In un mondo interconnesso, a fare la differenza nella lotta al Covid-19 sono stati i vaccini. I dati dicono che in Europa è stato contagiato quasi il 30 per cento della popolazione, mentre la letalità è rimasta tra le più basse. La situazione in Italia.
I numeri del Covid-19
Il 5 maggio 2023 l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato la fine dell’emergenza pandemica da Covid-19, dopo tre lunghi anni di battaglie e sofferenze.
I dati parlano di 766 milioni di casi e quasi 7 milioni di morti. In Europa i contagiati sono stati più di un terzo del totale (36 per cento) e i morti poco meno di un terzo (32 per cento).
Viene spontaneo il confronto con l’altra grande pandemia mondiale, quella cosiddetta “spagnola” (H1N1), che imperversò all’indomani della I guerra mondiale, nel triennio tra l’inizio del 1918 e la fine del 1920.
Due aspetti, in particolare, differenziano la pandemia più recente rispetto a quella di un secolo fa. Innanzitutto, il maggior rischio di contagio dovuto sia alla maggiore popolazione, più che quadruplicata da 1,8 miliardi di persone agli attuali 8, sia alla maggiore interconnessione e comunicazione tra i popoli. Questo fatto, di per sé, ha comportato una diffusione del virus senza precedenti per estensione e velocità.
L’altro aspetto sono stati i vaccini, che invece hanno fatto la differenza in senso positivo. Infatti, i 20 milioni di morti (secondo le stime più ottimistiche) della spagnola hanno rappresentato un tasso di mortalità (morti su popolazione) sopra l’1 per cento, contro meno dello 0,1 per cento per il Covid-19. Analogamente, il tasso di letalità (morti su contagiati) è stato del 4 per cento per la spagnola e solo dello 0,9 per cento per il Covid-19. I 13,4 miliardi di vaccinazioni, dunque, hanno fatto la differenza, ma non ovunque e non in pari misura.
La diffusione delle vaccinazioni per area geografica
Secondo i dati dell’Oms, le aree geografiche hanno visto una diffusione della vaccinazione sostanzialmente in linea con quella della popolazione, fatta eccezione per l’area africana dove è arrivato solo il 4,6 per cento dei vaccini contro il 14,8 per cento della popolazione mondiale (tabella 1).
L’Europa, con l’11,8 per cento della popolazione, ha beneficiato del 12,8 per cento dei vaccini, che si sono rivelati particolarmente efficaci nel contenere la letalità del virus (figura 1). Il contagio ha infatti raggiunto quasi il 30 per cento della popolazione, mentre la letalità, allo 0,8 per cento, è stata la più bassa in assoluto dopo quella del Pacifico Occidentale. Considerando solo i 27 paesi dell’Unione europea, l’effetto è ancora più netto: 41,4 per cento il tasso di contagio, 0,7 per cento il tasso di letalità. In un’analisi di regressione per i sessanta paesi che compongono l’area europea dell’Oms, si può calcolare che il tasso di mortalità, in media, è sceso di un punto percentuale per ogni punto percentuale in più del tasso di vaccinazione (rapporto vaccini/popolazione). Ciò significa che la quantità e qualità della campagna di vaccinazione messa in atto in Europa ha evitato oltre 650 mila decessi, pari a quasi il 30 per cento di quelli registrati nella stessa area nel triennio.
Figura 1
In questo panorama, l’Italia, pur partendo da una condizione svantaggiata in termini di strutture sanitarie e di posti di terapia intensiva (intensive care beds a inizio pandemia: 8,6 per 100 mila abitanti, contro i 33,9 della Germania, i 16,3 della Francia, i 12 della media Ocse) ha saputo eccellere nel programma di diffusione della vaccinazione, superando Germania, Francia e gli altri paesi europei (figura 2).
Figura 2
Naturalmente, la campagna vaccinale è stata un intervento emergenziale, sia pure di successo, che ha ridotto i danni di un sistematico disinvestimento nella sanità protrattosi nel tempo (figura 3) e che richiederebbe una netta inversione di tendenza negli anni a venire.
L’obiettivo raccomandato dall’Ocse è una crescita della spesa sanitaria di 1,4 per cento rispetto al 2019, mirata a tre obiettivi: prevenzione, personale e infrastrutture.
Purtroppo, le previsioni di bilancio vanno nella direzione opposta.
Figura 3
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Savino
Bisogna dare le informazioni corrette sulle dosi scadute senza essere utilizzate, che sono state uno spreco per la sanità pubblica. E, poi, se è vero come è vero che l’OMS ha considerato finita il 5 maggio scorso la fase emergenziale perchè è ancora assai complicato recarsi da un medico di famiglia o in qualsiasi ufficio pubblico mentre le attività ludiche sono riprese a gonfie vele da almeno due anni?
Claudio
La figura 1 dimostra che il numero di contagiati è direttamente proporzionale al numero di vaccinati.
Giovanna
Non vedo come.