Si blocca la riforma del TFR. Forse meglio così perchè il testo di decreto attuativo, che poteva essere approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, discriminava i lavoratori più giovani, i maggiori beneficiari dello smobilizzo del trattamento di fine rapporto. E riduceva la concorrenza fra fondi contrattuali e fondi aperti, violando principi di portabilità dei contributi di lavoratori e datori di lavoro. Nella lunga trattativa si è perso il riferimento ai principi che dovrebbero ispirare una riforma così importante. Bene ricapitolarli.
Procede invece, la riforma del diritto fallimentare. E’ un passo avanti rispetto alla situazione attuale, ma il Parlamento dovrà al più presto migliorare le procedure di recupero (il concordato fallimentare fa concorrenza sleale a quello preventivo), l’amministrazione straordinaria (troppi i poteri dati alla PA nella gestione della crisi di impresa) e la disciplina dell’esercizio provvisorio (che porta a salvare l’impresa anche quando sarebbe meglio smembrarla). Affinché la riforma abbia piena efficacia è inoltre importante introdurre le giuste regole di corporate governance nel sistema bancario.

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