Un recente studio su dati per i sistemi locali del lavoro italiani mostra che la crisi starebbe intensificando alcune attività criminose, in particolare i furti. Il peggioramento delle condizioni economiche non avrebbe invece determinato un aumento delle forme di criminalità di tipo non economico.
CRISI E CRIMINE
Vi è una diffusa preoccupazione circa l’eventualità che la crisi economica stia determinando una crescita delle attività criminose nel nostro paese. Ad esempio, un’indagine del 2010 dell’ufficio studi della camera di commercio di Monza e Brianza conferma che il 90 per cento degli imprenditori lombardi condivide tale opinione. (1) Il ministro Cancellieri ha di recente avvertito che, data l’attuale situazione economica, il livello di attenzione delle forze dell’ordine deve essere mantenuto elevato. Quanto questa preoccupazione sia fondata in realtà non è chiaro. Come pure riportato da Alberto Brambilla, “il mito ‘più poveri, più crimini’ attende la prova empirica”. (2)
Il legame tra crisi economica e criminalità non è certamente una novità per gli scienziati sociali. A partire dal contributo di Gary Becker, gli economisti hanno riconosciuto che la riduzione delle opportunità nel mercato del lavoro rende relativamente più vantaggioso il perseguimento di attività criminose. (3) Negli ultimi dieci anni, in concomitanza con una più ampia diffusione di dati appropriati e lo sviluppo di metodi quantitativi che permettono di individuare i nessi causali, si sono moltiplicati gli studi che hanno provato a misurare l’impatto della situazione congiunturale sugli atti di delinquenza. (4)
UNA STIMA DELL’EFFETTO PER L’ITALIA
Un nostro lavoro recente analizza la relazione tra il rallentamento dell’attività economica nei primi due anni di crisi, il 2008 e 2009, e l’intensificazione di episodi criminosi. (5) Lo studio è condotto a livello dei sistemi locali del lavoro e, per approssimare l’andamento delle congiuntura a livello locale, utilizza le informazioni provenienti da un archivio di dati sui bilanci sulle imprese (Cerved). (6) Le misure di criminalità utilizzate si basano sulle notizie di reato pervenute all’autorità giudiziaria da parte delle forze di polizia. (7) A titolo esemplificativo, la figura 1 riporta per ogni sistema locale del lavoro la variazione percentuale dei furti nel biennio 2007-2009; le aree connotate da colorazioni più scure sono quelle dove la crescita è stata più elevata.
Figura 1. Variazione percentuale dei furti nel periodo 2007-2009 per i sistemi locali del lavoro
CORRELAZIONE E CAUSALITÀ
La circostanza per cui nei sistemi locali in cui la crisi è profonda anche la crescita delle attività criminose è più elevata in realtà è poco eloquente sulla direzione del nesso di causa ed effetto tra i due fenomeni. Infatti, diversi fattori non osservabili potrebbero essere alla radice di una correlazione spuria tra i due fenomeni; ad esempio, un comune meno coinvolto dalla crisi potrebbe aver investito più risorse per la protezione dei propri cittadini o per la dissuasione della criminalità. È anche possibile immaginare che sia stata la crescita degli episodi criminosi a spingere verso il basso l’attività economica locale (ad esempio, furti e taglieggiamenti che rendono difficile la vita delle imprese locali), e non viceversa.
Per attribuire con maggiore sicurezza l’evoluzione dell’attività criminosa a quella dell’economia locale, abbiamo utilizzato una metodologia (stima con variabili strumentali) che ci permette di isolare le componenti del ciclo economico locale attribuibili a fattori di tipo esogeno. Nel nostro caso, abbiamo sfruttato l’idea per cui parte delle crisi a livello locale è attribuibile a fenomeni di natura globale, come ad esempio la contrazione degli scambi commerciali o l’avvento della concorrenza cinese in uno specifico settore, che sono del tutto indipendenti da quanto avviene nel singolo sistema locale del lavoro italiano. (8)
I risultati del nostro esercizio sono riassumibili come segue:
1) La crisi economica ha effettivamente avuto un impatto significativo su alcune tipologie di attività criminose: quelle di tipo economico, segnatamente i furti. In base alle nostre stime, una riduzione dell’attività economica locale del 10 per cento implicherebbe un aumento dei furti del 3-6 per cento. D’altro canto, non vi è alcun legame tra alcuni reati di tipo non economico (omicidi, crimini violenti e crimini sessuali) e le condizioni congiunturali.
2) Gli effetti della crisi sui crimini di tipo economico risultano amplificati nei sistemi locali con una forza lavoro più giovane o con prevalenza di piccole imprese. Questo sembrerebbe suggerire che i contratti di lavoro indeterminati, che tipicamente caratterizzano i rapporti di impiego delle coorti meno giovani, e i meccanismi di tutela dei lavoratori, come gli schemi di cassa-integrazione, più diffusi per le imprese più grandi, abbiano avuto l’effetto di attenuare l’impatto della crisi sulla criminalità.
3) Il legame tra crisi e crimini di tipo economico appare meno evidente nelle quattro Regioni maggiormente caratterizzate dalla presenza storica della criminalità organizzata. Tra le diverse interpretazioni possibili, una suggerisce che in queste zone la criminalità organizzata detenga il “monopolio” dell’attività illegale, per cui risulterebbe difficoltoso per un individuo improvvisare un’attività criminosa a seguito delle sopravvenute difficoltà economiche rispetto a parti del territorio dove la penetrazione delle cosche è più recente e meno capillare. Inoltre, si potrebbe anche ipotizzare che nelle quattro regioni indicate le cosche vendano protezione agli individui assoggettati al pagamento del pizzo, il che contribuirebbe ad attutire l’effetto della crisi sulla criminalità comune.
CAUTELE NECESSARIE
Come tutti i lavori empirici, anche il nostro ha una serie di limitazioni, che vanno tenute di conto. Specie qualora questi risultati dovessero essere utilizzati per decisioni di policy. Ne richiamiamo due. A causa della limitata disponibilità dei dati, l’analisi non copre l’ultimo biennio e quindi non considera gli effetti di più lungo periodo, eventualmente determinati dall’aggravarsi delle condizioni economiche. Il periodo analizzato comprende la crisi del 2009, che è stata generalizzata, improvvisa e acuta; gli effetti che abbiamo stimato, pertanto, potrebbero essere difficilmente estrapolabili a situazioni in cui le variazioni dell’attività economica avvengano in maniera meno veemente.
* Le idee e le opinioni espresse in questo articolo sono da attribuire agli autori e non investono la responsabilità delle istituzioni di appartenenza.
(1) Si veda: http://tuttocamera.mb.camcom.it/upload/repos/stampa/3/1889/consigliocrimin.pdf
(2) Si veda: IL Foglio, 3 novembre 2012.
(3) Gary S. Becker, “Crime and Punishment: An Economic Approach”, Journal of Political Economy, 1968, vol. 76
(4) Si veda ad esempio Mustard David B., 2010, “How Do Labor Markets Affect Crime? New Evidence on an Old Puzzle”. In Bruce L. Benson , Paul R. Zimmerman (eds) Handbook On The Economics Of Crime. Elsevier.
(5) Guido de Blasio e Carlo Menon (2012), “Down and Out in Italian Towns: Do Local Economic Downturns Increase Crime?”, Banca d’Italia, mimeo.
(6) I sistemi locali del lavoro sono aggregazioni territoriali che comprendono, oltre ai centri urbani, anche le circostanti aree di pendolarismo che vi afferiscono. Per approfondimenti si veda Istat (2005), I sistemi locali del lavoro 2001, Roma. Il dataset Cerved consente di costruire una stima approssimativa dell’attività economica a livello di sistema locale del lavoro basato sulla somma del fatturato delle imprese che vi sono localizzate.
(7) Si tratta del dataset “Sistema di indagine della banca dati interforze (Sdi)”, gestito dal ministero dell’Interno. Rispetto a fonti basate esclusivamente sul numero di denunce alle autorità, queste informazioni comprendono anche i reati rilevati autonomamente dalle forze dell’ordine, risultando quindi meno affette da underreporting.
(8) Più tecnicamente, abbiamo costruito una variazione esogena del fatturato delle imprese locali basata sull’interazione della struttura industriale “storica” del Sll con la contemporanea crescita dei diversi settori a livello nazionale. Lo strumento è una media pesata della variazione del fatturato nazionale dei diversi settori economici, dove i pesi sono dati dalla quota sull’occupazione locale dei singoli settori all’inizio del periodo in esame.
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Raissa
Ovvio. In Italia non esiste un Welfare e chi non ha un lavoro è abbandonato a se stesso.
Aldo Mariconda
A margine dello studio, molto interessante, mi viene da pensare agli strumenti che ha il ns.Stato per combattere la criminalità e quindi anche questi furti. Motivo di debolezza per l’Italia è a mio avviso la pluralità di polizie e, quanto meno, la presenza di polizia e carabinieri teoricamente quasi con le stesse competenze, lasciando stare i vigili urbani di solito impegnati in altre cose e che, a mio giudizio, sono un fattore negativo.
Quando vivevo in Francia, avevo la sensazione di una maggiore presenza (non numerica ma in termini di presidio) di police e della gendarmerie, ma con compiti diversi.
Quando vivevo a Copenhagen nefgli anni ’70 la città era divisa a zone molto piccole, presidiate veramente dalla polizia locale. Quando hanno tentato di rubarmi l’auto nel grande garage condominiale per un anno la polizia entrava più volte di notte in perlustrazione.Non parlo della repressione della guida con l’alcool, perché tipica scandinava.
Questo a Copenhagen, dove per la verità vi era nella mia zona, vicino ai laghetti in centro, un’esposione di piccoli furti, che tuttavia venivano repressi con un’organizzazione esemplare.
Aldo Mariconda – Venezia
bob
I carabinieri ( in particolare) e la Polizia con le risorse disponibili fanno miracoli. Vergognosa è l’istituzione della Polizia Locale ( si sa bene chi la voluta) che oltre che togliere risorse alle forze dell’ordine vere, non sono addestrati e non si sa che compiti hanno. Però un problema non possiamo non valutarlo ed è quello che il furto è alimentato dalla ricettazione. Uno Stato serio non si domanda come è possibile che spuntano Compro Oro come funghi? Inoltre soprattutto per il furto in casa dovrebbe cambiare il reato, non più furto ma violazione di domicilio. Perchè in Francia come in Germania le grate alle finestre non sono neanche ai piani terra e a Roma o Milano sono fino al 4° piano? Attenzione che la ricettazione in questo Paese è praticata da gente insospettabile e da grandi società appaltatrici di opere pubbliche