La riforma del bonus cultura riapre il tema di quali destinatari si vogliono raggiungere. Una misura precedente ha beneficiato soprattutto chi ha un background socio-economico meno favorevole. Proprio coloro che ora rischiano di rimanere esclusi.

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Giovani, cultura e bonus

La bozza della legge di bilancio 2026 prevede l’introduzione della “Carta Valore”, un bonus – di importo ancora da definire – destinato ai giovani che conseguiranno un diploma di scuola secondaria superiore o un titolo equivalente entro l’anno in cui compiono diciannove anni. La misura, criticata dalle opposizioni perché escluderebbe gli studenti non promossi o coloro che seguono percorsi professionalizzanti, rappresenta l’ultima evoluzione degli strumenti statali rivolti ai giovani per incentivare il consumo culturale, avviati con la legge di bilancio 2017 che introdusse il bonus “18app” sotto il governo Renzi. Quest’ultimo, concepito come un sussidio di 500 euro destinato a tutti i diciottenni residenti in Italia senza ulteriori requisiti, è stato poi sostituito, nella legge di bilancio 2023, dalla Carta della cultura giovani (Isee familiare inferiore 35mila euro) e dalla Carta del merito (voto di diploma pari a 100 o 100 e lode).

Nel corso degli anni, dunque, il bonus culturale è passato da un’impostazione pienamente universalistica a criteri più selettivi, prima in base al reddito e al merito scolastico e ora alla regolarità del percorso formativo. 

L’evoluzione sembra riflettere l’idea che una platea più ristretta possa renderne l’utilizzo più mirato ed efficace. Ma è davvero così? Un punto di partenza è guardare alle evidenze disponibili sul funzionamento del modello originario.

La valutazione causale del bonus 18app

In un nostro lavoro, abbiamo analizzato gli effetti di 18app utilizzando dati Istat 2013-2019: abbiamo studiato come sono cambiati, prima e dopo l’introduzione del bonus, i comportamenti culturali dei diciottenni eleggibili rispetto a quelli di coetanei leggermente più grandi che non ne avevano diritto. Questo tipo di confronto permette di isolare l’impatto del voucher dalle normali variazioni della partecipazione culturale nel corso del tempo.

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I risultati mostrano che il bonus 18app ha aumentato la domanda di cultura in modo significativo. Sul versante della partecipazione, la probabilità di andare al cinema e a concerti di musica leggera cresce rispettivamente del 5,6 e del 4,1 per cento, così come quella di leggere almeno un libro negli ultimi 12 mesi (4,2 per cento) e di acquistare libri o e-book online (7,1 per cento). Per quanto riguarda invece l’intensità, l’incremento è significativo solo per il cinema, per il quale si registra un aumento medio di 0,56 visioni annuali.

Particolarmente rilevante è il fatto che gli effetti più consistenti si osservano tra i giovani provenienti da famiglie con basso livello socio-economico. Per questi, il bonus favorisce l’ingresso in attività culturali che, senza sussidio, rimarrebbero poco accessibili (cinema, concerti, lettura); in alcuni casi aumenta anche il numero medio di eventi frequentati. Al contrario, tra i giovani provenienti da famiglie più istruite gli effetti risultano più deboli o assenti, a conferma che il carattere universalistico del bonus ha raggiunto soprattutto chi era più distante dal consumo culturale.

Lo studio suggerisce dunque che l’intervento ha generato una nuova partecipazione culturale, attivando una spesa incrementale più rilevante tra i giovani con basso livello socio-economico. 

Si registrano però anche due ulteriori risultati. Il primo è un effetto indiretto sui familiari, ovvero il fatto che il bonus può stimolare comportamenti culturali aggiuntivi tra gli altri membri della famiglia, in particolare l’acquisto di e-book da parte dei genitori). Il secondo è la persistenza nel tempo dell’effetto sul cinema, che rimane più alto anche dopo l’esaurimento del credito.

Nel complesso, l’evidenza indica che un voucher universale come 18app ha ampliato la partecipazione culturale e lo ha fatto in modo particolarmente efficace tra i giovani che partivano da condizioni più svantaggiate.

Come dovrebbe essere Carta Valore

Alla luce di questi risultati, alcune implicazioni per il nuovo disegno della Carta Valore risultano evidenti. In primo luogo, l’efficacia di 18app si è concentrata soprattutto sui giovani con background socio-economico meno favorevole: sono proprio loro, tuttavia, che rischiano di essere esclusi dal nuovo bonus, perché le ripetenze o un percorso formativo meno lineare sono più frequenti nei contesti familiari a basso capitale educativo.

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In secondo luogo, il carattere universalistico di 18app sembra avere favorito dinamiche sociali – dagli spillover familiari agli effetti imitativi nei gruppi di coetanei – che un disegno più selettivo difficilmente potrebbe replicare. La partecipazione culturale giovanile non è solo una decisione individuale: si alimenta attraverso reti sociali ed esperienze condivise. Un intervento ristretto potrebbe indebolire proprio questi meccanismi.

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