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Piano Mattei, una cornice per i rapporti con l’Africa

Il nuovo Piano Mattei raccoglie in un quadro generale una serie di progetti di sviluppo socio-economico e industriale avviati con i paesi africani. Permette così di rendere esplicita la portata complessiva della cooperazione italiana in Africa.

Presentazione e contenuti del Piano Mattei

Nella conferenza Italia-Africa, che si è tenuta a Roma domenica 28 e lunedì 29 gennaio, presso il Senato, Giorgia Meloni ha annunciato un nuovo “Piano Mattei” per l’Africa, dal nome del progetto di sviluppo e cooperazione che Enrico Mattei ideò negli anni Sessanta del Novecento. Quel piano era incentrato sul settore energetico, intorno al quale si sarebbe potuta costruire una sinergia costruttiva tra i paesi africani ricchi di risorse e le competenze tecnologiche e manageriali italiane (diversamente dal precedente modello di sfruttamento di stampo coloniale). È lo stesso intento con il quale il nuovo Piano è stato approvato il 3 novembre scorso dal Consiglio dei ministri per una durata prevista di quattro anni, con un decreto-legge che ha insediato il suo organo di indirizzo, presieduto dal presidente del Consiglio, con il ministro degli Esteri come vice presidente, e composto da ministri, dirigenti e rappresentanti delle aziende pubbliche e delle istituzioni coinvolte nei progetti. Il Piano è stato presentato in una cornice istituzionale di massimo livello, nel corso della conferenza inaugurata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla presenza di numerosi capi di stato e di governo di gran parte dei paesi africani.

Immediate le polemiche sui contenuti del Piano, sul suo significato politico e sulla copertura finanziaria. Riguardo ai contenuti, non vi è dubbio che abbia un carattere di quadro o cornice per sistematizzare le numerose linee di cooperazione già in corso da tempo, come per esempio alcuni progetti esplicitamente citati, tra cui “un grande centro di eccellenza per la formazione professionale sul tema delle energie rinnovabili” in Marocco (già in corso da oltre un decennio con il sostegno di grandi aziende pubbliche e private tra cui Enel, Terna, Intesa Sanpaolo e PwC) e la realizzazione di impianti di depurazione delle acque in Tunisia (già iniziato da Eni nel 2020). Del resto, sono numerose le linee di cooperazione attive tra Italia e Africa, alcune da molto tempo, altre di introduzione recente, come gli accordi bilaterali con l’Algeria per garantire l’approvvigionamento di gas naturale al nostro paese e all’Europa, siglati nel 2022 dopo la sospensione dei rifornimenti energetici dalla Russia.

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È chiaro che il nuovo Piano Mattei non consiste in una serie di interventi nella forma di aiuto di stato, cioè stanziamenti di capitale a fondo perduto con finalità cooperative. Si tratta soprattutto di progetti di sviluppo socio-economico e industriale, prevalentemente nell’ambito dei settori delle energie tradizionali e rinnovabili, su cui gran parte delle economie di molti paesi africani si reggono.

Perché è importante un quadro complessivo

Dubitare dell’efficacia di un’iniziativa per il suo essere semplicemente un collettore di progetti già esistenti è però fuor di luogo, in quanto corrisponde a sottovalutare l’importanza della percezione da parte dei paesi beneficiari della portata complessiva della cooperazione tra stati. A tal proposito, è utile ricordare come da oltre un decennio la dimensione della cooperazione cinese in Africa abbia perseguito sistematicamente la finalità di nation branding, cioè di promozione di un’immagine della Cina in Africa come di un benefattore senza precedenti. Organizzata su base bilaterale e però inquadrata in un contesto plurilaterale (nel Forum Cina-Africa – Focac – e nella celebre Belt and Road Initiative), la cooperazione cinese in Africa ha cambiato non solo l’immagine di Pechino nel continente, ma anche le alleanze internazionali, misurate per esempio attraverso le affinità di voto tra i paesi africani e la Cina nelle sessioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Pertanto, una cornice complessiva che renda visibile l’insieme delle attività di cooperazione italiane in Africa ha un significato politico importantissimo. Infatti, permette di contrastare efficacemente il battage delle narrative prevalenti, sia in Cina sia in Occidente, secondo le quali Pechino sarebbe oggi il principale benefattore in Africa, il che non corrisponde al vero.

Un messaggio anche all’Europa

Sul fronte delle coperture, il “Piano Mattei” dovrebbe raccogliere risorse già previste da altri fondi, cioè su “su una dotazione iniziale di oltre 5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie, dei quali circa tre miliardi verranno destinati dal Fondo italiano per il clima, e circa due miliardi e mezzo dalle risorse della cooperazione allo sviluppo”, senza aumentare realmente gli stanziamenti finanziari complessivi, chi ogni anno ammontano a circa 4,5 miliardi di euro, circa lo 0,29 per cento del reddito nazionale lordo (rispetto all’obiettivo concordato in sede Ocse dello 0,7 per cento, rispettato da Germania, Svezia, Danimarca, Norvegia e Lussemburgo).

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Infine, il Piano Mattei ha un ulteriore significato politico nei confronti dell’Unione europea: la rivendicazione del ruolo e della posizione geostrategica dell’Italia nel Mediterraneo, poco riconosciuti nell’approccio europeo, iniziato sin dal 1995 con il Processo di Barcellona (noto anche come Partenariato euro-mediterraneo) e proseguito con la Politica europea di vicinato nel 2004 e l’Unione per il Mediterraneo nel 2008, finora di scarso successo.

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Il Punto

  1. Savino

    Cooperazione o neo-colonialismo? Non mi pare che ai Paesi interessati faccia piacere l’intromissione. Poi c’è una deriva identitaria ideologica per cui, ad esempio, i migranti in attesa di capire la loro posizione verso un ipotetico rimpatrio, li sistemiamo in Albania, perchè è ritenuta qualcosa di italiano… mah… io non la ritengo cooperazione quest’alternativa alla Russia per alcune risorse energetiche come gas e petrolio.

  2. bob

    “Infine, il Piano Mattei ha un ulteriore significato politico nei confronti dell’Unione europea: la rivendicazione del ruolo e della posizione geostrategica dell’Italia nel Mediterraneo,”
    Una considerazione fuorviante , qui o si ragione come Stato Europa che possa avere tale posizione oppure pensare che l’ Italia possa avere e rivendicare una posizione “geo strategica nel Mediterraneo ” è una favoletta mista tra moti “nostalgici” e pochezza politica oltre che ottusa visione internazionale

  3. B&B

    Riguardo agli inquietanti, per noi rischiosi, espansionismi-imperialismi della storia attuale, ringrazio la prof.ssa Amighini di tutte le preziose informazioni che offre alla nazione sulla Cina, e che, in forza delle sue accurate ricerche e inchieste, già ci allarmano e tutelano.

  4. Alberto Conserva

    Mi è sembrato di capire che il piano riguarda anche la cooperazione degli stati africani per contenere l’emigrazione, ma nell’articolo non se ne fa cenno. Se esiste questa doppia valenza il piano si riduce ad uno mediocre scambio di favori.

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