L’agenda di eventi importanti in materia di cooperazione internazionale e di aiuti allo sviluppo si presenta molto ricca per il 2005. Al centro il dibatitto sulle sorti del continente africano, come ha ripetutamente dichiarato il governo di Tony Blair che vuole porre il tema della povertá e dello sviluppo dell’Africa in cima ai temi del prossimo G8. E l’Italia come si colloca all’interno dei dibattiti che si stanno alimentando a livello internazionale? Non molto bene, sia a livello intellettuale che nella pratica dei fatti.

Visto dall’Inghilterra, il 2005 promette essere un anno pieno di eventi importanti e di promesse per la cooperazione internazionale e gli aiuti allo sviluppo, in particolare al continente africano.

Il governo di Tony Blair ha ripetutamente dichiarato di voler mettere il tema della povertá e dello sviluppo dell’Africa, (“una cicatrice sulla coscienza morale del mondo”, come ha detto Blair) al centro dell’attenzione della comunitá internazionale quando la Gran Bretagna avrá, nel 2005 appunto, la presidenza di turno dell’Unione Europea e del G8. Blair ha creato una Commissione per l’Africa, di cui fanno parte 17 membri tra i quali il presidente della Tanzania, il Primo Ministro etiope, e Bob Geldof (quello di Live Aid). La Commissione dovrá, entro marzo, produrre un documento che tracci gli interventi necessari per rompere la trappola del sottosviluppo che continua a mantenere la maggioranza dei cittadini africani sotto le soglie della povertá assoluta.

Altri due eventi importanti nel 2005 sono previsti per marzo e settembre. A marzo si terrá il secondo Forum internazionale sull’Armonizzazione, in cui paesi donatori e paesi riceventi si ritroveranno per fare il punto su ció che é stato fatto per mantenere le promesse contenute nella Dichiarazione di Roma del febbraio 2003. Durante il primo Forum, le basi di un nuovo modello di cooperazione allo sviluppo, basato sulla coordinazione degli sforzi dei donatori e sull’appoggio a strategie di riduzione della povertá formulate dai paesi ricenventi stessi, furono poste, con una serie di impegni reciproci da mantenere. A settembre, le Nazioni Unite riuniranno la maggior parte dei governi del mondo per discutere sugli ulteriori sforzi necessari per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millenno (Millennium Development Goals, o MDGs) entro la scadenza prevista nel 2015, come ad esempio il dimezzare i livelli di povertá assoluta nel mondo. La parola d’ordine é raddoppiare gli aiuti internazionali, che nel corso degli anni novanta hanno subito drastiche riduzioni. L’economista Jeffrey Sachs (ex Harvard, ora alla Columbia University) é stato chiamato da Kofi Annan per coordinare un’iniziativa chiamata Millennium Project, con l’obiettivo di formulare proposte concrete. Le prime indicazioni, basate su studi effettuati in vari paesi in via di sviluppo, valutano le risorse necessarie a 156 miliardi di dollari annuali per il triennio 2005-2007, che salirebbero a 188 miliardi di dollari annuali tra il 2008 e il 2015. Gordon Brown, prevedendo quanto sará difficile convincere i paesi dell’Unione Europea e del G8 ad aumentare in modo cosí brusco gli stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo, ha lanciato una proposta chiamata International Finance Facility, basata sul front-loading dei fondi necessari tramite emissione di obbligazioni a livello internazionale, garantite da promesse di finanziamenti futuri dei paesi che vi partecipano (vedi il recente intervento di Carlo Sdralevich su lavoce.info).

Leggi anche:  La crisi argentina e le ricette di Milei

Purtroppo, l’Italia e il governo italiano sono piuttosto assenti da questi dibattiti a livello internazionale. Non solo a livello intellettuale, ma anche nella pratica dei fatti. Il recente riassunto della valutazione (Peer Review) delle politiche italiane di aiuti allo sviluppo fatto dal Development Assistance Committee (DAC) dell’OCSE é abbastanza categorico: negli ultimi anni non si é mosso quasi nulla, anzi per molti versi la situazione é peggiorata. A Barcellona nel 2002 il governo italiano si é impegnato a raddoppiare i fondi destinati alla cooperazione internazionale entro il 2006, raggiungendo lo 0.33% del PIL. Nel 2003 gli stanziamenti previsti raggiungevano soltanto lo 0.17%, e per il 2004 si prevede che siano addirittura scesi allo 0.13%, che ci piazzerebbe all’ultimo posto tra tutti i paesi donatori membri dell’OCSE, addirittura sotto gli USA, da sempre il paese proporzionalmente meno generoso. Nonostante queste tendenze, il quotidiano britannico “The Guardian” ha riportato una dichiarazione del Ministro dell’Economia Siniscalco a favore dell’IFF, senza peró nessuna indicazione di come il governo italiano avesse intenzione di contribuire (1).

Anche le inefficienze della cooperazione italiana non sono migliorate. Il livello di tied aid (la percentuale di aiuti legata a contratti con imprese italiane) nel 2002 era del 62%, e nel 2001 addirittura del 92%, mentre la raccomandazione del DAC é che questa pratica venga del tutto abolita. Il cosiddetto “Sistema Italia”, che vede come attori di cooperazione non soltanto il governo centrale ma anche gli enti locali e le organizzazioni non governative, é altamente frammentato. Malgrado il ruolo giocato dall’Italia nell’ospitare il primo Forum sull’Armonizzazione, il governo deve ancora sviluppare una strategia operativa e un piano d’azione per raggiungere gli obiettivi previsti. Infine, l’organizzazione della cooperazione governativa é altamente centralizzata e burocratica, caratteristica che impedisce un effettivo appoggio di strategie locali di lotta alla povertá sviluppate dai governi dei paesi in via di sviluppo, e manca di un sistema effettivo di monitoraggio e valutazione che permetta un uso piú efficace delle risorse spese.

Leggi anche:  Europa al bivio sul commercio con la Cina

Le scadenze del 2005 rappresentano un’occasione importante per fare in modo che la comunitá internazionale mantenga gli impegni presi nel passato e rilanci un Piano Marshall per la riduzione della povertá a livello globale. La posizione del governo italiano, e il ruolo che vorrá giocare sia come membro dell’Unione Europea che del G8, é per ora molto poco chiara.

(1) “Italy Backs Aid Scheme”. Vedi http://www.guardian.co.uk/business/story/0,3604,1362469,00.html

Links interessanti:
DAC Peer Review of Italy (
www.oecd.org/dac)
Millennium Project (
www.unmillenniumproject.org)
Commission for Africa (http://213.225.140.43/english.htm)
Rome Declaration on Harmonisation (http://www.aidharmonisation.org/)

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Guerra economica alla Russia: scocca l'ora delle "sanzioni secondarie"?