Ogni settimana tre partite del campionato di calcio italiano sono trasmesse in esclusiva su Dazn, una internet tv. È un passo importante verso il superamento del modello tradizionale di televisione. A ostacolarlo, però, ci sono i problemi tecnici.

Il calcio italiano scopre internet

In un paese di 60 milioni di commissari tecnici non è poi così strano che lo sport, e il calcio in particolare, abbiano avuto un ruolo fondamentale nei passaggi chiave legati all’innovazione e alla trasformazione del sistema televisivo. Dal lancio del colore (Monaco 1972), alla diffusione del video-registratore (Mondiali 1978), dall’alta definizione (Mondiali 1990) fino alla tv digitale, prima satellitare (Telepiù/Sky) e poi digitale terrestre (Mediaset), non vi è stato cambiamento significativo in Italia che non abbia visto nel calcio “il cavallo di Troia” per rendere finalmente popolare e fruibile al grande pubblico l’ultima tecnologia emergente.

Così l’apparizione improvvisa, in piena estate, di un operatore sconosciuto dal nome impossibile, Dazn, con tutti i problemi legati al difficile esordio, ha immediatamente fatto scoprire a milioni di italiani una realtà del tutto nuova, quella della internet tv. È vero, in molti paesi il video streaming e l’offerta online su banda larga (il cosiddetto broadband per distinguerlo dal tradizionale broadcast della tv di Mediaset, Rai e Sky) è ormai un fenomeno di massa, come pure va ricordato che da un paio d’anni, e in maniera sempre meno marginale, operatori di video streaming come Netflix diffondono il nuovo verbo su segmenti della popolazione sempre più ampi. Ma non vi è dubbio che l’offerta dal vivo del contenuto più popolare per gli italiani – il calcio – abbia posto per la prima volta all’ordine del giorno il tema del cambio di paradigma e del possibile superamento, in prospettiva, del modello televisivo tradizionale.

Tutto questo è avvenuto, però, in maniera eclatante e per certi versi drammatica perché, a differenza di Netflix e degli altri operatori che offrono prevalentemente film e serie tv, la nuova consapevolezza di una possibile alternativa si è scontrata brutalmente con i tanti problemi che hanno dovuto sopportare gli utenti fin dalla prima giornata di campionato, Dazn ha infatti l’esclusiva su tre delle dieci partite per ogni giornata, contro le sette di Sky. Il rischio è che se i problemi continueranno, invece di accelerare, il processo potrà essere ritardato e messo in sordina.

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I problemi tecnici

Ma procediamo con ordine e cerchiamo di capire cosa è successo, avventurandoci in basilari, e speriamo non troppo complicate, informazioni tecniche. Dazn è stata definita la “Netflix dello sport”, ma insieme alle analogie, non si possono trascurare le differenze. La principale analogia consiste nel replicare il modello architetturale. Infatti, Dazn deriva da Netflix l’impiego delle “content delivery network” (Cdn), reti di server per la distribuzione dei video ai clienti posti in punti di presenza (Pop) localizzati alla frontiera della società di telecomunicazioni (Tim, Fastweb, Wind 3, Vodafone) che fornisce il servizio di trasporto e accesso. Nel transito, il flusso audio-video attraversa numerosi nodi ove si svolgono funzioni protocollari che causano latenza e perdita di pacchetti. Per recuperare i pacchetti persi, fra terminale e server si stabilisce un colloquio che è all’origine sia del ritardo del video (di norma alto e variabile) che della riduzione della velocità dei dati (da cui il cosiddetto “rebuffering”, il circoletto che rallenta la fruizione delle immagini sul televisore o altro terminale).

La principale differenza con Netflix, e la maggiore criticità del servizio “live” di Dazn, consiste nella simultaneità degli accessi.

Dazn mira a oltre 3 milioni di clienti e, per le partite di calcio più richieste, potrebbe dover gestire oltre 2 milioni di utenti attivi. Se ipotizziamo, semplificando, che tutti i clienti richiedano la definizione standard per cui si raccomandano 2 Mb/s, la capacità di rete assorbita sarebbe di 4 Terabit al secondo, un valore molto alto rispetto alla capacità di picco offerta delle reti degli operatori di telecomunicazione italiani. All’aumentare della penetrazione fra i clienti dei video di grandi dimensioni Hd e Shd la capacità assorbita crescerà esponenzialmente. Come è evidente, in prospettiva si tratta di una criticità sistemica seria. Oggi nonostante il valore di (soli) 700 mila utenti, che ancora non determina criticità sulle reti italiane, per effetto dell’architettura Cdn prescelta (con edge server “troppo lontani”), Dazn non riesce ad assicurare a numerosi clienti la qualità attesa.

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Il ritardo video, che per un servizio come Netflix non viene percepito dal cliente, in un servizio live in tempo reale come una partita di calcio in diretta deve essere reso minimo. Per non congestionare le reti delle società di telecomunicazione, si deve perciò rinunciare alla tradizionale architettura Cdn, distribuendo più profondamente nelle reti gli edge server che realizzano l’interfaccia con le Telco. Ciò implica non soltanto una modifica tecnica, ma anche la necessità di accordi commerciali fra Dazn e gli operatori di telecomunicazioni. Questi ultimi hanno interesse all’accordo perché consente loro di evitare i rischi di congestione e i conseguenti investimenti in conto capitale sulla rete di trasporto, che diviene il collo di bottiglia per il servizio Dazn. Secondo gli odierni modelli economici delle reti, ai costi in conto capitale, indispensabili per evitare la forte degradazione nelle ore di picco dei servizi dell’utenza generale (non solo degli spettatori degli eventi calcistici), non sarebbe associato per le Telco un aumento dei ricavi.

Tutti questi aspetti possono incidere fortemente sulla percezione e sull’affidabilità dei nuovi servizi per i consumatori. E se non vengano trovate soluzioni “sistemiche” a prova di futuro, il rischio di trovarsi in situazioni precarie e non gestibili può costituire un freno, invece che un volano, allo sviluppo della domanda e dell’offerta broadband in Italia.

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