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VERO O FALSO: I MIRACOLI DI SAN BRUNETTA

“In pochi mesi si è registrata una diminuzione di quasi il 50 per cento e non sono un taumaturgo” Renato Brunetta, Ministro per la pubblic amministrazione e l’innovazione nel corso della trasmissione “Faccia a faccia” su Radio3. Dichiarazione riportata nell’articolo “Brunetta: io meglio di Padre Pio apparso su La Repubblica”, 3 ottobre 2008;
Siamo più verso il 50% delle assenze in meno rispetto al settembre del 2007 che verso il 40%”,. ”E’ un miracolo?” ha chiesto Massimo Giletti. Brunetta: “Son diventato un taumaturgo, son diventato San Brunetta”. Domenica in” 5 ottobre 2008.

Il decreto-legge 112/2008 (approvato definitivamente il 5 agosto) irrigidisce i controlli sulle assenze per malattia del pubblico impiego (tra l’altro, prevede visite fiscali obbligatorie anche per un solo giorno di assenza) e stabilisce che nei primi dieci giorni di assenza non vengano corrisposti emolumenti accessori e indennità.
Che conseguenze hanno avuto queste misure sul tasso di assenteismo? Secondo il Ministro Brunetta, l’effetto è stato miracoloso: una diminuzione del 37-40% a luglio e di quasi il 50% ad agosto. La rilevazione di agosto non è ancora disponibile, mentre quella di luglio è pubblicata sul sito del Ministero della funzione pubblica. Leggendola, l’impressione è che in effetti l’assenteismo stia diminuendo in misura significativa, ma probabilmente non nel modo spettacolare dichiarato dalle fonti ufficiali.
La rilevazione, infatti, presenta qualche incongruenza.
Per prima cosa, ci si è basati sulle risposte “volontarie” di alcune amministrazioni. Nel complesso hanno risposto enti con 210.000 dipendenti, ovvero meno del 7% del pubblico impiego. Per questi enti le assenze per malattia nel luglio 2008 si sono ridotte del 37,1% rispetto al 2007 (che, secondo il Ministero,chissà perché, corrisponde a un calo per l’intero universo dei dipendenti pubblici “plausibilmente” collocato in un range del 37-40%) . Cosa succede al restante 93%? Ovvero, i risultati ottenuti per il campione delle amministrazioni che hanno partecipato alla rilevazione si possono estendere al totale del pubblico impiego? Probabilmente no: è plausibile che le amministrazioni che hanno partecipato presentino risultati migliori della media (un fenomeno noto in statistica come autoselezione: chi non ha ottenuto buoni risultati eviterà di sottolinearli rendendoli pubblici).
Un altro dubbio che emerge da una lettura sommaria dell’indagine riguarda la possibilità di comportamenti elusivi e/o di disomogeneità nella rilevazione: in alcuni casi alla diminuzione delle assenza per malattia corrisponde l’aumento delle assenza per altri motivi. Per fare un esempio eclatante: nel Comune di Napoli nel mese di luglio 2008 le giornate di assenza per malattia sono 2.546 in meno rispetto al luglio 2007 (7.816 contro 10.362 giornate di assenza), con una diminuzione del 25%. Peccato che le assenze per altri motivi nello stesso periodo aumentino di 12.183 giornate (p. 37 della rilevazione)….
Insomma: un po’ di esagerazione c’è e non ce ne sarebbe bisogno. Anche se la diminuzione dell’assenteismo fosse del 10%, sarebbe sempre un buon risultato. Meglio mantenere un basso profilo: i miracoli non sono di questo mondo….

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46 commenti

  1. Carlo Guidetti

    Premetto di non essere elettore di centro destra. In ogni caso reputo importante sottolineare il fatto che Brunetta stia cercando di migliorare l’efficienza dei servizi pubblici riducendone (o quanto meno contenendo) i costi nel modo più logico e corretto: in primis controllando che i dipendenti facciano quello per cui sono pagati e successivamente premiando chi fa meglio ciò che deve. Dimostrare che il suo metodo stia portando risultati ben oltre rispetto a quelli previsti mostrando dati parziali o contestabili è sicuramente negativo. Ma a mio giudizio è molto più negativo e pericoloso l’atteggiamento e le posizioni di alcuni "intellettuali" di sinistra che hanno giudicato in termini molto duri le posizioni ed il piano del Ministro Brunetta. Questi "intellettuali" forse dimenticano o ignorano che se tutte le persone che lavorano si comportassero come i dipendenti statali assenteisti o poco produttivi semplicemente saremmo un Paese non in fase di declino come quello attuale ma in totale povertà.

  2. Valerio Guerra

    Premesso che sono favorevole a tutte le misure volte a migliorare l’efficienza e l’efficacia sia della PA che del settore privato in Italia, mi chiedo perché San Brunetta da Arcore si accanisca solo con gli impiegati e non anche con i direttori e dirigenti vari che amministrano dette PPAA. Non sa che il lassismo degli impiegati pubblici è creato da dirigenti inetti e spesso corrotti? Non sa che una cura dall’alto, anziché dal basso, sarebbe molto più rapida ed efficace? No sa neppure che esistono molteplici disposizioni sul controllo dei risultati dei dirigenti che non vengono per nulla applicate o sono solo inutili (e costose) formalità? Non è singolare che, con dei risultati come quelli della PA italiana (a cui il nostro San Brunetta fa spesso riferimento), nessun dirigente finisca mai classificato come incapace? E’ facile farsi pubblicità con misure di grande impatto mediatico rivolte unicamente verso gli impiegati che non scalfiscono minimamente gli errori (orrori?) politici alla base del problema. Nel frattempo, qualcuno ha denunciato l’emendamento salva manager nascosto nel decreto Alitalia, così (dopo) Tremonti ha minacciato le dimissioni e Berlusconi di esserne all’oscuro.

  3. Sagliano Salvatore Antonio

    Indubbiamente l’intento di Brunetta era quello di mostrarsi "bello" davanti al pubblico, ma non considererei malvagio il suo comportamento. In questo caso, in fondo, dei dati gonfiati potrebbero persino mettere il dipendente pubblico nella condizione di credere che c’è stata una svolta seria, subito recepita, scoraggiandolo dal diversificarsi dalla massa che ora – si presume – rispetti le regole. Un dato più povero, magari, indurrebbe a pensare il contrario e influirebbe sulla propria tenuta. Concludendo, ritengo che mai nessuna legge potrà cambiare davvero l’approcio che il lavoratore ha per il proprio lavoro, spesso visto come inutile fatica da ridurre il più possibile e non come opera di carità per gli altri, nonchè di realizzazione di se stessi. Credo l’esperienza insegni che una delle più grandi fortune che ci possano capitare sia quella di poter "vivere" anche sul posto di lavoro. Per tal fine i lavoratori, quanto le istituzioni, dovrebbero metterci del loro.

  4. stefano

    Il dubbio è sempre il solito: i giornalisti ci sono o ci fanno? Sono veramente incapaci di filtrare, approfondire ed appurare notizie e fonti? Oppure da buoni ruffiani preferiscono fare da megafoni alle versioni ufficiali?

  5. Michele

    Sono assolutamente d’accordo con le perplessità dell’autore dell’articolo. Aggiungerei con un pò di malizia di verificare se le amministrazioni citate sono le uniche che hanno risposto ad un questionario a dire il vero anche poco chiaro.

  6. Umberto Verde

    Appena laureato, 35 anni fa (sociologia) in Alfa Romeo, all’Ufficio Studi, svolsi una ricerca sull’assenteismo, sullo stabilimento di Pomigliano d’Arco. Il tasso "medio" di assenteismo immediatamente ebbe un crollo: era bastato che i dipendenti sapessero della ricerca in atto! Ridurre il tasso "medio" è un gico da bambini. Infatti, questo tipo di ricerca era uno dei primi lavori che veniva richiesto a un giovane sociologo appena entrato in azienda. Più difficile è ridurre il tasso di assenteismo nelle sue varianze, nella sua erraticità, nei sottosistemi dove produce maggiori danni, ecc. E ancora più difficile è mantenere nel tempo questi risultati. Se non si analizzano le cause, le motivazioni, le dimaniche organizzative e gestionali, la tipologia delle morbilità, le relazioni capo-collaboratore, ecc. Produrre lo spavento riduce hic et nunc l’assenteismo [il che non significa necessariamente aumento della produttività e dell’efficienza perché, come è noto, la presenza in sé non significa nulla se manca la motivazione; ed è difficile sentirsi motivati se si appercepisce l’azienda come un nemico da cui difendersi] ma la durata nel tempo di questi benefici effetti è effimera.

  7. Franco Tegoni

    Se fosse vero quanto dichiara il ministro Brunetta, si verificherebbe un eccesso di mano d’opera nei vari comparti pubblici, per cui si potrebbe varare un significativo piano di riduzione del personale. L’impressione però è che ci troviamo di fronte ad un piano propagandistico tipo "immondizia a Napoli e Campania" dove si è dato per risolto un problema che non è risolto, oppure tipo "mandiamo l’esercito" per affrontare camorra, mafia, accesso alle discariche, controllo delle città mentre nella realtà il governo prepara il licenziamento di oltre 40.000 militari. Non accendiamo ceri né a S.Brunetta né a S.Silvio.

  8. giovannni delfino

    Molto probabilmente il miracolo di Brunetta è proprio come quello degli antichi re taumaturghi medievali (per lo più inglesi e francesi) che si fregiavano di meriti da loro indipendenti, proprio perché le piaghe degli scrofolosi nella maggior parte dei casi guarivano spontaneamente o si trattava di manifestazioni cicliche di una malattia dermatologica di per sé cronica. Ecco quindi, il ministro Brunetta, che senza alcuna vergogna per la sterminata platea di precari della pubblica amministrazione, si compiace davanti al "paggetto di corte" Massimo Giletti degli straordinari risultati ottenuti, facendo riferimento a dati che, come da voi specificato, fanno riferimento a meno del 10 per cento dei dipendenti della PA, effetto sortito attraverso i minacciosi proclami contro i pubblici dipendenti. La realtà nella PA (io lavoro nel comparto Università a Bologna, ma attraverso un’esternalizzazione) é quella del precariato, di un mercato del lavoro duale e iniquo in cui, lavoratori stabili e garantiti da una parte gravano su una cospicua parte del personale che è sempre più precario e mal retribuito dall’altra; una situazione paradossale per cui le PA sono costrette a esternalizzare.

  9. Francesco Tomasi

    Ritengo che si tratti dell’ennesimo spot!

  10. Antonio Di Mico

    Affrontare l’assenteismo è lodevole ma non deve distogliere dal perseguimento dell’obiettivo del miglioramento dei servizi ai cittadini e della riduzione dei costi. Le persone presenti non sempre vengono utilizzate bene e al meglio negli enti. Tantissime si sentono sottoutilizzate e con mansioni troppo semplici. La gestione per obiettivi prevede una attenzione ai risultati, che i contratti incentivano se vengono ben rilevati e non si riduce il tutto ad una mera "amministrativizzazione" degli istituti contrattuali. Quando spostiamo i "controlli" sugli effetti dell’attività degli enti? Perchè non collegare i finanziamenti agli enti con la loro efficienza nell’uso delle risorse? Gli amministratori centrali e locali, innanzitutto, richiedono a dirigenti ed uffici solo adempimenti formali -pur necessari- di tipo giuridico e finanziario o anche di tipo economico e organizzativo? Quanta attenzione c’è a un buon clima organizzativo come presupposto per un buon lavoro e, quindi, buoni risultati per i cittadini? Sono maggiorenni i nati nel 1990, anno delle leggi 142 e 241, ma ancora si parla solo di strutture e poteri e non anche delle forme e dei risultati di esercizio dei poteri.

  11. Sante Orsini

    Molto opportuna la precisazione sulle lacune metodologiche e la tendenziosità (in senso statistico, ma anche lato a questo punto) della rilevazione sul calo delle assenze. Pure interessante sarebbe un confronto coi costi reali comportati dalle aumentate ispezioni a fronte dei benefici. Forse non era privo di razionalità economica il comportamento passato che eseguiva e riservava i controlli a periodi di assenza più lunghi. Anche l’illusione statistica generata da possibili effetti di sostituzione dell’assenza per malattia con altri tipi di assenza è interessante e ricorda molto i precedenti in terra russa generati dalle "economie di comando". Gli obiettivi dei piani quinquennali si raggiungevano sempre. Speriamo in futuro in approcci al problema più centrati sul reale e meno attenti al virtuale.

  12. Carmelo Vella

    Son inquadrato nell’area dei dirigenti di II fascia della P.A., in un ruolo tecnico, e spero di vedere qualche buon risultato prima che arrivi la pensione. Per ora vedo il solito amdazzo: tutto si gioca in modo pochissimo trasparente, grazie agli appoggi politici o clientelari (non si salva nessuno, neppure i sindacati, che piazzano i loro). Perchè non si fa un’indagine su quanti sindacalisti sono stati nominati persino direttori generali, a umma a umma, direbbe Totò? Il sottoscritto, con tanti titoli e con 14 giorni di assenza in 39 anni di servizio (nessuna negli ultimi 24) spera che qualcuno si accorga di lui e lo premi, magari con una nomina a cavaliere, come si usava una volta.

  13. stefano delbene

    Mi sorge spontanea una domanda: qualcuno ha verificato se nei giorni "recuperati" il dipendente ha prodotto in più? Magari poi scopriamo che hanno passato il tempo a leggere il giornale.

  14. giuseppe

    Su questo argomento siete carenti. Più che contestare le cifre, esprimete il vostro parere concettuale della vicenda pubblica amministrazione, e il modo per renderla più efficente, ossia meno costosa e più virtuosa. Il ministro, per me, ha imboccato la giusta direzione: combattere l’assenteismo anche e soprattutto a livello mediatico (tutti guardano il tg), dunque una campagna mediatica forte contro l’assenteismo è utile. Ora la fase due: premiare le amministrazioni virtuose, punire le inefficenti, permettere al cittadino di rilevare le carenze nei servizi tramite la class-action, il tutto in modo trasparente. Occorre apportare e suggerire ulteriori strumenti per proseguire in questa direzione, la mera demagogia sui numeri è superflua.

  15. Giuliano

    Sono perplesso. Brunetta fa rientrare gli assenteisti negli uffici pubblici, ok. Ma una volta in ufficio, siamo sicuri che lavorino? Io credo che una grossa causa dell’assenteismo è che non c’è molto da fare in tanti uffici. Il ragionamento è: "se mi prendo dei giorni di malattia non è un problema, tanto sto tutto il giorno qui a scaldare la scrivania". Quando lavoravo al ministero della difesa, si diceva che ogni 3 persone ce ne era una sola che lavorava.

  16. gaunilon

    Brunetta compie un’operazione solo quantitativa: lancia il ricupero della operatività della Pubblica amministrazione attraverso un tattica terroristica contro l’assenteismo. E ora sbandiera risultati quanttativi eclatanti che giustamente vengono qui ridimensionati. Va inoltre segnalato che una presenza maggiore o rotale non significa maggiore efficienza. Gli ammalati! La strategia deve essere qualitativa e rompere l’attuale circolo vizioso: a salario e lavoro di basso livello segue una prestazione di basso livello.

  17. ciro daniele

    Sono convinto che Brunetta stia combattendo una battaglia che dovrebbe essere “di sinistra”, perchè un intervento massiccio dello stato in economia può essere giustificato solo se il settore pubblico è più efficiente di quello privato. Tuttavia ho qualche dubbio sull’efficacia dei decreti Brunetta. Il primo riguarda l’affidabilità di certi dati statistici sull’assenteismo. Qualche mese fa il Sole24Ore diffuse una classifica dei comuni dove questa “arte” era più praticata e, a sorpresa, una delle amministrazioni più lassiste risultò Bolzano, mentre gli stacanovisti del pubblico impiego erano concentrati soprattutto al Sud. La spiegazione è molto semplice: mentre in alcuni comuni si registra anche la pausa caffè, in altre perfino la comunicazione di malattia è un optional e quindi non esistono assenteisti. Il secondo dubbio riguarda l’effetto dei decreti. Se, grazie alle nuove misure, si riempiono gli uffici di ex-fannulloni, è probabile che l’efficienza del settore diminuisca invece di aumentare, perché gli ex fannulloni non si trasformano magicamente in impiegati modello, ma continuano a non fare nulla e spesso disturbano e tolgono risorse (telefoni, pc, fotocopiatrici, ecc.) ai colleghi che lavorano. E ancora, le visite fiscali costano (circa 50 euro l’una) e sono a carico del bilancio degli enti che le richiedono. Se non ci sono soldi in bilancio neanche per le penne e la carta, quale dirigente sensato sprecherebbe un centesimo per recuperare impiegati presumibilmente poco efficienti?

  18. antonio p.

    Le statistiche normalmente prese per oro colato sono determinate dal risultato di 1000-2000 persone intervistate che rappresentano lo 0.00001 della popolazione italiana, se invece rappresentano il 3% degli impiegati nella p:a: sono discutibili? Facciamo commenti seri e mettiamo in evidenza che lavorare è un dovere oltre che un diritto.

  19. Alessandra

    Premesso che non ho alcuna simpatia per i fannulloni, ritengo che sia sbagliato mortificare un’intera categoria, che nella maggior parte dei casi sconta sulla propria stessa pelle l’inefficienza e l’irrazionalità della struttura di cui fa parte. Certamente è sacrosanto che l’assenza per malattia venga presa soltanto se si è realmente malati, ma è anche sicuro che un bravo dirigente sa esattamente quali sono i suoi impiegati che ne approfittano e quelli che invece si assentano solo se stanno davvero male. Pertanto imporre a tappeto la visita medica fin dal primo giorno dimostra in modo evidente che Brunetta non si fida dei suoi dirigenti o li ritiene incapaci di disporre i controlli nei casi opportuni. Dopo questi decantati e facili successi, sarebbe il caso per Brunetta di dare avvio ad una seria riforma della dirigenza, duramente provata dalla diffusione dello spoil system e largamente carente di meritocrazia. Bisognerebbe ripensare l’intero percorso di carriera all’interno della P.A. per formare risorse competenti ed orgogliose di servire lo Stato con il proprio lavoro.Certamente una campagna denigratoria su vasta scala non aiuta a sentirsi orgogliosi del proprio lavoro quotidiano.

  20. berndt fischbach

    Indubbiamente ci sono persone che abusano, ma questo danneggia più che altro quelli che lavorano onestamente anche per i ‘pseudofurbi’. L’anno scorso mi sono assentato per tre giorni (influenza nonostante vaccino), quest’anno non lo farò: corro il rischio di non poter rispettare i miei impegni finanziari (non di alta finanza bensì terra terra tipo bolletta, ecc.). Il premio? Eterni ritardi per il rinnovo contrattuale con cifre ridicole. Il premio? Carriera a chi lecca meglio. Il premio? Carriera politica (ben remunerata) a chi la intrapprende. Ha tutto il tempo per curare i suoi contatti durante l’orario di lavoro, ecc. ecc.

  21. GIANLUCA COCCO

    Questo provvedimento, come tanti di questo Governo, è all’insegna del populismo, ossia teso a riscuotere facili consensi tra i cittadini indignati di fronte ai vergognosi sprechi e abusi delle PP.AA. Al di la’ della manipolazione dei dati, il provvedimento costringe chi si ammala a rimanere 13 ore a casa, come se la sua inottemperanza costituisse dimostrazione della falsità della malattia: in pratica se non si ha qualcuno al proprio servizio si è costretti a rischiare di non farsi trovare dal medico fiscale (magari durante una lunga fila in farmacia). Nulla importa poi se proprio il rimanere a casa può costituire motivo di aggravamento della malattia, come ad es. spesso avviene per i fenomeni depressivi. Inoltre, il falso malato è spesso una persona che preferisce rimanere a casa piuttosto che andare a lavorare, per cui tale provv.to repressivo rischia di non preoccuparlo. Sembra invece più probabile che per quei piccoli stati patologici, per i quali è però consigliato non presentarsi al lavoro, sia più conveniente evitare la “malattia” piuttosto che vedersi reclusi in casa. I falsi malati vanno combattuti senza mettere i veri malati nelle condizioni di rinunciare ai propri diritti.

  22. Antonio D'Onofrio

    Sono insegnante presso la scuola media e sono stato tre giorni con l’influenza, impasticcato,con starnuti a raffica, a lavorare in classe con gli alunni. Un’impegata presso il Ministero della Giustizia si è preso due giorni di ferie per curarsi.

  23. Vincenzo

    E’ vero, si è ridotto l’assenteismo del 50% (nei mesi feriali). Ma il lavoro svolto dagli ex assenteisti ha dato frutti visibili?

  24. Silvestro Gambi

    Insomma, parlare male di Brunetta è come parlare male di Garibaldi. In sintesi: il problema della PA esiste, accidenti se esiste. E che qualcuno dovesse cominciare a fare qualcosa era evidente e urgente. I sindacati avrebbero dovuto accorgersene da tempo. Ora sono lì come pugili rintronati dai cazzotti che si agitano senza costrutto sul ring. Brunetta non ha trovato di meglio che sparare nel mucchio: in queste condizioni si becca sempre qualcosa. Padre Pio avrebbe saputo certo far di meglio, infatti, più che norme ci vuole un miracolo. Se l’obiettivo del Ministro era quello di sviare l’attenzione del pubblico dalla casta spostandola sui fanulloni, l’operazione è riuscita, ma ha risolto ben pochi dei problemi della PA e lo sa bene. Tali problemi sono figli bastardi della casta: proliferazione di enti e agenzie, numerosità dei dipendenti, permanenza di livelli di amministrazione inutili (province, pezzi di parlamento e non solo), demenziale numero di dirigenti in gran parte tirati fuiori dal milieu della politica e dei partiti. In queste condizioni, paradossalmente, v’è da chiedersi cosa fanno i dipendenti non assenteisti. E credete non è benaltrismo questo: vedere i numeri!

  25. andrea malatesta

    Finalmente leggo parole equilibrate sui dati forniti dal ministro Brunetta. Chi mastica un pochino di metodologia della ricerca sociale sa bene che si tratta di dati senza alcun valore scientifico, ed il primo a saperlo è lo stesso ministro, che è un docente universitario. A chi crede che Brunetta stia modernizzando la pubblica amministrazione, dico che si tratta di un grande inganno. In realtà il DL 112, ora legge 133, interviene sulla PA esclusivamente con logica di tagli e risparmi, ma produrrà un ulteriore smantellamento dei servizi. Le retribuzioni dei dipendenti pubblici subiranno tagli per l’anno 2009 da un minimo di 500 ad un massimo di 6.000 euro, in base al comparto di appartenenza. Aumenteranno i carichi di lavoro, diminuirà il totale degli addetti per il blocco del turnover e la mancata stabilizzazione dei precari. Il ritorno al maestro unico alle elementari risponde proprio a questa esigenza, cioè tagliare nell’arco di un triennio più di 80.000 insegnanti. Quando queste scelte cominceranno a produrre effetti pratici, credo che molti cittadini apriranno gli occhi e proveranno sulla loro pelle le conseguenze di questa politica sciagurata.

  26. claudio giusti

    In questi ultimi anni, nel mio reparto, ci sono stati diversi casi di cancro. Non tutti si sono risolti felicemente. Forse tenere agli arresti domiciliari chi è sotto chemioterapia può servire? Chiederò al medico.

  27. Adriana

    Solo una domanda. È possibile avere una verifica dei dati citati da Brunetta? Inoltre a me risulta che molti dipendenti pubblici stiano ricorrendo a permessi retribuiti per poter, ad esempio, effettuare visite mediche specialistiche. Altro dato che andrebbe verificato e potrebbe ridimensionare il potere taumaturgico di Brunetta.

  28. Giorgio Zanutta

    Ma non è partito dal nord-est nella sua marcia di bonifica dalla svogliatezza? Ma poi si è fermato e dove si è fermato? O la campagna la si fà tutta, quindi campagna d’Italia o non la si fà affatto. Io ho sentito solo certi valori di diminuzione dell’assenteismo e riferiti specificatamente a certe zone e questo non mi sembra completamente corretto, potrei essere non completamente informato ma mi pareva di sentire che in certe zone per es. certi timbravano il cartellino e l’immondizia restava là, in altre che si ha una timbratura colletiva e questo da giornali e servizi tele, per cui mi sembra che il lavoro sia incompleto e mi spiace per lui che è un tipo molto attivo, ma ha ancora molto da fare.

  29. Anna Maria Brandinelli

    Trentasette anni di attività nella PA in Emilia-Romagna, di cui gran parte come funzionario e dieci come dirigente mi hanno portato ad alcune convinzioni sull’uso delle risorse umane: – il pesce puzza dalla testa. Se in un settore i lavoratori sono in maggioranza inefficienti hanno sicuramente un dirigente cialtrone (se ne presentano diverse varietà: carrierista, menefreghista, stupido, debole, impreparato) – le politiche del personale nella PA sono generalmente centralizzate e pesantemente patteggiate con i sindacati, a scapito delle possibilità di dirigenti e funzionari di usare direttamente leve come gli incentivi economici e/o organizzativi, aggiornamento professionale, sperimentare procedure nuove – sindaci, presidenti o assessori al personale hanno raramente la percezione del loro dovere di determinare un’efficiente e perciò efficace e piacevole organizzazione del lavoro – le nomine dei dirigenti, che dovrebbero coincidere almeno con il mandato amministrative e essere annualmente attentamente verificate, sono generalmente solo verso l’alto: se si raggiunge il ruolo di direttore, non lo si perde più, benché costi da due a sei volte quello medio dei dipendenti.

  30. ines

    Ma ammettiamo pure che le assenze siano diminuite del 50%. Questo vuol dire che nel pubblico lavorano giornalmente migliaia di dipendenti in più. Ma è aumentata l’efficienza? Credo che nessuno lo sappia perchè manca qualsiasi sistema di misurazione. Ciò che di sicuro è aumentato è il costo per lo Stato perchè in quasi tutte le amministrazioni i premi sono legati alla presenza ed è aumentato anche il consumo di carta, toner, fotocopie, luce, acqua ecc. Ma il Dr. Brunetta dovrebbe anche sapere che i veri padroni del pubblico impiego sono i sindacati e che le nomine dirigenziali sono di parte sindacale. Per cui quando dice "adesso dobbiamo premiare i migliori" dice che adesso è ora di premiare i sindacalisti, in quanto non vi è nessun metodo di valutazione se non quello del dirigente. Il Dr. Brunetta dovrebbe ridurre il personale e il potere del sindacato all’interno del pubblico impiego. Troppo facile raggiungere i risultati che esalta quasi fosse un Santo.

  31. Rosalinda Bruno

    Sono una dipendente pubblica ed in questo momento sicuramente vivo male il mio lavoro. Non e’ facile venire a lavorare ed essere etichettata come fannullona tutti i giorni. La mia produttivita’ non ha sicuramente subito un incremento dall’effetto Brunetta, visto che le sue grandi riforme non incidono sicuramente sulla produttivita’, ma solo sulle assenze e anche in maniera pesante in quanto va a colpire sulla malattia. Nel mio caso e’ da due anni che ho zero giorni di malattia. Quindi non c’era bisogno di Brunetta per farmi venire a lavorare. Io lo guidico anche come cittadina e secondo me la sua grande riforma e’ solo fumo negli occhi.

  32. Tommaso

    Nelle slide in cui si mostravano i dati di Luglio (a pag. 17) c’e’ la seguente nota: "L’indagine qui illustrata [2008] fa infatti riferimento alle sole assenze per malattia. Nel caso del Conto Annuale, fino al 2006, queste sono considerate unitamente alle altre assenze retribuite". Se capisco bene si stavano confrontando (almeno fino ai dati di luglio) dei dati non congrui, nella stessa slide si ammette che "il confronto con il Conto annuale non e’ del tutto corretto". Tra l’altro le assenze retribuite comprenderebbero le ferie: non c’e’ da stupirsi che quindi la differenza fra i dati nuovi (solo malattia) e quelli vecchi (anche ferie) vada aumentando da Giugno a Luglio ad Agosto (ad Agosto ci sono piu’ persone in ferie che a Luglio che a sua volta ha piu’ persone in ferie che Giugno). Nelle slide di agosto/settembre si dice che e’ stata migliorata la metodologia, ma comunque i dati prima del 2006 non sono scorporati. Non sto sostenendo che l’analisi sbagliata annulli i dati proposti (anche se non so se si possa escluderlo), ma sicuramente va considerato come un fattore di attenuazione importante.

  33. giuliano vergnasco

    Qualunque dipendente pubblico puo’ dire che il vero assenteismo non si fa con le assenze per malattia. Queste, infatti, vanno a incidere sulla produttivita’ e quindi hanno sempre rappresentato un danno economico anche prima di Brunetta.

  34. Simone Grassi

    Il valore statistico dei dati di Brunetta é nullo. Non è stato fatto un campione del totale, perché é vero che il 7% sarebbe assolutamente sufficiente (si usano campioni di 1000 elettori per le politiche) il problema è che quel 7% non é stato scelto con i parametri che definiscono un "campione" statisticamente valido. Hanno risposto volontariamente le amministrazioni, insomma sceglievano loro. Se viene fuori che hanno risposto piú o meno quelle che avevano migliorato di piú questo parametro, proprio per far vedere che stanno lavorando bene ecco che un 30% ipotetico puó diventare anche meno di 10%. Certo, concordo meglio 10% che niente, e anche quello se fosse nazionale medio sarebbe un buon risultato. Il punto è che spacciare delle cifre inutili statisticamente parlando per campioni a cui fare riferimento fa capire l’andazzo…l’importante è far credere, quello che si è fatto veramente non importa. Se Brunetta fosse stato forte dei suoi provvedimenti, avrebbe fatto un campionamento e non una risposta volontaria, e da li avrebbe tratto un dato, magari piú basso, es:10% ma di grande valore. Sono molto deluso da questi comportamenti, chi vuole far le cose per bene non accetta furbizie.

  35. Luca Neri

    Gentile redazione segnalo questa mia elaborazione dei dati del ministero che mette in evidenza come il calo delle assenze della PA sia in trend negativo da diversi anni e che quindi gli annunci di Brunetta sono fuoriluogo, almeno per il momento (http://innovatorieuropeistlouis.wordpress.com/2008/08/06/leffetto-brunetta-e-una-bufala/). Per avere un idea più realistica dell’effetto della legge si dovrebbero avere dati annuali (ovvero, almeno si aspetti l’anno prossimo) e applicare tecniche statistiche un pò più sofisticate di quelle usate dal ministero (ad. esempio una difference-in-differences usando un reference period precedente alla legge e un reference group di lavoratori nel settore privato osservati negli stessi periodi) Per ora le entusiastiche affermazioni del ministro sembrano un propagandistico esercizio di cialtroneria.

  36. serena

    Non credo che seminare terrore sia il metodo giusto per evitare l’assenteismo; ai dati pubblicati dal ministro mi piacerebbe conoscere quali sono stati e in che percentuale, nei mesi presi a campione, gli infortuni o presunti tali, sul lavoro. Lavoro nel pubblico e mi sento di dire che: – essere presenti sul lavoro non sta a significare necessariamente produttività; – quanto costa mandare medici tutti i giorni dappertutto a controllare gli ammalati?; – Quante assenze fanno i parlamentari e chi li controlla essendo anche loro lavoratori del pubblico impiego? – sono aumentate le assenze per infortunio da agosto a questa parte nel pubblico impiego? – Perché per i disonesti ci rimettono anche gli onesti che magari vivono soli e se ammalati non possono ricorrere ad una farmacia perchè tenuti agli arresti domiciliari? – e se vivo sola come vi mando, dovendo recarmi alla posta il foglio di malattia? – Perché i soldi non vengono mai decurtati ai dirigenti che peccano di cattiva gestione, conseguenza della quale magari molti dipendenti pubblici si stufano anche di produrre onestamente?

  37. stefano monni

    Desidero preliminarmente precisare che non ritengo, in linea di principio, criticabile l’iniziativa del Dr. Brunetta; ciò che ritengo discutibile è l’approccio utilizzato, consistente nella generalizzata criminalizzazione di una categoria, quella dell’impiegato pubblico. L’iniziativa è stata adottata, io credo, senza una vera e reale valutazione delle cause – che sono moltissime e spesso non imputabili al dipendente pubblico – che portano l’impiegato ad assentarsi. A tal proposito richiamo quanto già detto su queste colonne relativamente all’articolo di Federico Caffè apparso nel ’68. Non credo che tali cause debbano giustificare comportamenti non corretti, ma sicuramente dovrebbero spingere chi amministra a valuatarle e a tentare, quantomeno, di eliminarle o ridurle il più possibile. Capisco che il compito è arduo e quindi è più facile cercare scappatoie.

  38. checchi marco

    Forse lui si scorda di essere un dipendente pubblico due volte, uno come docente, uno come ministro per di piu pagato dal popolo italiano, e comunque non sono i dipendenti pubblici che creano un problema allo stato italiano ma sono loro la macchina politica che costa al popolo tanti miliardi di lire, insieme ai manager strapagati sempre ed i dirigenti pubblici. E poi lo hanno collocato a fare casino mediatico cosi la gente si scorda dei reali problemi italiani, il pane costa 4 euro al chilo e cosi via, comunque occhio alla penna perchè chi le fa se lo aspetti.

  39. David Armanini

    Io non disdegno affatto le iniziative prese dal Prof. Brunetta ma penso che a volte un approccio più rigoroso e serio potrebbe giovare alla riuscita delle sue iniziative. Un esempio su tutti: leggendo il suo CV on line (http://www.renatobrunetta.it/profilouniversita.html) sono rimasto molto impressionato. Leggendo la frase "è uno tra i più autorevoli e apprezzati economisti italiani" con una punta di orgogliosa italianità sono corso su ISI Web of Science per scorrere le Sue innumerevoli pubblicazioni, quando mio malgrado scopro che in data attuale tale banca dati, riconosciuta come standard mondiale per le pubblicazioni scientifiche, risultano solo due sue pubblicazioni e peraltro con zero citazioni! che disdetta! Nella speranza di rincuorarmi con i meriti delle sue attività editoriali, leggo nel suo Cv che è "Fondatore nel 1986 e direttore della rivista scientifica Labour,..considerata universalmente tra le più autorevoli pubblicazioni scientifiche mondiali nel campo dell’economia del lavoro" e vado immediatamente a consultare il sito della sua rivista salvo scoprire che il suo giornale è privo di Impact Factor. Meno annunci e più sostanza!

  40. Simone Sensi

    Le dichiarazioni di Brunetta sono assolutamente false, l’assenteismo non è affatto calato del 50%. Detto ciò cambierà forse qualcosa? Massimo Giletti inviterà forse la redazione per confutare? I Tg apriranno con la notizia che in realtà è tutto o quasi come prima? Direi proprio di no ed il resto è noia. Scusate questo che non è un commento bensì una amara constatazione.

  41. Renato Fianco

    Sono un pubblica dipendente con pochissime assente e sono perfettamente d’accordo di combattere l’assenteismo e l’inefficienza della pubblica amministrazione. Più volte mi sono anche scontrato con il mio sindacato (CGIL) per lo scarso coraggio nel denunciare situazioni anomale e per non mettere al primo posto gli interessi degli utenti (che ci pagano per avere servizi efficienti). Penso che l’inerzia del sindacato e di certa sinistra sia responsabile della popolarità di Brunetta e dellre sue demagogiche iniziative. Lo stare fermi, si paga! Si doveva scegliere una strada diversa, ad esempio monitorando nelle diverse amministrazioni i tassi di assenteismo e laddove fossero sopra una certa media accettabile, tagliare le indennità ai dirigenti, dopo aver dato naturalmente a loro tutti gli strumenti per controllare ed eventualmente penalizzare i propri dipendenti. In questo modo si sarebbero ottenuti 3 risultati: 1) diminuire le assenze anomale (a volte basta un semplice richiamo ai dipendenti assenteisti) 2) responsabilizzare finalmente i dirigenti legando anche i loro premi alla diminuzione dei tassi di assenteismo 3) non colpire i dipendenti onesti.

  42. Enrico Di Rosa Dirigente Medico

    Gli effetti sono attribuire solo alle penalizzazioni economiche: la messa a regime del sistema dei controlli richiede un latenza di alcuni mesi e grandi problemi operativi. Le analisi, basate su strumenti statistici e probabilistici, per la determinazione dei rapporti di causa-effetto sono spesso controverse, ma su un punto c’è unanime consenso: la causa deve precedere cronologicamente l’effetto. Nell’ansia di dimostrare la straordinaria, e veramente miracolosa, efficacia del provvedimento i primi dati del ministero indicavamo una diminuzione delle assenza per malattia già nei mesi di maggio e giugno. L’aspetto più discutibile del provvedimento sono le penalizzazioni che variano, anche a parità di retribuzione complessiva, da comparto a comparto e da qualifica a qualifica (da poche decine di euro fino superare il migliaio). Ma, al di là dell’effettiva efficacia, le critiche e le riserve devono essere rivolte alla legittimità e all’equità complessiva del provvedimento che introduce il principio che l’accesso al diritto al riposo in caso di malattia, che rientra nel più ampio diritto alla salute sancito all’articolo 32 della costituzione.

  43. Vart

    Ce ne fossero come Brunetta, solo gente così può salvare l’Italia. Grazie- onorevole Brunetta, lei ha capito il vero problema, tutti rubano!

  44. ainos2

    Dare la caccia ai disonesti è un ottimo principio, ma magari il piccolo cesare dovrebbe guardare nelle sue case e casse, e magari rivedere il concetto di onestà che chiede agli altri rispetto al suo stesso. insomma : come primo peccatore non toccava a lui scagliare la prima pietra su assenteisti, fannulloni e prendistipendio a tradimento viato i 12000 € mensili che ha intascato a ufo in Europa per 10 anni.

  45. Gimaga

    …è quanto meno curioso che ci si scagli contro l’anello debole, coloro che pagano le tasse fino all’ultimo centesimo. Ministro vada a prendere i soldi dove il grasso continua a colare. Bravo il Socialista con il c..o degli altri!

  46. assunta

    Gentile Brunetta, io capisco la sua battaglia ma lei ha scelto guarda caso proprio il campo più facile da perseguitare: il pubblico impiego. Così ci fa una bella figura, tutti plaudono, lei gongola, e gli altri enti anche. Ministro, a parlare è una mamma di un figlio disabile gravissimo e nello stesso tempo una lavoratrice. Se lei sapesse che sforzo far quadrare tutti i miei ruoli di lavoratrice, madre, moglie, casalinga, cuoca a quant’altro si voglia: perchè non pensa a migliorare la nostra condizione anzichè peggiorarla. Perchè se ho vegliato per una intera notte mio figlio per salute, il giorno dopo stanca, stremata, mi assento e lei mi toglie anche soldi? Ma crede forse che andiamo a lavorare per diporto? Mi metta in prepensionamento, aumenti la pensione a mio figlio, mi assicuri condizioni di vita migliori e più civili, ed io tolgo il disturbo.

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