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A conti fatti con l’autonomia: il peso della scuola

Se lo stato riconoscesse a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna la massima autonomia su tutte le materie passibili di trasferimento, il bilancio delle tre regioni cambierebbe molto poco. A meno che non vi rientri anche l’istruzione.

Come cambia il bilancio regionale

Con i referendum in Lombardia e in Veneto, ai quali si aggiunge la trattativa in corso tra l’Emilia Romagna e il governo, le regioni richiedono maggiore autonomia, a fronte di saldi importanti nei loro residui fiscali. In concreto si tratta di richiedere allo stato centrale la gestione delle cosiddette “materie concorrenti”, ossia quelle materie che oggi, come disciplinato dell’articolo 117 della Costituzione, sono competenza sia dello stato sia delle regioni. Sono piuttosto numerose e varie, vanno dai rapporti internazionali e con l’Unione europea delle regioni al commercio con l’estero, dalla tutela e sicurezza del lavoro alla ricerca scientifica e tecnologica, dall’ordinamento sportivo alla protezione civile e così via. Ma quanto valgono in soldoni le funzioni relative alle materie rispetto agli attuali bilanci delle regioni?

Nella tabella 1, abbiamo cercato di calcolare la quota di bilancio statale, in termini di spesa, che andrebbe alle regioni nell’ipotesi estrema che avocassero a sé le materie concorrenti per intero. Per fare ciò abbiamo sommato i costi propri dello stato previsti per il 2017 relativi alle missioni riconducibili alle materie trasferibili. Tali costi sono stati poi regionalizzati usando come coefficiente il totale della spesa regionalizzata come indicata dal Documento di economia e finanza 2017 (si tratta dei pagamenti del bilancio dello stato al netto degli interessi passivi e dei rimborsi di prestiti, suddivisi per regione). Per calcolare l’ammontare della quota sul bilancio regionale abbiamo rapportato il totale dei costi regionalizzati per regione al totale del bilancio preventivo regionale del 2016, decurtato per le partite di giro e il disavanzo.

Il risultato mostra una quota sul bilancio regionale pari a poco più dell’1 per cento in tutte le tre regioni, senza il decentramento dell’istruzione scolastica. Ossia, nell’ipotesi teorica che le regioni ottengano la piena autonomia per tutte le materie concorrenti, nonché per le materie statali passibili di trasferimento alle regioni, l’ammontare delle funzioni addizionali da svolgere per le regioni risulta una quota risibile rispetto al totale delle spese regionali. Se invece si considera anche l’istruzione scolastica (che esclude istruzione universitaria e post-universitaria), la quota sul bilancio regionale sale al 14,5 per cento per la Lombardia e a oltre il 18 per cento per il Veneto e l’Emilia Romagna.

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Piuttosto che partire dai saldi fiscali, il ragionamento su una maggiore autonomia dovrebbe basarsi sulle materie e sulle funzioni che le regioni desiderano gestire in proprio, quantificarne l’ammontare, e poi discuterne le modalità di finanziamento. Questa prima simulazione mostra che tutto dipenderà dal finanziamento dell’istruzione scolastica.

Tabella 1 – Quota dei bilanci regionali attribuibili in caso di massima autonomia

Fonte: elaborazione Cnr-IssiRfa su “Il budget dello Stato 2017-2019” e Ossevatorio Finanziario Regionale

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  1. Giovanni

    Una domanda molto semplice: perché esistono regioni a statuto speciale? Cosa bisogna fare per diventarlo?

  2. Savino

    Le Regioni hanno il personale competente per le 23 materie? Non parlo dei portaborse, di cui sono dotate a iosa.
    Faccio riferimento alla programmazione strategica e alle politiche pubbliche, cosa che non fanno efficientemente nemmeno oggi.
    Strutturalmente, le Regioni sono ancora quelle del 1970.
    L’autonomia è una cosa seria e non serve certo per farsi rimborsare meglio le mutande verdi acquistate.

    • Francesco

      La mia regione, la lombardia, che vuole più autonomia, non riesce a pagare un rimborso richiestole DUE ANNI FA. Posso e possiamo dedurre che vi siano forti carenze formative, organizzative e di sotto dimensionamento del personale? E si vorrebbe addossare maggior lavoro e competenze….temo una grande farsa. E pensare che il rimborso, nel mio caso, riguarda soldi provenienti dalla comunità europea : Garanzia Giovani ! certo, un caso, non fa statistica però… voi credete sia il solo?
      Ultima chicca , come può funzionare se , ad esempio Garanzia Giovani è gestito da tre enti che non sono formati, hanno tutti le carenze sopraddette e non si parlano:1. Centro per l’impiego. 2.INPS. 3 Regione.4 Ufficio erogatore….ma dai ….è o no una barzelletta o una tragedia?

  3. Michele

    L’autonomia delle regioni è una gossa sciocchezza. In un mondo sempre più connesso e più piccolo abbiamo bisogno di regole uniformi, non sistemi parcellizzati. Che senso hanno rapporti internazionali o con la UE gestiti a livello regionale? Se non quello di aumentare le spese, aumentare le inutili delegazioni a Bruxelles? Le regioni hanno dato cattiva prova di se stesse. Aumentarne le competenze alimenta solo il caos.

  4. Autonomous

    Noto tanta paura per l’autonomia. Eppure gli stati più efficienti in Europa sono federali: Germani, Austria, Svizzera…Perché non superiamo finalmente questo vetero-nazionalismo che ci ha portato due guerre mondiali e dittature connesse e non guardiamo avanti verso il superamento dello stato-nazione, troppo piccolo per risolvere i problemi globali e troppo grande per quelli locali? Che poi lo stato sia più efficiente nel gestire le risorse rispetto alle regioni, è un assunto che – specie in Italia – lascia basiti. Non è che qualcuno ha la coda di paglia?

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