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Donne e giovani, l’impatto degli incentivi

Qual è stato l’effetto del decreto del 2012 che prevedeva incentivi all’occupazione giovanile e femminile? Una prima analisi mostra che ha arginato la tendenziale flessione delle trasformazioni di contratti, favorendo donne e giovani senza spiazzare i maschi adulti. I costi dell’agevolazione.
IL PROVVEDIMENTO DELL’OTTOBRE 2012
A ottobre 2012 si è concretizzato un provvedimento governativo una tantum di incentivi all’incremento dell’occupazione giovanile e femminile per dare attuazione a quanto previsto dalla legge 214 del 22 dicembre 2011 (cosiddetto “salva Italia”).
Con il decreto del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze del 5 ottobre 2012, infatti, è stato istituito un “Fondo per il finanziamento di interventi a favore dell’incremento in termini quantitativi e qualitativi dell’occupazione giovanile e delle donne” destinato, dalla data di pubblicazione del decreto (quindi dal 17 ottobre 2012) fino al 31 marzo 2013, a incentivare (a) le trasformazioni di contratti in essere di lavoro dipendente a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato, (b) le stabilizzazioni da contratti a progetto o in associazione cessati presso la medesima azienda nei sei mesi precedenti a contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato; (c) le assunzioni con contratti a tempo determinato con incremento della base occupazionale. Gli incentivi erano rivolti a giovani fino a 29 anni e a donne di qualsiasi età. Le trasformazioni e stabilizzazioni incentivabili dovevano essere riferiti a contratti in essere o cessati da meno di sei mesi.
L’entità dell’incentivo era consistente: (a) 12mila euro per le trasformazioni e per le stabilizzazioni (importo riproporzionato nel caso di contratti part time); 3mila euro per le assunzioni a tempo determinato (4mila euro superando i 18 mesi; 6mila euro per 24 mesi).
L’accesso agli incentivi entro la capienza del fondo (232 milioni) era regolato secondo l’ordine cronologico di presentazione della domanda. (1)
Il 2 novembre 2012 l’Inps comunicava che le domande presentate avevano già saturato la capienza dei fondi a disposizione, scoraggiando pertanto la presentazione di ulteriori richieste.
Il 10 giugno 2013 il ministero del Lavoro ha reso noto questi elementi di monitoraggio:
a) 44.054 domande presentate per un totale di 409 milioni;
b) 24.581 domande accolte (in base all’ordine di presentazione): 12.197 trasformazioni o stabilizzazioni di rapporti di lavoro full time; 9.793 trasformazioni o stabilizzazioni di rapporti di lavoro part time; 2.591 assunzioni a tempo determinato.
La spesa media per agevolazione risultava pertanto di poco inferiore ai 10mila euro.
Sulla base di questi elementi il decreto non risulta aver conseguito risultati sul fronte dell’incremento quantitativo delle assunzioni, mentre ha avuto un impatto – come da programma – quasi esclusivamente nell’incentivare il superamento della precarietà, agevolando il passaggio da rapporti di lavoro a tempo determinato o di tipo parasubordinato a rapporti di lavoro a tempo indeterminato. (2)
UN PRIMO ESERCIZIO DI ANALISI
L’ovvia domanda è: le trasformazioni e le stabilizzazioni agevolate (circa 22mila) sono state effettivamente aggiuntive rispetto al trend “normale” di tali eventi? O l’agevolazione si è risolta in un “premio” (o “regalo”, in una versione meno condiscendente) per scelte aziendali che comunque sarebbero state compiute?
Per rispondere alla domanda dobbiamo considerare la dinamica di medio periodo delle trasformazioni e delle stabilizzazioni e verificare quanto è stata “alterata” in coincidenza con l’operare delle agevolazioni, tra la seconda metà di ottobre e i primi giorni di novembre.
Per il Veneto i dati analitici del Silv (Sistema informativo lavoro veneto) consentono una ricostruzione precisa di tali dinamiche – sia per le trasformazioni che per le stabilizzazioni – scorporando altresì i destinatari agevolabili (maschi under 30 e donne di qualsiasi età) da quelli non agevolabili (maschi over 30). (3)
Cattura
Si registra che:
a. nel 2012 le trasformazioni complessive sono state leggermente inferiori a quelle dell’anno precedente (42.076 contro 43.391), mentre le stabilizzazioni sono risultate 1.605 contro le 1.264 del 2011;
b. nei mesi di ottobre-novembre vi è stato un netto incremento sia delle trasformazioni (+1.407 nei due mesi, mentre nei mesi precedenti si erano osservate sempre flessioni) sia delle stabilizzazioni (+237 nei due mesi; in precedenza non vi erano state variazioni significative) rispetto ai corrispondenti mesi del 2011;
c. l’incremento è totalmente concentrato nei gruppi agevolabili: maschi under 30; donne sia under che over 30; per i maschi over 30, invece, non si registra alcuna variazione significativa del trend.
L’analisi dei dati giornalieri, aderendo quindi al massimo al periodo interessato (17 ottobre–2 novembre), conferma le indicazioni già emerse: la dinamica delle trasformazioni/stabilizzazioni dei maschi over 30 risulta indifferente – come atteso – allo “shock” normativo, mentre per gli altri tre gruppi (donne giovani, donne adulte, maschi giovani) l’impatto è delineato nitidamente.
Ulteriori analisi hanno evidenziato che nel primo trimestre 2013 le trasformazioni sono ritornate sul trend moderatamente negativo dei mesi antecedenti a ottobre 2012, sia per i giovani che per gli adulti, sia per i maschi che per le femmine; e i risultati ottenuti per il Veneto risultano confermati da analoghe analisi condotte, seppur con dati di base meno dettagliati, per un gruppo di sei regioni (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Campania) e una provincia autonoma (Bolzano) aderenti al network SeCo.
IL COSTO EFFETTIVO
Il provvedimento risulta dunque aver ottenuto reali effetti incentivanti (una significativa variazione rispetto al trend) concentrati soprattutto sulle trasformazioni: ha arginato – seppur transitoriamente – la loro tendenziale flessione, favorendo donne e giovani senza spiazzare i maschi adulti.
Per la platea agevolabile – maschi giovani e donne – la variazione delle trasforma­zioni/stabilizzazioni indotta dal provvedimento di incentivazione corrisponde a un incremento di circa il 40-50 per cento rispetto a quello che sarebbe dovuto essere il trend atteso: grossomodo in Veneto le sole trasformazioni “allineate” al trend sarebbero state circa 2mila anziché, come invece accaduto, circa 3mila; nell’insieme delle altre sette aree territoriali considerate, le trasformazioni, se “allineate” al trend, sarebbero state circa 15mila anziché 22mila.
In sostanza, con il provvedimento si è agevolata sia una quota rilevante di trasformazioni aggiuntive sia una quota – ancor più consistente, pari a circa due terzi del totale – di trasformazioni/stabilizzazioni che sarebbero avvenute comunque.
Ne consegue che il costo effettivo di ciascuna trasformazione/stabilizzazione aggiuntiva ottenuta è pari a circa 30mila euro, vale a dire il triplo dell’incentivazione media erogata.
(1) Vano è stato dunque il suggerimento di Alberto Martini (Aiuto ai precari? No, regalo alle imprese, in lavoce.info, 12 ottobre 2012) per una modalità diversa di gestione della concessione di incentivi.
(2) Del resto il decreto non prevedeva alcun incentivo per le assunzioni a tempo indeterminato.
(3) Per maggiori dettagli si rinvia a: Veneto Lavoro, Monitoraggio del decreto interministeriale 5 ottobre 2012. L’impatto degli incentivi all’incremento quantitativo e qualitativo dell’occupazione giovanile e femminile, collana “Misure”, n. 47, giugno 2013, www.venetolavoro.it

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Ma quanto pesano le tasse sulle imprese?

  1. massimo consolini

    Mi domando: qualcuno ritiene veramente che uno Stato – senza risorse, capace solo di produrre a ciclo continuo leggi farraginose e modifiche delle stesse ancora più complicate – sia in grado di dare un contributo significativo alla risoluzione del problema del lavoro dei giovani? Io credo che sgravi contributivi e fiscali in misura omeopatica rappresentino solo un occasione di propaganda per il governo e la loro misura, sempre insufficiente, una comoda via di fuga dei sindacati e degli imprenditori dalle loro responsabilità.
    Guardando alla grande disponibilità che i giovani dimostrano nell’accettare condizioni di lavoro gravose ma senza prospettive si dovrebbe invece intervenire sulle condizioni di ingresso dei giovani in contratti a tempo indeterminato abbassandone drasticamente il costo per le imprese. Penso che, come avvenne per me negli anni sessanta, un giovane desideroso di lavorare
    accetterebbe di buon grado alcune condizioni quali: una riduzione dei giorni di ferie magari anche a 15 giorni per i primi due anni ma con un aumento degli stessi scaglionato nel tempo (ai miei tempi si
    giungeva ai 25 gg dopo 10 anni); un a sterilizzazione degli aumenti di anzianità per i primi due anni; una riduzione del tfr, per esempio al 50% per i primi due anni e poi a crescere nel tempo
    (ricordo che negli anni ’60 gli operai maturavano solo qualche giorno nei primi anni di lavoro). Misure pesanti ma finalmente a fronte di un posto a tempo indeterminato, che taglierebbero il costo del lavoro di un giovane in maniera significativa (15-20%) ma che un’impresa,
    interessata ad acquisire risorse professionali di alto livello, potrebbe sempre modificare in meglio.

  2. Manuela

    Salve, ho letto con grande interesse questo articolo. Consultando i dati del SILV relativi al periodo che lei analizza si nota una netta flessione nelle assunzioni dei maschi over 30 (la fascia non incentivabile). Secondo lei esiste una relazione tra le due cose? Gli incentivi possono avere un impatto negativo nei confronti delle categorie non incentivabili che sono alla ricerca di un lavoro e non di stabilizzazione di un contratto in essere? Grazie.

    • bruno anastasia

      Gli incentivi in oggetto sono stati quasi completamente utilizzati per trasformazioni di contratti esistenti, non per assunzioni a tempo indeterminato. Per quanto riguarda le trasformazioni non si è rilevata la flessione che lei cita e quindi, in questo caso, non risultano esserci stati effetti di spiazzamento. Nondimeno gli effetti negativi ai quali lei allude possono sempre verificarsi, ad es. per le medesime categorie di persone (donne, giovani) in periodo diversi di tempo (incentivabili e non incentivabili). Può essere ad es. che le trasformazioni intervenute tra ottobre/novembre 2012 abbiano “spiazzato” (o semplicemente anticipato) quelle che sarebbero potute avvenire nei mesi successivi (2013). E’ quanto potremo adeguatamente verificare tra pochi mesi.

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