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Mutuo agevolato per i giovani? Una misura di sapore vintage

L’ipotesi di aiutare i giovani ad acquistare la prima casa è certamente lodevole. Ma forse non è una priorità in una economia dove la mobilità, professionale e familiare, è un valore. E dove gli intermediari finanziari offrono già soluzioni interessanti. 

Un aiuto ai giovani

Il prossimo decreto “Sostegni 2” dovrebbe includere una misura di aiuto ai giovani under 35 finalizzata all’acquisto della prima casa. L’ipotesi allo studio è di aumentare l’attuale copertura assicurativa pubblica fornita da Consap (Concessionaria servizi assicurazione pubblica) in modo da permettere alle banche di erogare più facilmente mutui per l’intero valore dell’immobile. In particolare, le garanzie già offerte alle banche dal Fondo garanzia prima casa, oggi pari al 50 per cento del finanziamento, entro un importo massimo di 250 mila euro, dorrebbero essere portate al 100 per cento. La misura si inquadra nel piano giovani, anticipato da Mario Draghi alla Camera dei deputati durante la presentazione del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), volto a garantire alle nuove generazioni “welfare, casa e occupazione”.

L’intento appare lodevole perché riguarda una generazione che è stata particolarmente colpita dalla pandemia e da politiche sociali che hanno sempre privilegiato gli anziani: si pensi alla percentuale di risorse dedicate alla sanità e alle pensioni (tra cui, Quota cento). In una congiuntura con tassi d’interessi particolarmente bassi, un mutuo a vent’anni senz’alcun anticipo dovrebbe avere una rata ragionevole anche per i giovani al primo impiego. Inoltre, le assicurazioni pubbliche ai finanziamenti bancari si sono dimostrate strumenti efficaci a stimolare l’offerta di credito alle famiglie e imprese.

Le perplessità

Tuttavia, il provvedimento suscita qualche perplessità che vale la pena ricordare. In primo luogo, è evidente che la priorità principale per i giovani è quella del lavoro stabile, senza il quale anche il mutuo più agevolato al mondo risulta insostenibile. Con una disoccupazione pari al 29,5 per cento (che ci assegna la terzultima posizione in Europa), oltre 2 milioni di Neet, che non studiano e non lavorano, e una percentuale altissima di giovani che hanno un lavoro precario è evidente che il provvedimento aiuterebbe solo una minoranza di giovani relativamente privilegiati.

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In secondo luogo, è probabile che in un mondo dove la mobilità è un valore, almeno per i giovani che devono acquisire esperienze e crescita professionale, forse bisognerebbe pensare a un modo nuovo di risolvere il problema abitativo. Alloggi per studenti, abitazione a canoni bassi e dotati di servizi dove l’uso prende il posto del possesso appaiono molto più attraenti e in linea ai tempi. Questo anche in un mondo post-pandemia dove lo smart working ha guadagnato molte posizioni. Il bisogno di soluzioni abitative flessibili e dotate di servizi risulta poi più acuto per i giovani che hanno famiglie in rapida trasformazione, ad esempio per la nascita dei figli. Il problema è ancora più rilevante in un mercato immobiliare che non tassa il possesso (l’Imu sulla prima casa è zero), ma la compravendita: si veda l’imposta di registro e gli altri costi che mettono molta sabbia negli ingranaggi del mercato immobiliare.

Ecco allora che in un’economia che vuole essere sempre più circolare la semplice agevolazione sull’acquisto della prima casa, pur essendo nobile da un punto di vista morale, appare forse obsoleta e non pienamente in linea con un piano che ha l’obiettivo di guardare al futuro con occhi nuovi.

Accanto a queste perplessità è bene per altro osservare che già oggi il mercato dei mutui offre interessanti opportunità di finanziamento ai giovani. Grazie alle assicurazioni del Fondo di garanzia, decine di istituti di credito offrono ai giovani che desiderano acquistare una casa mutui agevolati per il 90 o 100 per cento del valore dell’immobile (superando la quota dell’80 per cento prevista per un mutuo classico). Altri puntano sulla flessibilità del rimborso delle rate. Varrebbe allora la pena semplicemente rifinanziare l’efficace strumento che già esiste, senza portare la garanzia pubblica al 100 per cento, che potrebbe rivelarsi un vantaggio solo per gli istituti di credito.

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12 commenti

  1. Corrado

    La misura, oltre che vintage per le corrette ragioni esposte nell’articolo, sembra più un aiuto ai “vecchi” cioè agli anziani possessori della maggioranza del mercato immobiliare che in assenza di questa misura vedrebbe aumentare il rischio di un ulteriore calo del mercato immobiliare. Ci sono stima su quanto una misura per i giovani riduca il calo di valore degli immobili durante questa crisi e quindi finisca per “aiutare” gli anziani più che i giovani?

  2. Henri Schmit

    Giusta la critica. La legislazione dovrebbe invece mirare a rendere il patrimonio immobiliare un mercato più liquido possibile riducendo i costi fiscali di transazione, garantendo la proprietà contro l’occupazione morosa o abusiva, abolendo i privilegi fiscali per l’abitazione prima casa, rendendo certi i diritti edili e creando certezza è trasparenza della consistenza immobiliare attraverso un catasto completo, aggiornato e facilmente accessibile. La parte finanziaria (mutui ipotecari etc) seguirà automaticamente senza dover creare privilegi d discriminazioni. Solo così il patrimonio immobiliare può svolgere il ruolo di garanzia e di sviluppo di un’economia di mercato aperta ed efficiente.

  3. Aldo

    Articoli come questo oggi suonano un po’ come delle voci provenienti da un remoto passato, ormai morto e sepolto.

  4. Michele

    Articolo che ha una sua logica ma che è profondamente viziato dell’enorme distanza che c’è fra la generazione dell’autore e quella dei destinatari delle nuove misure.
    Qualche esempio: se si ritiene che un mutuo a vent’anni comporti con i tassi di mercato attuali una rata accettabile per un giovane al primo impiego, forse non si è ben consapevoli di quanto basso sia lo stipendio (e spesso precario il contratto) del primo impiego e di quanto fragorosa sia la risata del bancario che si sente domandare un prestito.
    Quanto alla mobilità, i giovani si spostano tranquillamente durante i primi anni di lavoro (io parlo per i laureati), che sono gli anni in cui lo stipendio è troppo basso e il contratto troppo precario per domandare un prestito, figurarsi per pensare di comprare casa.
    Ci si dimentica che avere un tetto sulla testa è il presupposto per poter avviare un progetto di vita (figli che ci pagheranno la pensione inclusi), nessuno può costruire nulla se ha sempre la valigia in mano.

    Corrette le osservazioni di altri che hanno commentato sulla necessità di rendere più facilmente liquidabile l’investimento nell’immobile, ma che nulla c’entra con la ratio delle misure proposte.
    Curioso comunque che in un modo o nell’altro, che si sia dirigisti o liberisti, di destra o di sinistra, si finisce sempre per osteggiare qualunque misura rivolta ai giovani anziché agli anziani.

  5. Enrico

    Acquistare una casa significa mettere radici (le parole casa e patria sono molto simili in parecchie lingue) e quindi rinunciare a cercare una occupazione migliore in altre città (o a volte perfino in quartieri troppo lontani). È esattamente il contrario di ciò di cui ha bisogno un giovane disoccupato o sotto occupato. Avrebbe molto più senso un aiuto per l’affitto o per finanziare gli studi. Inflazionare un mercato che tradizionalmente è origine di parecchie bolle speculative mi sembra insensato. Oltre tutto l’investimento in immobili usati cristallizza il portafoglio delle famiglie e non da alcun impulso alla crescita. Invece la costruzione di nuovi immobili, pur stimolando il PIL, comporta un consumo di suolo che non possiamo permetterci. Meglio sarebbe impegnare le stesse risorse nell’edilizia pubblica e nel risanamento delle aree degradate.

    • Marco

      L’aiuto per finanziare gli studi non esclude l’aiuto all’acquisto della casa. Il bonus 110% che costa miliardi va bene perchè è espansivo mentre un aiuto da 190 mln agli under 36 non va bene e bisognerebbe preferirgli altro? Ma che ragionamento è?
      Ad ogni modo, faccio una puntualizzazione al suo commento: un giovane disoccupato o sotto occupato, che ha bisogno (come lei correttamente scrive) di spostarsi per cercare lavoro, non rientra nella categoria indirizzataria di questa proposta del Governo, in quanto i disoccupati/sotto occupati la casa non la comprano e i prestiti non li ottengono. Quindi quel che ha scritto non c’entra nulla.
      Io vado verso i 40 ma a me pare abbastanza chiaro il conflitto generazionale che si è creato in Italia tra chi ha avuto molto (boomers in particolare) e chi ha avuto poco (i nati dalla seconda metà degli anni 80 in poi).

  6. Henri Schmit

    Mi spaventa la critica regressiva, anzi reazionaria, della maggior parte dei commenti a questo importante articolo. Spero che non siano studenti, giovani. L’Italia è anni luce dalla realizzazione, anzi dalla concezione-condivisione, di un’economia efficiente, vera garanzia per i giovani, che essi siano capaci e autosufficienti, bisognosi di aiuti formativi o addirittura di assistenza sociale. Con gli eccessi del liberismo ignorante, egoista e arrogante il paese sembra aver buttato (o solo dimenticato) anche i principi del vero liberalismo demcratico e sociale. Che errore! Che handicap!

    • Marco

      Ma di quali commenti reazionari parla? Ce ne sono due di commenti critici, che di reazionario non hanno nulla. Semmai sono di buon senso. Si rassereni ad ogni modo, non devono essere giovanissimi i loro autori perchè se lo fossero avrebbero espresso chiaramente la legittima rabbia che le giovani generazioni giustamente nutrono.
      L’economia italiana ha tanti problemi e i giovani li pagano più degli altri, Creare un sistema economico efficiente che assorba i giovani nel mondo del lavoro è necessario ma nulla ha a che vedere con un eventuale aiuto a mettere su casa. Siamo alle solite: fai qualcosa per le pensioni ok, fai il bonus 110% ok, ma se accenni a un ridotto aiuto ai giovani c’è la solita levata di scudi. Da come scrive lei potrebbe avere una decina d’anni più di me.
      Io non sono toccato da queste misure sugli under36, ma non posso fare a meno di notare che l’autore dell’articolo e voi che lo avete apprezzato avete solo una tesi: no ad aiuti ai giovani perchè si potrebbe sempre fare qualcos’altro.
      A me il conflitto che c’è in Italia tra una generazione che vuole tenere tutto e una che non ha niente pare evidente anche da articoli come questo e dai commenti come i suoi.

      • Henri Schmit

        Non è in questione il conflitto d’interesse fra giovani e vecchi e la bilancia (italiana) tutta dalla parte di questi, ma il metodo come risolvere il conflitto e invertire la bilancia: con riforme strutturali o trucchetti per accontentare nuove clientele e nuovi privilegiati. La mia scelta è netta. Mi spiace se questo offende qualcuno.

        • Marco

          Non è questione di offesa, nessuno si offende. E’ questione di aver capito di cosa si parla o no. Definire nuovi privilegiati dei 30enni che vogliono prendersi una casa mi fa dubitare, con tutto il rispetto. E’ chiaro che i problemi da risolvere sono tanti, e che ogni progetto di riforma ed intervento dovrebbe essere il più ampio possibile, ma questo non implica l’inopportunità di queste misure. Se dovessimo dire di no ad ogni cosa che potrebbe essere fatta meglio, non faremmo nulla!

  7. Savino

    In Italia troppi sepolcri imbiancati non si cambierà mai nulla. Dovremmo essere tutti pensionati per come ragionano i ben pensanti. Chi ha la sfortuna di essere in età lavorativa ha passato i guai. Diritto all’indipendenza economica per i giovani e, in questo periodo, diritto al vaccino anche per i giovani. Non esistono solo gli anziani e non si può fondare una società solo sugli anziani, teniamo conto dell’inverno demografico e dell’aritmetica insostenibilità di assistenza e previdenza.

  8. Marco

    • “..la priorità principale per i giovani è quella del lavoro stabile, senza il quale..” – verissimo ma per nulla incompatibile con gli aiuti proposti da decreto. Un aiuto per la prima casa appare una misura con una finalità nobile perché un progetto di vita è qualcosa di molto più ampio del proprio lavoro. Il lavoro è solo una parte della vita delle persone! L’autore afferma praticamente che non vale la pena aiutare i giovani, bisogna concentrarsi sul riformare l’economia perché i giovani devono lavorare.
    • “..aiuterebbe solo una minoranza di giovani relativamente privilegiati..” – privilegiati è un termine profondamente ingiusto. Non lo è chi si laurea e si costruisce una carriera cambiando pure città e magari dopo 7-8 anni di lavoro decide di prender casa, magari perché ha i figli piccoli.
    • “in un mondo dove la mobilità è un valore, almeno per i giovani che devono acquisire esperienze e crescita professionale, forse bisognerebbe pensare a un modo nuovo di risolvere il problema abitativo” – questo discorso vale per chi è agli inizi della carriera, non per chi ha già qualche anno di lavoro alle spalle e una posizione se l’è costruita.

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