Sport e calcio in particolare hanno favorito in passato lo sviluppo della pay-tv tradizionale. Ora sono protagonisti di un’altra trasformazione del sistema, con il prevalere dello streaming. Nuovi attori garantiranno le risorse necessarie alla crescita.
L’Antitrust allenta i divieti per Sky
Il 12 aprile l’Antitrust italiana, su istanza di revisione proposta da Sky, ha deciso di revocare le misure adottate nel maggio 2019, che imponevano alla società di telecomunicazioni un divieto temporaneo (tre anni) di stipulare nuovi contratti di acquisizione in esclusiva per i contenuti audiovisivi e i canali lineari per le piattaforme internet in Italia. L’intento era di garantire un’adeguata pressione competitiva nel mercato della pay-tv, ormai completamente nelle mani di Sky con l’uscita definitiva di Mediaset dal digitale terrestre.
Sebbene la decisione arrivi con appena un mese di anticipo rispetto alla scadenza naturale, le sue conseguenze, anche in ragione delle motivazioni addotte nella decisione, sembrano andare ben oltre l’impatto diretto sul business della pay-tv di Comcast.
Se infatti la decisione originaria dell’Autorità muoveva dall’intento di favorire scenari evolutivi pro-competitivi che apparivano al momento ancora molto lontani, non vi è dubbio che, anche grazie all’accelerazione impressa dall’emergenza Covid-19, il settore della pay-tv si sia trasformato in tempi rapidissimi, portando all’esplosione dello streaming video e dunque dando luogo a quel processo di transizione della pay-tv dal broadcast al broadband che è sotto gli occhi di tutti.
Il ruolo del calcio e il futuro del settore
L’Antitrust italiana prende dunque atto di come in meno di tre anni lo scenario competitivo della pay-tv sia radicalmente cambiato anche nel nostro paese e di come, all’interno del video streaming, lo sport, e il calcio in particolare, sia destinato a svolgere un ruolo sempre più centrale nella trasformazione del sistema televisivo.
Se infatti il “tradizionale” mondo dello Svod (Subscription Video on Demand), basato sul modello Netflix con soli film e serie, ha raggiunto una fase di maturità e non crescerà più ai livelli degli scorsi anni, lo sport appare invece “the next big thing”. E nei prossimi anni, una volta conclusa l’emergenza pandemica, registrerà l’ingresso di nuovi importanti operatori, garantendo così le risorse necessarie alla ulteriore crescita del settore.
Lo sport sembra essere infatti a un momento di svolta. A partire dal 2017, quando Eurosport ha acquisito la prima fetta di Bundesliga in Germania con le partite trasmesse da Eurosport Player, e poi dal 2018, quando Dazn è entrata nel mercato in Italia, assicurandosi i diritti della Serie A, e in Germania con quelli della Champions League, mentre Amazon faceva lo stesso nel Regno Unito, la spesa totale per i diritti dei fornitori di video on demand in Europa è aumentata notevolmente, raggiungendo 1,7 miliardi di euro, con un incremento medio annuo del 91 per cento alla fine del 2021. In questo modo, i servizi in streaming sono oggi responsabili della spesa di un quinto di tutti i diritti sportivi nei più grandi mercati europei, secondo una ricerca di Ampere Analysis, con 1.300 accordi di diritti sottoscritti nei cinque principali paesi.
Si prevede che la tendenza continuerà inarrestabile nei prossimi anni, e non solo nel mercato italiano, dove già oggi più della metà della spesa sportiva viene dagli operatori di video streaming. L’Italia infatti, secondo Ampere Analysis, è in testa in Europa, con il 53 per cento della spesa sportiva generata da servizi streaming in abbonamento, seguita da Germania (32 per cento), Spagna (16 per cento) e Francia (14 per cento). La società prevede che le sole Dazn e Amazon raggiungeranno una spesa combinata di più di 2,3 miliardi di euro entro la fine del 2022.
Disintermediazione e ingresso diretto dei titolari dei diritti
Se lo sport premium ha finora trainato il mercato della pay-tv puntando su un unico fornitore esclusivo, ora l’offerta di questi contenuti si sta espandendo in modo significativo, e i servizi sportivi in streaming proliferano, riducendo la domanda di pay-tv in modalità lineare.
Al contempo, però, nel mondo dei diritti sportivi si manifestano ulteriori dinamiche “distruttive”, con l’ingresso diretto dei titolari dei diritti (società sportive) e delle leghe nell’offerta di contenuti al pubblico, in diretta concorrenza con i distributori di tv a pagamento e in streaming.
Quasi un quarto delle 100 principali leghe e federazioni mondiali offrono ora servizi Ott (over the top) a pagamento, la gran parte dei quali lanciati negli ultimi due anni. Offrono, per lo più, contenuti supplementari per i super tifosi, spesso lavorando con partner di distribuzione e tecnologici.
Dopo gli Stati Uniti, anche le leghe sportive europee seguono questa strada: la Liga spagnola ha lanciato un servizio streaming gratuito con la copertura di contenuti sportivi spagnoli (anche se non ci sono ancora partite della Liga in diretta), e la Uefa è pronta a lanciare una piattaforma di video streaming, così come la Premier League inglese, la lega sportiva di maggior valore al di fuori degli Stati Uniti; anche la Lega di Serie A italiana ha da tempo un progetto in cantiere.
La Fifa, il massimo organismo di governo internazionale del calcio, ha annunciato nei giorni scorsi il lancio di un nuovo servizio di video streaming globale. Si tratta di una nuova piattaforma gratuita, chiamata Fifa Plus, che promette l’accesso a partite dal vivo da “ogni angolo del mondo”, così come giochi interattivi, notizie, informazioni sui campionati, contenuti video e altro ancora.
Entro la fine del 2022, Fifa Plus trasmetterà l’equivalente di 40 mila partite in diretta all’anno da cento associazioni, membri delle sei confederazioni continentali affiliate. La piattaforma promette di offrire anche la copertura dal vivo dei campionati più importanti d’Europa.
Oggi questi servizi offrono per lo più contenuti supplementari per i super tifosi, ma ci si aspetta che in futuro, a partire dal rinnovo dei diritti in molti paesi, possa diventare una piattaforma alternativa rispetto alla modalità tradizionale di commercializzazione e distribuzione dei diritti sportivi.
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Lorenzo
Il digitale terrestre ha rappresentato un ottimo affare per l’editore, Presidente del Milan e incidentalmente Presidente del Consiglio che dal 2003 ha goduto di un sostanziale monopolio.
Viceversa è stato un pessimo affare per gli italiani che si sono ritrovati una tecnologia obsoleta che ha tenuto indietro satellite e internet e un dispendio economico in un prodotto nazionale (il calcio) decisamente sovrastimato.