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Covid-19, parlare a sindaco perché governo intenda*

Con l’accentramento delle decisioni anti-pandemia, diventa complesso per i cittadini distinguere le responsabilità dell’esecutivo da quelle delle amministrazioni locali. Così misure impopolari penalizzano i sindaci più vicini al governo centrale.

Il Covid accentra le decisioni

Durante la prima ondata da Covid-19 molti governi, tra cui quello italiano, hanno proclamato lo stato di emergenza nazionale, assumendo a livello centrale numerosi poteri decisionali atti a risolvere la crisi sanitaria legata alla pandemia. Tra questi, la chiusura di scuole, università e di alcune attività produttive, oltre alle misure di restrizione alla circolazione dei cittadini.

A distanza di alcuni mesi dal primo lockdown è lecito domandarsi come l’opinione pubblica abbia reagito rispetto alla centralizzazione dei meccanismi decisionali e quindi all’operato del governo nel combattere la pandemia. Se da un lato, in momenti di crisi, l’accentramento garantisce al governo la possibilità di fornire risposte rapide a questioni urgenti, dall’altro la capacità degli elettori di attribuire in modo corretto e giudicare le responsabilità del governo potrebbe non essere immediata e quindi il giudizio dell’elettorato sull’operato della classe politica potrebbe risultarne inficiato.

In un recente articolo, abbiamo sfruttato il cambiamento nel sistema di governance causato dalla pandemia per studiare se e come gli elettori abbiano valutato le responsabilità politiche dei vari livelli di governo nella lotta contro il virus. Nello specifico, abbiamo analizzato la valutazione delle scelte dei sindaci nei capoluoghi di provincia italiani per gli anni 2015, 2017 e 2020. Per approssimare la qualità percepita delle politiche locali, abbiamo adottato il Governance Poll, il sondaggio di opinione pubblicato periodicamente da Il Sole-24Ore da cui emerge il giudizio sull’operato dei sindaci su una scala da 0 a 100. In particolare, ipotizziamo che i risultati delle politiche attuate dai comuni politicamente allineati al governo centrale possano essere più influenzati dall’accentramento dei poteri decisionali, dal momento che gli elettori, in queste città, possono trovare più difficile separare le attività di cui è responsabile il governo locale da quelle del governo centrale. Pertanto, confrontiamo la differenza nel Govenance Poll tra i comuni politicamente allineati e non-allineati con il governo centrale prima della pandemia (quando i risultati delle politiche erano attribuiti chiaramente alle autorità locali) e durante il lockdown, dopo la centralizzazione degli interventi.

I risultati dello studio

Prima della pandemia, il valore medio del Governance Poll ottenuto dai comuni politicamente allineati con il governo centrale era di circa 54,1 punti, 1,2 punti in più rispetto ai comuni non-allineati (52,9). Con la diffusione del Covid-19, e la conseguente centralizzazione delle decisioni, la differenza si è trasformata da positiva a negativa (-1,9 punti). Il risultato suggerisce che quando le responsabilità politiche sono accentrate, la valutazione sulle decisioni del governo locale allineato politicamente con quello centrale si riduce drasticamente.

Figura 1Differenza nel Governance Poll tra comuni politicamente allineati e non allineati al governo centrale, prima e durante il lockdown.
Nota: i puntini rossi (blu) indicano i comuni politicamente allineati (non allineati) con il governo centrale. La linea tratteggiata rappresenta la media del Governance Poll per i comuni politicamente allineati (in rosso) e non allineati (in blu) con il governo centrale. Il pannello di sinistra indica i risultati delle rilevazioni precedenti al lockdown (2015 e 2017), mentre il pannello di destra fa riferimento alle rilevazioni raccolte durante il lockdown (2020).

Incapacità di distinguere o punizione contro il governo?

Rimane ancora da chiarire il perché del calo e, in particolare, se sia da collegare al fatto che gli elettori non riescano ad attribuire correttamente la responsabilità al governo locale o, al contrario, se sia un modo di manifestare il proprio scontento verso il governo centrale esprimendosi su quello locale.

Per rispondere alla domanda, abbiamo valutato l’effetto a seconda che (i) i comuni siano politicamente allineati con il governo nazionale, ma non con quello regionale, (ii) i comuni siano della stessa area politica del governo regionale, ma non di quello nazionale.

Chiaramente, una riduzione dell’indice di gradimento per entrambi i tipi di allineamento implicherebbe una reale difficoltà del cittadino nell’identificare la responsabilità del livello amministrativo al quale sono effettivamente realizzate le politiche volte a contenere la diffusione del virus. Al contrario, se la riduzione dell’indice di gradimento catturasse le valutazioni negative delle politiche adottate dal governo centrale, si osserverebbe un effetto negativo associato ai comuni allineati solo con il governo nazionale e nessun effetto per le città allineate con quello regionale.

I nostri risultati propendono per la seconda ipotesi, ovvero che i cittadini esprimano il proprio dissenso verso le politiche del governo centrale indirettamente – tramite un giudizio negativo su quello locale – potenzialmente perché avvertono senso di mancanza di preparazione del governo contro la pandemia.

Il rischio di populismo

I risultati del nostro lavoro indicano che, se le politiche adottate dal governo centrale sono impopolari – o se si ha l’impressione di una mancanza di preparazione nell’affrontare la pandemia – la percezione (negativa) è più forte nelle città il cui sindaco condivide la stessa affiliazione politica dell’esecutivo. Questultimo risultato è particolarmente utile per comprendere la strada che il governo nazionale potrà intraprendere con il protrarsi della crisi sanitaria. Se l’atteggiamento negativo dell’elettorato proseguisse, si potrebbe correre il rischio che quel sentimento si concretizzi in episodi di populismo, come già documentato per alcuni altri paesi europei.

* Le idee e le opinioni espresse in questo articolo sono da attribuire esclusivamente agli autori e non investono la responsabilità dell’organizzazione di appartenenza.

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  1. Savino

    Incredibile la propaganda di Speranza, Boccia e Franceschini che nascondo le inefficienze dello Stato con una squallida sperimentazione sociale da ventennio e da olio di ricino. Poi, con l’arrivo del vaccino, la propaganda è all’ennesima potenza, ma l’Italia non funziona lo stesso, neanche col vaccino e si nascondo i problemi della sanità, della ricerca, della scuola, dei trasporti con la tediosa burocrazia di chi abita ai Parioli ed è servito e riverito in tutto.

  2. Alberto Isoardo

    Argomento molto difficile. Cercare positività nell’operato dei governi locale e centrale equivale a cercare l’oro nel letto di un fiume. Entrambi si sono limitati ad esprimere divieti, talvolta anche veramente stupidi, negando le loro responsabilità pregresse nei tagli alla sanità e all’inefficienza della medicina di prossimità. Questa è la prima volta che sperimentiamo sulla nostra pelle gli effetti di votazioni fatte per abitudine invece che votando persone dotate di capacità e affidabilità. Abbiamo avuto lockdown pesanti, ripetuti con patetiche esibizioni muscolari di ministri pronti a scatenare un esercito per controllare i cittadini ed un numero di morti fuori dalla media degli altri paesi. Gente che fino al giorno prima del Covid non aveva credibilità si è confermata tale non riuscendo ad esprimere una sintesi tra le richieste del CTS e le esigenze del Paese. In un perenne ed insensato balletto di colori stanno rendendo l’attuale crisi ogni giorno più grave e dopo aver bruciato il 2020 si apprestano a distruggere il tessuto economico del Paese con ulteriori chiusure vantando dubbi ristori che, comunque, andranno restituiti.
    Per la serie, toccato il fondo, iniziamo a scavare!

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