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Il lavoro? Si trova all’ufficio postale

Chi cerca un’occupazione incontra molte difficoltà. Per questo i servizi per il lavoro dovrebbero essere il più possibile vicini a chi ne ha bisogno. Un utile supporto potrebbe arrivare dalla rete degli uffici postali. E il Pnrr dà le risorse necessarie.

I servizi di prossimità al mercato del lavoro nel Pnrr e in Gol

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede l’ampliamento delle misure di politica attiva del lavoro nell’ambito del programma Gol (Garanzia occupabilità dei lavoratori). Attraverso il rafforzamento dei centri per l’impiego e la promozione di interventi di capacity bulding a supporto degli operatori, si punta a fornire servizi innovativi, anche finalizzati alla riqualificazione professionale, all’analisi dei fabbisogni di competenze, alla definizione di piani formativi individuali, alla erogazione di servizi efficaci di accoglienza, orientamento e presa in carico, mediante il coinvolgimento di altri soggetti pubblici e privati.

Sono anche previsti investimenti strutturali per aumentare la vicinanza dei servizi ai cittadini e favorire la costruzione di reti tra i diversi servizi territoriali. L’obiettivo è un presidio o sportello ogni 40 mila abitanti. I centri per l’impiego oggi sono 550, uno ogni 110 mila abitanti. Con il Pnrr, dunque, ci siamo impegnati a triplicare, o quasi, la diffusione dei servizi.

Potrebbe apparire un obiettivo irrealizzabile, anche in considerazione del fatto che a metterlo in pratica dovrebbero essere venti diverse regioni, molte delle quali non hanno brillato fin qui per capacità di realizzazione.

Una soluzione praticabile però c’è: si può pensare di integrare la rete dei centri per l’impiego con quella degli uffici postali, aprendo in ciascuno di questi uno sportello-lavoro virtuale capace di indirizzare la persona interessata, in relazione alle sue specifiche esigenze, verso il Cpi meglio attrezzato sul territorio, o verso veri e propri “hub lavoro” ove esistenti, oppure verso le agenzie per il lavoro specializzate accreditate.

La rete degli uffici postali per far conoscere le politiche attive del lavoro

Il programma Gol non precisa, né definisce, in che modo realizzare le sedi aggiuntive. Suggerisce la costituzione di unità mobili o sportelli temporanei o punti informativi, per esempio mediante accordi con i comuni o con soggetti terzi, per garantire “una presenza perlomeno saltuaria”, facilitare l’accesso alle prestazioni, indirizzare correttamente l’utenza, fornire consulenza e orientamento, in particolare a quella più fragile o più difficilmente raggiungibile.

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Poiché il programma Gol promette di raggiungere 3 milioni di utenti entro il 2025, è indispensabile utilizzare strutture che abbiano un alto potenziale di successo perché già pronte per l’uso, come appunto gli uffici postali. Le risorse ci sono: negli uffici postali che già oggi sono attrezzati per questo, una parte dei fondi potrebbe essere utilizzata per mettere in rete un sistema telematico di accoglienza virtuale, dove sia possibile iniziare il percorso che porti la persona a ottenere l’erogazione dei servizi di cui ha bisogno. Nulla vieta, poi, che all’interno dell’ufficio postale sia presente anche un addetto del Cpi opportunamente addestrato per svolgere il primo servizio di orientamento.

La rete degli sportelli potrebbe essere geolocalizzata per favorirne l’immediata visibilità e il collegamento con l’Anpal, che diverrebbe il centro di direzione e di coordinamento di una rete di hotspot capaci di dialogare ogni giorno con centinaia di migliaia di persone in cerca di assistenza.

In altre parole, non solo i 550 Cpi ma anche gli uffici postali, opportunamente selezionati, possono essere attrezzati per aprirsi agli utenti in tutto il paese, anche nei luoghi più isolati.

Oltretutto, la presenza diffusa di punti di contatto negli uffici postali aiuterebbe la promozione di politiche attive del lavoro destinate a target altrimenti difficilmente raggiungibili: per esempio, giovani Neet o altri inattivi lontani dal mercato del lavoro, che per lo più non sanno dove sia collocato il Cpi meglio attrezzato e quali servizi possa offrire. Mentre tutti sanno dove si trova l’ufficio postale più vicino.

Come potrebbe funzionare il servizio

All’interno dell’ufficio postale, le persone potrebbero così trovare sportelli temporanei o info-point, capaci di indirizzarle nel modo più corretto. Si tratterebbe di strutture “leggere” che, facilitando l’accesso alle prestazioni mediante l’uso degli strumenti digitali, garantirebbero più facilmente il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni erogate dai Cpi o dagli enti accreditati.

Per raggiungere l’obiettivo fissato dal programma Gol di un centro per l’impiego o di una sede decentrata almeno ogni 40 mila abitanti, ogni regione ha elaborato un suo Piano regionale, nel quale è indicato il percorso di sviluppo. Deroghe motivate per le aree metropolitane/distretti del lavoro che orbitano intorno a grandi città sono possibili, ma è comunque auspicabile un impegno maggiore per le aree interne, scarsamente popolate e con comuni di piccole dimensioni. Ecco perché appare indispensabile collocare gli sportelli di prossimità negli uffici postali.

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Sempre secondo quanto stabilito dal programma Gol, le regioni devono anche indicare in che modo intendano garantire lo sviluppo dei servizi digitali, in maniera integrata e complementare rispetto a quelli resi in presenza. Non sappiamo cosa le regioni abbiano proposto al riguardo, ma sappiamo che gli uffici postali sono attrezzati per fornire servizi di collegamento e interazione informatica, anche nel caso non sia possibile distaccare un dipendente del Cpi.

Si può, ovviamente, dissentire da questa proposta. Ma occorre chiarire comunque come si intende realizzare l’obiettivo fissato dal Pnrr.

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  1. Edoardo Scialis

    Scusate, ma dopo aver sentito fuoco e fiamme contro i navigator, operatori specializzati nelle politiche attive del lavoro (i cui contratti sono terminati il 30 aprile scorso), francamente sentire che le politiche attive dovrebbero essere fatte negli uffici postali (che spesso non riescono nemmeno a garantire i propri servizi) mi sembra risibile. Le politiche attive hanno bisogno di operatori specializzati e spazi adeguati, che sono i centri per l’impiego, le agenzie per il lavoro e gli altri soggetti accreditati alla rete dei servizi per il lavoro (come i 20.000 consulenti del lavoro).

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