Vi sono alcune inesattezze nell’articolo “Giovani disoccupati italiani tra mito e realtà”.

Innanzitutto il termine Neet genera confusione sia perché spesso non viene indicata la sua definizione in modo chiaro, sia perché  cambia, da fonte a fonte, l’universo di riferimento (in alcuni casi indicano i 15-24enni in altri 15-29enni ecc..). Dalla definizione Eurostat, riportata nel glossario, il termine Neet si riferisce infatti a chi non lavora (sia disoccupati che inattivi) e, al contempo, non è stato coinvolto in nessun tipo di educazione o training nelle 4 settimane precedenti l’indagine. La categoria Neet comprende quindi già al suo interno i disoccupati. Riporto la composizione dei Neet in Italia così come fornita da Eurostat 2011 (1):

Osservando la Figura 2 dell’articolo di Daniel Gros e Ilaria Maselli  i disoccupati vengono considerati due volte: sia nel dato dei neet che all’interno degli “attivi”. Sarebbe invece più corretto togliere gli attivi e sostituirli con la percentuale degli occupati, visto che i disoccupati sono già compresi nel 19 dei Neet. Ugualmente è bene sottolineare, anche nelle risposte ai commenti, che ai Neet non vanno sommati i disoccupati.
Infine, per rappresentare l’intero universo dei 15-24enni, mi sembrerebbe più corretto riportare nel grafico la “percentuale di giovani 15-24 anni non occupati coinvolti in educazione o formazione formale o informale” (in quanto non mi sembra rientrino in nessun’altra categoria di quelle presenti – né nei Neet né tra gli occupati), che è pari, sempre da dati Eurostat 2010, a 60,4 per cento (59,7 per cento se si considera solo la formale). Non il 52 per cento, riportato dagli autori, che si riferisce esclusivamente chi frequenta a tempo pieno (e solo ai percorsi educativi e non di formazione).
Di seguito una proposta di come, a mio giudizio, dovrebbe presentarsi un grafico che voglia rappresentare la situazione del totale dei giovani 15-24enni al 2010. (2)

(1) È stato inserito anche il dato 2010 per coerenza con l’articolo di Daniel Gros e Ilaria Maselli
(2) I dati sono tratti dall’Eurostat  dove sono peraltro disponibili analisi su numerosi altre fasce d’età, forse anche più interessanti – quali ad es. i 18-29, i 25-29, i 30-34 ecc..)

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