È scomparso l’economista ungherese János Kornai. Si deve a lui l’analisi più profonda di ciò che fu il socialismo reale, di come funzionò concretamente da un punto di vista economico. Ma è stato anche un testimone delle tragedie del Novecento.

La matematica per aggirare la censura

Gli economisti hanno cominciato a fare uso della matematica nell’ambizione di emulare la precisione e il rigore analitico delle scienze dure come la fisica. E forse nell’illusione di poter raggiungere la stessa capacità predittiva rispetto ai fenomeni osservati. 

Per l’economista ungherese János Kornai, scomparso il 18 ottobre all’età di 93 anni, l’uso della matematica paveva un vantaggio ulteriore: “Il linguaggio matematico era incomprensibile ai burocrati di partito e a tutti coloro che erano incaricati di sorvegliare editori, giornali e istituti di ricerca. Alla vista di una manciata di equazioni su un manoscritto, mettevano subito giù il foglio attraversati da un brivido”. 

Erano gli anni immediatamente successivi alla fallita rivoluzione del 1956 e nell’Ungheria comunista guidata da Kadar la censura era ancora molto stretta (l’epoca relativamente più liberale del cosiddetto “socialismo del Goulash” era ancora di là da venire). Kornai aveva da tempo cominciato lo studio dei meccanismi di funzionamento di una economia pianificata che lo avrebbe portato a diventare una fra le più riconosciute autorità in materia a livello mondiale. È per quegli studi che sarà chiamato all’università di Harvard, negli Stati Uniti, dove dalla metà degli anni Ottanta teneva il corso “The Political Economy of the Socialist System” (crollato il muro di Berlino, il corso cambiò titolo in “The Political Economy of Socialism and the Post-Socialist Transition”).

Kornai aveva studiato matematica praticamente da autodidatta (i suoi studi universitari erano stati principalmente di filosofia). Dalla sua collaborazione con il matematico Tamás Lipták è nato il cosiddetto modello “Two-level planning”, decritto in un articolo pubblicato nel 1965 sulla prestigiosa rivista (occidentale) Econometrica. Nel 1971, Kenneth Arrow ha inserito quell’articolo fra i ventidue più influenti studi teorici mai pubblicati da Econometrica

Il modello walrasiano di equilibrio economico generale mostra le caratteristiche di un sistema dove sono rispettate tutte le ideali condizioni della concorrenza perfetta, ovvero mostra il funzionamento ideale di un sistema decentralizzato. Il modello Kornai-Lipták utilizza la programmazione lineare per fare più o meno la stessa cosa con la pianificazione centralizzata: mostrare come funziona, o dovrebbe funzionare, la pianificazione “perfetta”. 

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L’incolmabile scarto fra il piano ideale dei modelli matematici e la cruda realtà dell’economia – tanto di quella capitalista che di quella socialista – porteranno Kornai a prendere sempre più le distanze dall’apparato teorico neoclassico. Nel 1971 pubblica il libro Anti-Equilibrium, che sottopone a critica la teoria dell’equilibrio economico generale e che anticipa molti temi sviluppati da altri studiosi in anni successivi, dalle implicazioni delle asimmetrie informative a quelle dei contratti incompleti. 

Gli studi sul socialismo

Nel volume che rappresenta la summa dei suoi studi sul socialismo – The Socialist System – Kornai scrive che il metodo del suo pensiero più maturo è ispirato all’opera di quattro personalità molto distanti fra loro: Marx, Schumpeter, Keynes e Hayek. Un segno dell’originalità della sua riflessione e della sua abilità nell’attingere da un ventaglio estremamente ampio di conoscenze teoriche ed esperienze di vita. 

Kornai, di famiglia ebrea, ha vissuto prima sotto l’occupazione nazista dell’Ungheria: suo padre è morto ad Auschwitz e lui stesso, giovanissimo, è riuscito a scappare da un campo di prigionia a Budapest. Successivamente, ha vissuto nell’Ungheria comunista: prima da iscritto al partito comunista e corrispondente economico del giornale del partito, poi da comunista “riformatore”, poi da dissidente sempre più pessimista sulle capacità di autoriforma del sistema, nonostante la sua collaborazione con le agenzie ungheresi per la pianificazione economica. Infine, ha vissuto nell’Ungheria della transizione e del populismo autoritario di Victor Orban (di cui Kornai è stato un feroce critico). Nel 1985 ha fatto parte del gruppo di economisti stranieri invitati in Cina dall’allora premier Zhao Ziyang per discutere della riforma dell’economia cinese (fra gli altri, c’era anche il premio Nobel James Tobin). Le principali opere di Kornai sono state tradotte in cinese l’anno successivo. 

The Socialist System (sottotitolo: “The Political Economy of Communism”) viene pubblicato nel 1992, all’indomani del crollo dei regimi del socialismo reale dell’Est Europa. Il libro contiene una sintesi di quella che Olivier Blanchard ha definito la “più informata” analisi disponibile fino a oggi di ciò che fu il socialismo reale, di come funzionò concretamente da un punto di vista economico. Anche qui Kornai usa un modello. Ma non un formale modello matematico. La sua generalizzazione delle caratteristiche del “Classical System” intende isolare gli elementi comuni a quella formazione politico-economica sviluppatasi essenzialmente sotto Stalin in Urss e Mao in Cina, per poi studiarne approfonditamente la fisiologia e i legami di dipendenza reciproca: 1) il “potere indiviso” del Partito comunista; 2) l’assoluta predominanza delle aziende statali nel settore industriale e delle aziende cooperative nel settore agricolo; 3) la “coordinazione burocratica” (la pianificazione centralizzata) come metodo alternativo al mercato nell’allocazione delle risorse. 

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Per Kornai, era la dinamica propria delle economie socialiste, e non gli “errori” nella realizzazione del piano, che le condannava a essere “shortage economies”, economie caratterizzate da carenze strutturali, create dal cronico disequilibrio fra offerta e domanda. Economics of Shortage è appunto il titolo di un suo celebre libro pubblicato nel 1980. 

Un paio di settimane prima della morte di Kornai il settimanale inglese The Economist è uscito con una copertina che recitava: “The shortage economy”. Il riferimento non era alle economie socialiste dell’Europa dell’Est, ma al Regno Unito dell’epoca della pandemia da Covid-19 (e del dopo Brexit). Chissà se Kornai ha avuto modo di vedere quella copertina e commentare l’eloquente paradosso. Purtroppo, con la sua morte, non perdiamo solo un grande studioso, ma anche uno straordinario testimone della storia del Novecento. 

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