il concorso di associato e per quello di ordinario (nell’ambito dello stesso settore concorsuale). Circa il 54 per cento dei docenti già in servizio (come ricercatore o associato) ha fatto domanda per la fascia successiva, mentre circa la metà delle domande proviene da persone non strutturate all’università.
Per quanto riguarda il macro-settore di Economia (Economia politica, Politica economica, Scienze delle finanze, Economia applicata, Econometria), ben il 56 per cento dei candidati ha fatto più di una domanda e la percentuale di candidati “strutturati” che fa domanda per lo stesso settore in cui è inquadrato è molto bassa (45 per cento): una chiara indicazione del fatto che la suddivisione tra settori in Economia è perlopiù artificiosa. (2)
Circa il 43 per cento dei candidati ha ottenuto l’abilitazione. La percentuale di abilitati è quasi uguale per i concorsi di associato (42,6 per cento) e per quelli di ordinario (43,1 per cento).
Nella tabella 1 riportiamo le percentuali medie di abilitati per area disciplinare, distinguendo tra concorso per ordinario e concorso per associato. I settori scientifici e tecnologici (dall’Area 1 all’Area 9) hanno abilitato il 45 per cento dei candidati, mentre i settori umanistici-sociali (dall’Area 10 all’Area 14) hanno giudicato idonei poco meno del 39 per cento dei candidati. Considerando i singoli settori concorsuali (non riportati nella tabella, dato il numero elevato) emergono differenze sostanziali, con percentuali di abilitati che vanno dal 15 per cento per “Genetica e microbiologia” all’81 per cento per “Otorinolaringoiatria e audiologia”.

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Tabella 1 – Percentuale di abilitati a professore associato e a professore ordinario
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LE DETERMINANTI PER OTTENERE L’ABILITAZIONE

Quali fattori hanno contato maggiormente per il conseguimento dell’abilitazione? Per rispondere alla domanda, ai dati sugli esiti della valutazione abbiamo combinato i dati sull’organico del Miur. Per ogni candidato abbiamo informazioni sul genere, sulla sua eventuale posizione all’interno del sistema universitario italiano (se è già ricercatore o professore associato) e sull’ateneo di appartenenza. Inoltre, per ciascun candidato abbiamo raccolto i dati sugli indicatori bibliometrici calcolati dal Miur e li abbiamo utilizzati per la costruzione di una misura di produttività scientifica complessiva. A questi dati ne abbiamo abbinato alcuni concernenti i commissari coinvolti nella valutazione: genere, università di provenienza e un indicatore di produttività scientifica basato su numero di pubblicazioni, numero delle citazioni, indici h e g, ottenuti utilizzando “publish or perish”. (3)
Utilizzando tali dati abbiamo stimato la probabilità di ogni candidato di risultare idoneo in un dato settore in relazione alle caratteristiche individuali e della commissione giudicatrice. Grazie all’estrazione casuale dei membri è possibile stabilire delle relazioni di causa ed effetto tra le caratteristiche delle commissioni e gli esiti dei concorsi. Di seguito faremo riferimento a “effetti medi” su tutti i settori concorsuali, notando però che i settori sono piuttosto eterogenei e alcuni effetti possono essere presenti in alcuni, ma non in altri.

QUANTO HANNO CONTATO GLI INDICATORI DI PRODUTTIVITÀ SCIENTIFICA

Abbiamo cercato innanzitutto di capire come la produttività scientifica (misurata dall’indicatore basato sugli indici bibliometrici, come descritto sopra) influenzi la probabilità di ottenere l’abilitazione.
Come atteso, candidati con migliore produttività registrano maggiori probabilità di ottenere l’idoneità. Più precisamente, un aumento di una deviazione standard dell’indicatore di produttività produce un incremento nella probabilità di ottenere l’abilitazione di circa 19 punti percentuali per i settori scientifici e di circa 13 punti percentuali per i settori umanistico-sociali.
Come si può notare dalla figura 1, che mette in relazione la probabilità di ottenere l’abilitazione con l’indicatore di produttività scientifica dei candidati, le commissioni caratterizzate da una produttività scientifica superiore alla media (“alto h”) tendono ad attribuire maggiore peso agli indicatori di produttività dei candidati. Un aumento di una deviazione standard nella produttività scientifica del candidato aumenta la sua probabilità di ottenere l’abilitazione di circa 18,5 punti percentuali se la commissione che lo valuta è caratterizzata da alta produttività contro i circa 9 punti percentuali in più che si osservano in caso di commissione a bassa produttività (“basso h”).

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Figura 1La relazione tra produttività scientifica e probabilità di ottenere l’abilitazione a seconda della “qualità” della commissione giudicatrice
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IL RUOLO DELLE CONNESSIONI

Come si può notare dalla figura 2, lavorare nella stessa università in cui ha lavorato o lavora uno dei commissari aumenta la probabilità di ottenere l’abilitazione. In media le “conoscenze” aumentano la probabilità di ottenere l’abilitazione di circa 9 punti percentuali.

Figura 2 – La relazione tra produttività scientifica e probabilità di ottenere l’abilitazione per due tipologie di candidati
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Le connessioni appaiono più rilevanti soprattutto per i candidati caratterizzati da minore produttività scientifica e quelli valutati da commissioni con bassa produttività: le connessioni aumentano la probabilità di risultare idonei di ben 14 punti percentuali per i candidati che si collocano al 25° percentile in termini di produttività scientifica e che sono valutati da commissioni con produttività scientifica inferiore alla media.

DIFFERENZE DI GENERE

Abbiamo anche cercato di capire se a parità di altre caratteristiche (produttività scientifica, settore concorsuale, connessioni, eccetera), le donne registrano una minore probabilità di ottenere l’abilitazione. Non riscontriamo alcuna penalizzazione per i settori umanistico-sociali, mentre risulta esservi una lieve penalizzazione per le donne nei settori scientifici. Qui, a parità di altre condizioni, le donne hanno una minore probabilità di ottenere l’abilitazione di 1.2 punti percentuali.
I risultati suggeriscono un netto miglioramento rispetto a quanto avevamo riscontrato nei settori dell’Economia e della Chimica con le vecchie procedure concorsuali (che assicuravano la promozione alla fascia superiore piuttosto che essere basate sulla semplice abilitazione). Per tali settori avevamo riscontrato una netta penalizzazione per le donne quando le commissioni giudicatrici erano composte esclusivamente da maschi. Se il miglioramento nella posizione delle donne nell’abilitazione scientifica nazionale si tradurrà in un miglioramento sostanziale dipenderà dalle scelte che faranno i diversi atenei nel momento in cui decideranno chi tra gli abilitati sarà effettivamente promosso alla fascia per cui ha superato l’abilitazione.

 

(1) http://abilitazione.miur.it/public/pubblicarisultati.php. Antonio Bilotta ci ha aiutato a scaricare i dati relativi agli indicatori di produttività dei candidati.
(2) In tutti gli altri settori concorsuali (tranne qualche eccezione) la percentuale è intorno al 95 per cento.
(3) Un programma che analizza le citazioni accademiche basato su Google Scholar.

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10 commenti

  1. Enrico

    Non ho capito come funziona con la riforma Gelmini: chi volesse fare il prof. universitario dovrebbe prima prendere l’abilitazione e poi attendere di essere chiamato da una università?

  2. Ilaria Capelli

    Molto interessante, bene. Dunque l’asn è una buona cosa: migliore è la “produzione”, migliori sono le possibilità di essere abilitati. Mi resta una curiosità, perché leggo: “per ciascun candidato abbiamo raccolto i dati sugli indicatori bibliometrici calcolati dal Miur e li abbiamo utilizzati per la costruzione di una misura di produttività scientifica complessiva”. Quid iuris per gli indicatori bibliometrici dei settori non bibliometrici, tipo diritto?

  3. stefano

    Articolo molto interessante. Il problema evidenziato dagli autori attinente gli effetti della produttività delle commissioni sui giudizi sui candidati è particolarmente importante dal momento che molti commissari appaiono tutt’altro che luminari (in alcuni casi sono mediocri e inferiori rispetto alle persone che andranno ad esaminare…).

  4. scholar

    Indubbiamente con la riforma Gelmini sono diminuiti i fattori di inquinamento dei concorsi come pressioni politiche, sudditanza di scuola, nepotismo. Non sono mancati tuttavia esiti sconcertanti nel lavoro di alcune commissioni anche in area economica, aziendale e statistica. Fra le possibili ipotesi per spiegare bocciature inattese di validi studiosi in assenza di numero chiuso una strategia per eliminare possibili concorrenti nelle future chiamate in certe sedi appetite da candidati che stavano a cuore a qualche commissario. Si sono notati anche comportamenti discordi delle commissioni verso candidati che puntavano al doppio salto, da ricercatore a docente di prima fascia o non ricercatore verso la seconda fascia. Personalmente condivido la posizione delle commissioni che si sono opposte a questi disinvolti comportamenti dei candidati così come verso chi partecipava per più discipline. A questo riguardo chiedo che la normativa diventi esplicita nel non consentire queste acrobazie da parte dei candidati.

    • Francesco

      Non si capisce perché, in un paese bloccato da anni, un ricercatore che in un sistema normale avrebbe avuto tutto il tempo di diventare associato e poi ordinario non debba provare a diventare direttamente ordinario se il cv è adeguato. Parlare di ‘comportamenti disinvolti’ in questo senso sa più di vecchio barone che di ‘scholar’.

      • scholar

        Se le abilitazioni si svolgono annualmente come è opportuno che sia in un paese normale non vi sono problemi a fare un gradino per volta. In caso contrario è giustificabile il carpe diem approfittando di una commissione benevola, Resta comunque il fatto della discordanza di parere in proposito palesata dalle commissioni giudicanti. Discordanza inammissibile in un paese normale. Quanto ai baroni, debbo constatare che alcuni commissari di queste abilitazioni, indipendentemente dall’età, si sono comportati come vecchi baroni della peggior specie.

  5. marcello

    Articolo singolare. La lettura di questo articolo rende manifesta la distanza siderale che intercorre tra la realtà e le presunte spiegazioni di relazioni causali prodotte da studi o esercizi econometrici. Basta fare un giro sui blog, anche in questa stessa pagina e leggere l’articolo sull’abilitazione di storia economica, o rileggere la stampa nazionale per avere un’idea manifesta di ciò che è stata l’ASN, in quasi tutti i settori: arbitrio e discrezionalità senza nessuna logica se non quelle solite e ben note. Qui si guarda alla produzione scientifica e l’impact factor e come sempre si trova una qualche relazione. La realtà sembra molto più semplice: una volta indeboliti i criteri AnVUR, permettendo ai commissari il ricorso anche (divenuto solo) ad altre liste o classifiche di merito o semplicemente riconoscendo loro la disponibilità di sovvertire l’evidenza, il gioco è fatto e il risultato è quello che tutti hanno sotto gli occhi. Sul valore esplicativo dell’econometria rimando all’ultimo libro di Alan Greenspan, allievo di Wald e Wolfowitz alla Columbia University, ‘the map and the territory’.

    • scholar

      Osservazioni pienamente condivisibili. Al caso citato della commissione di Storia economica vorrei aggiungere anche quello della commissione di Economia e gestione delle imprese che ha suscitato non minore sconcerto.

  6. marcello

    Suggerimento. Quanti dei membri delle commissioni superavano i criteri applicati per la valutazione dei richiedenti l’abilitazione di prima fascia? In questo caso non si tratterebbe di fare una semplice rilevazione descrittiva come insegnava il prof G. Leti. Come chiosava un caro amico, per un semplice problema di coerenza, ogni commissario avrebbe dovuto almeno raggiungere i criteri che poi ha applicato per selezionare i candidati all’abilitazione. In molte commissioni spesso i candidati non abilitati avevano If scopus non inferiori alla maggioranza dei commissari. Non c’è male come rilevanza del peso della produzione scientifica.

  7. IC

    La stampa ha dato notizia delle indagini in corso da parte della magistratura. Sembrerebbe che siano emersi comportamenti irregolari e talora scandalosi da parte di alcune commissioni.

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