La Zes Unica è uno strumento efficace per rilanciare gli investimenti e lo sviluppo nel Mezzogiorno? Una ricerca lo ha chiesto a stakeholder ed esperti. Che sottolineano la necessità di un approccio capace di guardare alle esigenze specifiche dei territori.

Una Zes grande come la Grecia

A caratterizzare la Zona economica speciale unica, introdotta con il decreto legge 124/2023 e attiva dal 1° gennaio 2024, non è solo l’integrazione delle otto regioni meridionali, per le quali prima vigevano singole Zes, ma anche la sua straordinaria portata geografica. Comprende infatti i territori di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna, configurandosi come la più grande d’Europa e una delle Zes più vaste al mondo, con una superficie di circa 123.024 chilometri quadrati. La sua estensione è comparabile a quella dell’intera Grecia (131.957 km²) e supera la somma delle aree di Belgio, Olanda, Lussemburgo e Svizzera (116.418 km²).

Il passaggio da otto Zes a una unica mira a garantire una visione strategica unitaria, auspicabilmente utile a migliorare il coordinamento e a ridurre inefficienze e duplicazioni. L’accentramento ha implicato l’eliminazione dei piani strategici locali, prima definiti per le singole Zes, e la centralizzazione della gestione dei fondi, con uno stanziamento iniziale di 1,8 miliardi di euro e di 1,6 miliardi per il 2024.

Lo studio

Alla luce del nuovo assetto assunto dalle politiche di attrazione di investimenti nel Mezzogiorno, quali sono le reali opportunità di successo? E quali sfide si aprono con l’istituzione di una Zes Unica su un territorio tanto ampio e caratterizzato da una notevole eterogeneità? Abbiamo cercato di rispondere interrogando un gruppo di portatori di interesse ed esperti attraverso il metodo Delphi. Si tratta di un metodo di valutazione ex-ante caratterizzato dalla capacità di conseguire un consenso informato su un tema di ricerca tramite una consultazione ripetuta e sistematica (round) di un panel di soggetti. Attraverso il processo reiterativo, si raggiunge progressivamente la convergenza – totale o parziale – delle posizioni sul tema.

Il nostro panel era composto da 52 persone, scelte secondo due principali criteri: competenza in relazione al tema trattato e rilevanza del ruolo professionale ricoperto. Per garantire la massima eterogeneità, i selezionati provengono da cinque macrocategorie professionali: accademia, enti privati, enti pubblici, istituti di ricerca e testate giornalistiche. Ha partecipato al primo e al secondo round il 48 per cento del panel, un dato che segna il sostanziale successo del processo reiterativo del Delphi. Al termine del secondo questionario, e in seguito all’elaborazione dei feedback ricevuti, si è riscontrata una netta convergenza tra le opinioni degli esperti partecipanti, permettendo di formulare osservazioni e conclusioni.

Sì con riserva alla Zes Unica

Gli esperti hanno espresso una visione convergente su alcune tematiche cruciali, evidenziando un’analisi condivisa riguardo a diversi aspetti fondamentali della Zes Unica

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Figura 1 – Distribuzione delle opinioni rispetto al passaggio alla Zes Unica

Innanzitutto, alla domanda sul passaggio dalle otto precedenti Zes a una unica, la risposta predominante è stata una sostanziale approvazione, ma con riserva. Il 44 per cento dei partecipanti, infatti, ha risposto che “Dipende, la Zes Unica favorisce l’uniformità delle procedure e una visione di sistema, ma risulta meno efficace per politiche di sviluppo mirate alle singole aree territoriali”. Coloro che hanno dato una risposta negativa rispetto al passaggio alla Zes Unica sono relativamente minoritari. D’altra parte, soltanto una piccola parte (16 per cento) ha risposto in maniera acriticamente favorevole al passaggio dalle otto precedenti alla Zes Unica.

Coinvolgere i territori

La posizione predominante sul primo tema appare coerente con il punto di vista emerso sul secondo punto sottoposto al panel, che riguarda la gestione strategica e operativa della Zes (figura 2). In questo caso, il 60 per cento degli esperti, sostiene sì la necessità di una strategia unitaria, ritenendo però essenziale delegare ai singoli territori l’attuazione operativa delle scelte definite strategiche a livello centrale. Solo il 4 per cento degli esperti ha espresso un parere favorevole rispetto all’attuale implementazione della Zes Unica, che prevede l’accentramento tanto della strategia quanto dell’operatività.

L’orientamento emerso si fonda evidentemente sulla consapevolezza che, data l’ampiezza della Zes, le direttive centrali, pur offrendo un quadro di riferimento unitario, si possono rivelare inefficaci nell’attuazione pratica delle strategie. Ne deriva la necessità di concedere maggiore autonomia ai territori, adattandosi in modo più puntuale alle specificità locali e “frammentando” le politiche in interventi di più agevole applicazione.

Figura 2 – Distribuzione delle risposte sulla gestione strategica e operativa della Zes Unica

La visione degli esperti trova del resto conferma nei dati aggiornati al 12 novembre 2024, diffusi dalla Corte dei conti, che attestano l’emissione di 269 provvedimenti complessivi. Tuttavia, i progetti di insediamento risultano concentrati soprattutto nella provincia di Napoli, con 145 progetti (pari al 54 per cento del totale), segue, a grande distanza, la provincia di Bari con 18 progetti (6,72 per cento), mentre molti altri territori appaiono significativamente trascurati. La concentrazione dei progetti in specifiche aree, dovuta principalmente alla difficoltà di applicare strategie efficaci in modo uniforme su un territorio così vasto e diversificato, sottolinea l’importanza di adottare un approccio operativo più frammentato. Delegare l’attuazione delle iniziative ai singoli territori risulta quindi essenziale per garantire una maggiore omogeneità e una distribuzione più equilibrata degli interventi sull’intero ambito interessato.

Quali settori incentivare

Un altro tema affrontato con esperti e stakeholder ha riguardato l’opportunità che la Zes Unica si concentri o meno su settori o attività specifici. Su questo punto, il 97 per cento degli esperti intervistati — la più alta convergenza rilevata nell’intera indagine — ritiene che la Zes Unica dovrebbe orientarsi prioritariamente verso alcuni settori-attività indicati come strategici (figura 3).

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Figura 3 – Settori-attività su cui concentrare gli incentivi

Al primo posto stakeholder ed esperti indicano la filiera logistica (portuale, retroportuale e intermodale) e in seconda battuta sulla Green economy. Meno rilevante, ma non trascurabile, è lo spazio che andrebbe dato alle attività hi-tech e ad alto valore aggiunto, come la meccanica strumentale e altre attività manifatturiere. Gli sforzi dovrebbero convergere verso il sostegno a uno sviluppo portuale – che evidentemente rimanda al precedente assetto con otto Zes – che comporti diffusi benefici economici e ambientali per l’intera macroregione. Del resto, ciò permetterebbe a questa area del paese di acquisire centralità in ambiti cruciali per il futuro dell’economia nazionale e globale, quali la transizione energetica.

Serve un approccio agile

I risultati emersi dall’indagine Delphi evidenziano, quindi, la necessità di un approccio dinamico e capace di rispondere alle specifiche esigenze dei territori. L’eliminazione dei piani strategici locali, associati alle singole Zes precedenti, ha probabilmente indebolito la capacità di adattare gli interventi alle specificità dei singoli territori, rischiando di favorire le aree più strutturate, come Campania e Puglia, a discapito di quelle meno preparate. Di conseguenza, pur mantenendo una visione strategica complessiva, è fondamentale che la Zes Unica garantisca anche l’autonomia operativa ai singoli territori che, grazie alla conoscenza diretta delle risorse e delle sfide locali, sono in grado di attuare le politiche in maniera più mirata ed efficace.

Il credito d’imposta, la principale agevolazione dello strumento, già presente nelle otto Zes, è stata evidentemente potenziata, ma la sua efficacia dipende ora dalla capacità di governance centrale di bilanciare equamente le risorse. Per massimizzarne l’impatto, quindi, diviene fondamentale adottare criteri di allocazione chiari, basati su indicatori socioeconomici oggettivi, così come garantire un monitoraggio costante per correggere eventuali squilibri. Il successo della Zes Unica dipenderà dalla capacità di instaurare un dialogo continuo e costruttivo tra il livello centrale e quello locale, per raggiungere un equilibrio tra coerenza strategica e flessibilità operativa, puntando in particolare su settori chiave come la filiera portuale e retroportuale e la green economy, legati ai naturali vantaggi localizzativi del Mezzogiorno.

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