Lavoce.info

Dimmi cosa mangi e ti dirò che partito voti

Un’azione semplice come ordinare un piatto al ristorante può dire agli altri molto di noi, persino il partito per cui votiamo. Tramontate le grandi ideologie, lo stile di vita ha assunto un ruolo nel predire le preferenze politiche. Con varie conseguenze.

Il lato politico del lifestyle

Quando pensiamo alla politica non ci vengono in mente solo partiti, programmi e promesse elettorali. Il modo in cui la concepiamo è fatto anche di associazioni stereotipiche, tra cui i consumi e lo stile di vita.

Giorgio Gaber, nella sua immortale “Destra-Sinistra”, cantava che: “il culatello è di destra; la mortadella è di sinistra”. Gli faceva eco una scena del film “Caruso Paskoski” dove Francesco Nuti, elogiando i salumi italiani, spiegava come la mortadella fosse comunista, il salame socialista e il prosciutto democristiano.

È più di un divertissement satirico: negli ultimi decenni, complici la crisi delle ideologie del Novecento, l’affievolirsi del voto di classe e il processo di individualizzazione degli elettori, le scelte di lifestyle e consumo – cosa mangiamo, come ci vestiamo, l’auto che guidiamo –hanno acquistato un importante potere predittivo sulle preferenze politiche degli italiani. Una ricerca del 2016 in Italia, ad esempio, ha mostrato come le scelte di consumo predicessero il voto meglio della classe sociale.

L’allineamento fra scelte politiche e di stile di vita, insieme alle immagini veicolate dai media e ai comportamenti dei politici stessi, genera stereotipi che possono essere usati, consciamente o inconsciamente, per farsi un’idea della collocazione politica degli altri prima ancora di rivolgere loro la parola, portandoci persino a evitarli.

L’esperimento

Quanto è diffuso questo modo “stereotipico” di pensare alla politica in Italia? Ha conseguenze sulle nostre interazioni con gli altri?

In un recente articolo pubblicato su una rivista internazionale rispondiamo a queste domande. Abbiamo sottoposto a un campione rappresentativo di 1.100 italiani maggiorenni un sondaggio sperimentale. Abbiamo chiesto ai rispondenti di immaginare di essere in un ristorante che offre cinque menù fissi (figura 1) allo stesso prezzo e che la persona seduta al tavolo accanto al loro ne abbia ordinato uno in particolare, assegnato in modo casuale.

Figura 1 – I menù disponibili

Abbiamo poi chiesto ai partecipanti se fossero disposti a indovinare l’ideologia politica e il partito votato dalla persona in base al menù scelto. Il 44 per cento dei rispondenti ha rifiutato di farlo, sostenendo che le preferenze alimentari non hanno nessuna relazione con quelle politiche (66 per cento di coloro che rifiutano di rispondere) o che le pietanze proposte sono comuni e possono quindi piacere a tutti (16 per cento). Il 14 per cento di coloro che rifiutano di rispondere dice invece di non essere interessato a conoscere le posizioni politiche altrui, quindi nemmeno a indovinarle. Il restante 4 per cento non dà motivazioni precise.

Leggi anche:  Populismi: simili nella tattica, diversi nelle strategie di governo

Il 56 per cento dei rispondenti, però, ha risposto alla nostra domanda: più di metà del nostro campione dichiara insomma di potersi fare un’idea di cosa voti una persona solo guardando il suo piatto. Le analisi multivariate da noi condotte mostrano che ci sono due tipi di persone, molto diversi fra loro, che provano a indovinare per chi vota una persona guardando cosa mangia. Da un lato, i “political junkies”: individui molto interessati alla politica, avidi consumatori di notizie, attivi culturalmente, benestanti e residenti nelle città. Dall’altro lato, persone poco istruite e anziane, restie alle nuove esperienze e provenienti da regioni economicamente svantaggiate e dalle aree interne. Questo comportamento sembra quindi avere una doppia natura: da un lato, è tipico di chi segue con passione la politica e ha bisogno di “scorciatoie” per prendere decisioni; dall’altro è una manifestazione di pregiudizio espressa da soggetti poco propensi al cambiamento.

Menù di destra e menù di sinistra

Ma quali collocazioni ideologiche ha inferito il 56 per cento dei rispondenti sulla base del menù scelto dal personaggio della vignetta da loro visualizzata? I cinque grafici in alto nella figura 2 indicano la collocazione del personaggio della vignetta sull’asse ideologico estrema-sinistra/estrema-destra da parte dei rispondenti. I cinque grafici in basso mostrano per quale partito i rispondenti pensano che il personaggio possa votare.

Figura 2 – La distribuzione delle ideologie e degli orientamenti di voto inferiti dai rispondenti

Il menù base con le sue scelte “monotone” è associato al centrismo e al Partito democratico. Il menù vegano è associato al voto per Alleanza Verdi Sinistra e all’essere di sinistra, così come il menù etnico, che però è avvicinato ancora al Pd. Il menù di carne è associato all’essere di centro-destra. Infine, il menù tradizionale non mostra nessuna associazione significativa: l’amore per la cucina italiana oltrepassa le ideologie.

Perché un piatto fa venire in mente un partito

Per essere sicuri che la scelta dei rispondenti fosse il frutto di una – seppur breve – riflessione, abbiamo chiesto loro di motivare la risposta. Le motivazioni richiamano tratti caratteriali che, a detta dei rispondenti, segnalerebbero sia le preferenze politiche che quelle alimentari. Ad esempio, il menù vegano è associato alla sinistra perché i vegani sarebbero persone che “fanno cose di facciata, solo per darsi un atteggiamento”, mentre quello carnivoro al centro-destra perché le persone che mangiano carne “si godono la vita e i piaceri della tavola, come ai tempi d’oro del berlusconismo”. Altre richiamano questioni di policy: il menù vegano e quello etnico sono associati, rispettivamente, all’ambientalismo e all’apertura verso l’immigrazione, e quindi alla sinistra. Altre ancora richiamano i gusti alimentari di alcuni politici italiani sulla base delle fotografie postate su social media. È possibile esplorare liberamente le risposte aperte a questo link.

Leggi anche:  Quante medaglie vinceremo a Parigi?

Infine, abbiamo chiesto ai rispondenti se fossero disposti a prendere un caffè e a parlare di politica con il personaggio descritto. Le risposte supportano le narrazioni sulla crescente polarizzazione: quando il rispondente si aspetta che il personaggio appartenga alla sua parte politica è più propenso a interagire; in caso contrario la propensione si abbassa di oltre il 20 per cento.

I risultati ci dicono che le scelte di consumo e di stile di vita possono essere lette in chiave politica almeno dalla metà delle persone che ci circondano. I politici possono sfruttare queste associazioni, esibendo scelte di consumo e lifestyle coerenti con la propria parte politica, per dimostrare di essere “genuinamente” di destra o di sinistra. Non solo: benché in Italia questa pratica sia ancora contenuta, gli esperti di comunicazione e marketing politico sfruttano già queste associazioni per indirizzare a target ben definiti i messaggi delle loro campagne elettorali.

La nostra ricerca si è concentrata sul cibo – una dimensione culturale con un forte peso nel nostro paese e che trova spesso spazio sui vecchi e nuovi media. Resta da studiare il peso di altri aspetti di lifestyle, mettendoli a confronto coi vecchi predittori del comportamento politico, quali la classe sociale di appartenenza e il reddito. Per il momento, però, meglio stare all’erta: le scelte che facciamo, anche al ristorante, possono dire agli altri molto più di quanto non ci si aspetti.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Quante medaglie vinceremo a Parigi?

Precedente

Tassazione delle sigarette: non mandiamo in fumo le regole del mercato*

Successivo

Come affrontare la tripla transizione, in Stellantis e non solo

  1. Savino

    In Italia dovremmo pensare a risolvere i tanti problemi che abbiamo, in una concezione più pragmatica e realistica, anzichè ideologizzare tutto. Se pensiamo agli anni di piombo ’70-’80 ci rendiamo conto quanto questa contrapposizione manichea ha provocato danni, scelte sbagliate e, banalmente, non scelte che, tra gli altri, hanno comportato i disastri idrogeologici, la mancanza di futuro per i giovani, la denatalità, le disuguaglianze sociali e intergenerazionali sempre più crescenti.

  2. Giacomo

    Articolo molto interessante e divertente. Ma anche triste. La politica ci ha diviso in tribù e ormai condiziona le nostre scelte individuali senza quasi più niente che possa essere neutro o trasversale. Un vero peccato.

  3. Salve! Ho trovato questo articolo molto informativo e l’ho letto con grande interesse. Ho scoperto questo blog solo di recente e sono felice di averlo trovato. Leggerò sicuramente altri articoli. Complimenti per il blog e saluti!

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén