Nel 2025 iniziano a entrare in vigore gli obblighi previsti da Ets2, il sistema di scambio dei permessi sulle emissioni, che include ora anche gli edifici e il trasporto su gomma. Perché abbia successo servono politiche di sostegno alle fasce più deboli.

Settori che non raggiungeranno gli obiettivi del 2030

Tra gli obiettivi climatici più rilevanti a livello europeo, l’Ue ha individuato la riduzione del 55 per cento del livello di emissioni nette rispetto al 1990 entro il 2030. Tuttavia, secondo le proiezioni dell’Agenzia europea dell’ambiente, l’obiettivo non potrà essere raggiunto con le misure esistenti e quelle aggiuntive in programma. Se si guarda nel dettaglio, i settori che non raggiungeranno i target per loro indicati sono quelli inclusi nell’Effort Sharing Regulation (cioè edifici, agricoltura, rifiuti, piccola industria e trasporto su strada). La mancata riduzione delle emissioni avrà effetti negativi per l’ambiente a livello globale, europeo e locale.

Per fronteggiare il problema, l’Ue ha adottato la direttiva 2023/959, modificando l’esistente Emission Trading System (Ets). Tra le novità più rilevanti, il legislatore europeo ha previsto l’istituzione di nuovo Ets2 che include le emissioni provenienti dal trasporto su gomma, dagli edifici residenziali e dalle imprese escluse dall’attuale Ets1.

Ets significa sistema di scambio delle emissioni. Si sviluppa secondo quattro diversi passaggi: 1) la determinazione di un tetto per le emissioni decrescente nel tempo, 2) la trasformazione di questo limite massimo in un numero equivalente di permessi (1 tCO2 = 1 permesso di emissioni), 3) la comunicazione da parte dell’ente regolato all’autorità nazionale competente delle emissioni prodotte nell’anno solare precedente, 4) la restituzione attraverso il registro centralizzato (Union Registry) dei permessi equivalenti alle emissioni rendicontate.

Nel caso dell’Ets1, gli enti regolati possono ottenere i permessi di emissione attraverso aste o scambi con altri enti e istituzioni finanziarie. Infatti, i permessi di emissione sono considerati prodotti finanziari. Per maggiori informazioni sui gas e sui settori inclusi nell’Ets1, rimandiamo all’articolo pubblicato a febbraio 2024 su lavoce.info.

Obiettivi e scadenze

L’idea alla base dell’Ets è che una costante riduzione dei permessi scambiabili porti i singoli enti a diminuire le emissioni secondo la propria capacità di abbattimento. Sotto l’Ets1 si è registrata tra il 1990 e il 2022 una riduzione delle emissioni superiore al 40 per cento. I settori del trasporto su gomma e degli edifici sono stati responsabili per circa il 30 per cento delle emissioni nell’Ue nel 2022.

Tre sono gli elementi cardine dell’Ets2: chi viene regolato, quali settori sono coinvolti e le date di entrata in vigore dei vari elementi.

Il primo è il punto di regolazione. Infatti, se nell’Ets1 l’ente regolato è quello che emette CO2 e i gas inclusi nel sistema, nell’Ets2 a essere regolati sono gli enti che immettono sul mercato i combustibili fossili che verranno usati nella combustione. Secondo la direttiva 2023/959 e il decreto legislativo 147/2024 che la traspone gli enti regolati sono i soggetti individuati dalla direttiva sull’accisa (direttiva 2003/96/EC), cioè i depositi fiscali: gli impianti in cui vengono fabbricati, trasformati, detenuti, ricevuti o spediti prodotti sottoposti ad accisa come, ad esempio, i carburanti.

Il secondo pilastro dell’Ets2 sono i settori coinvolti. Avrà come enti regolati quelli che vendono combustibili fossili utilizzati per il trasporto su strada, il riscaldamento degli edifici residenziali e dalle imprese non regolate dall’Ets1. Sono esclusi le biomasse solide – salvo che lo stato membro non decida altrimenti per facilitare il monitoraggio – e il settore agricolo (i combustibili usati dai trattori non sono inclusi).

Elemento chiave dell’Ets2 è il trasferimento dei costi. L’idea è che l’aumento dei costi per gli enti regolati venga trasferito al consumatore finale così che ci sia un disincentivo nel consumo delle fonti più inquinanti.

La scadenza più impellente è il 31 dicembre 2024: entro quella data gli enti regolati devono ricevere l’approvazione del loro piano di monitoraggio delle emissioni da parte della Autorità nazionale. Senza l’approvazione, gli enti non ricevono il permesso di emettere, quindi di continuare a operare. L’approvazione non è automatica, ma richiede di rispettare precisi standard di qualità.

La scadenza successiva sarà il 30 aprile 2025 con la presentazione all’Autorità del report circa le emissioni degli ultimi anni. Con la scadenza del 30 aprile 2026 sarà invece richiesto il primo report sulle emissioni dell’anno solare precedente (in questo caso del 2025) verificato da un ente accreditato. La scadenza si ripeterà ogni anno. Contestualmente alla consegna dei report sulle emissioni, gli enti inseriranno i dati nel registro centralizzato. Le Autorità nazionali potranno condurre controlli a campione sugli enti. Dal 2028, poi, entro il 31 maggio di ogni anno si dovrà procedere alla restituzione dei permessi di emissioni all’Autorità nazionale secondo la quantità di emissioni dichiarata nei report annuali: in altre parole, entro il 30 aprile 2028 l’ente presenta il report verificato da un ente accreditato sulle emissioni del 2027 e poi restituisce all’Autorità i permessi equivalenti alle emissioni dichiarate. Sempre dal 2027 cominceranno le aste per l’assegnazione dei permessi e sarà possibile lo scambio di permessi tra enti regolati e con altri enti finanziari.

Il sostegno a famiglie e imprese

L’elemento chiave dell’Ets2 è il trasferimento dei costi al consumatore finale così da disincentivare il consumo delle fonti più inquinanti a favore di alternative più sostenibili. Da un lato, ciò stimola l’industria verde con la conseguente creazione di posti di lavoro. Dall’altro, può determinare un aumento dell’inflazione a breve termine qualora l’aumento dei prezzi non venga assorbito attraverso una riorganizzazione dei consumi. Potrebbero anche sorgere problemi di accettabilità sociale, per esempio perché le famiglie a basso reddito non possono sostenere i costi di efficientamento energetico per la propria abitazione, sostituire un’auto inquinante con un modello a zero emissioni o con un trasporto pubblico di qualità.

Uno  studio di aprile 2024 conferma che l’aumento dei prezzi e i conseguenti impatti dell’Ets2 dipenderanno dalla capacità degli stati di adottare politiche a sostegno dei cittadini e delle imprese nel corso della transizione. Per questo, il legislatore europeo ha previsto l’istituzione del Social Climate Fund. Il fondo, operativo dal 2026, servirà a finanziare misure per mitigare gli effetti socio-economici attraverso investimenti in efficienza energetica, la ristrutturazione degli edifici, soluzioni di mobilità sostenibile oppure sostegni temporanei al reddito ed esenzioni per alcune categorie economiche. È probabile che il fondo non sia sufficiente a compensare cittadini e imprese: bisognerà probabilmente ricorrere a risorse aggiuntive, come quelle derivanti dalle aste, che gli stati membri potranno destinare ai settori più colpiti da Ets2, e favorire una maggiore sinergia con i fondi strutturali.

La chiave del successo di Ets2 sarà proprio la capacità di affiancare il nuovo sistema di mercato della CO2 con gli strumenti di protezione sociale ed economica, assicurando che la transizione energetica sia giusta e con un impatto positivo a livello macroeconomico.

* I due autori sono e sono stati consulenti per la Commissione europea. [1] Le idee e le opinioni espresse in questo articolo sono da attribuire agli autori e non investono la responsabilità delle istituzioni di appartenenza.

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